UPDATE: in occasione del sesto anniversario del disastro, la casa di Produzione Teatro Primo Studio – Film Beyond rende disponibile, liberamente sul proprio canale YouTube, fino alla mezzanotte di Domenica 12 Marzo, la visione del documentario. Il film sarà ritrasmesso su Sky CinemaCult l’11 Marzo alle ore 19.25, con repliche nei giorni a seguire. Trovate il player per vedere il lungometraggio anche qui sotto, in coda all’articolo.
11 marzo 2011 – 11 marzo 2016. Cinque anni dopo il disastro dello tsunami nipponico, il regista Matteo Gagliardi e il giornalista di SkyTG24 Pio D’Emilia, insieme alla co-sceneggiatrice Christine Reinhold, ci regalano Fukushima: A Nuclear Story, un film-documentario prodotto da Teatro Primo Studio – Film Beyond le cui riprese sono iniziate in Giappone subito dopo la catastrofe. I materiali del film sono stati raccolti e girati dal momento della tragedia per i successivi tre anni, e poi aggiornati fino ai giorni nostri, in particolare per quanto riguarda la vicenda processuale delle parti in causa.
L’incontro tra il cinema di qualità e il grande giornalismo ha prodotto uno dei film più interessanti di questo inizio anno.
Sì un film. E non solo perché Fuocoammare (vincitore dell’Orso d’Oro alla Berlinale 2016 e premiato dalla presidente di giuria Meryl Streep) ha definitivamente sdoganato il documentario dall’angusta etichetta di cinema di serie B, con buona pace dei più riottosi; ma soprattutto perché Fukushima: A Nuclear Story oltre ad essere un racconto profondamente onesto, ha il ritmo, i tempi, la spettacolarità, le tecniche e gli espedienti del cinema. Pure le animazioni sono parte integrante, collegata e funzionale all’insieme della narrazione. Mai invadente e assolutamente misurato il commento a cui Massimo Dapporto ha prestato la voce (Willem Dafoe nell’edizione internazionale). Lo stesso D’Emilia, quasi sempre presente sullo schermo, non è mai il protagonista ma resta un ‘mediatore’ che prende lo spettatore per mano e lo accompagna lungo una delle più drammatiche via crucis dell’umanità. Al centro della scena ci sono sempre i fatti, il racconto, le dinamiche, le persone. Mai come in questo caso il giornalista e la sua inchiesta sono ‘soltanto’ un valore aggiunto.
Il film ha anche il merito di contestare il mito della ‘purezza’ orientale.
“Il Giappone lo amo e lo contesto come fosse il mio Paese” – ci fa sapere il giornalista. Dietro la formalità del rispettoso saluto con inchino anche lì comandano le leggi del mercato selvaggio (quando se lo può permettere o quando lo si permette) e sia il potere che il consenso hanno le dinamiche che conosciamo. Anche lì ci sono gli sciacalli e un sistema capace di creare l’aberrazione dei ‘professionisti’ delle miserie umane, come chi per 400 dollari al giorno accetta di farsi contaminare e diventa cavia a tutti gli effetti.
Il film è altamente sconsigliato a chi pensa di strumentalizzare l’argomento attraverso le solite parate e sfilate festaiole, magari vestiti con il costume da foca monaca. Iniziative anche nobili ma fuori contesto rispetto al film.
Pio D’Emilia entra fin dentro il nucleo del disastro, ma in lui non c’è nessun compiacimento. È una sorta di antieroe e non ce lo manda a dire: “In Italia ho cinque figli e una moglie. Non ci tengo a morire e mi piace più di ogni altra cosa vivere con loro”. Merito di Matteo Gagliardi aver dato forza al racconto degli eventi mantenendo dall’inizio alla fine la premessa del giornalista. È cinema. O, se preferite, “E’ la stampa, bellezza!”. Il film è disponibile gratuitamente sulla piattaforma On Demand per gli abbonati Sky.