Con 4 Nomination nelle categorie principali, Barriere (Fences), il nuovo film di Denzel Washington, giocherà certo un ruolo importante nella notte degli Oscar 2017. Il film si presenta con le migliori credenziali: per la sua terza prova da regista, Washington (2 volte premio Oscar per Uomini di gloria e Training day) ha scelto di adattare una piece che ha fatto la storia del teatro americano contemporaneo. Parliamo di Fences, premiata nel 1983 con il Premio Pulitzer. Il suo autore, August Wilson, è ormai considerato alla stregua di giganti come Tennesse Williams, Edward Albee e Eugene O’Neill. Wilson è un drammaturgo di importanza cruciale per la cultura afro-americana: con la serie denominata The Pittsburgh Cycle ha saputo rappresentare con incredibile realismo la vita dei neri attraverso il ‘900. Ogni piece è dedicata ad uno specifico decennio: in particolare, Fences, sesta di dieci opere, racconta gli anni ’50.
Nel 2010 Denzel Washington aveva già scelto di riportare a Broadway il capolavoro di August Wilson. Il film Barriere è dunque la naturale evoluzione di quel successo, che lascia quasi invariato il suo straordinario cast.
Già premiati con il Tony Award, protagonisti indiscussi restano lo stesso Denzel Washington e una superba Viola Davis, che per questa interpretazione ha già conquistato Golden Globe e BAFTA Award come Migliore attrice non protagonista, e può presentarsi alla notte degli Oscar da grandissima favorita.
Barriere è la storia di Troy Maxson (Denzel Washington), un netturbino che vive a Pittsburgh con la moglie Rose (Viola Davis) e il figlio Cory (Jovan Adepo): dopo una settimana di duro lavoro, ogni venerdì può rilassarsi nel suo backyard, il giardinetto di casa che è praticamente il suo regno, in compagnia del collega e grande amico Bono (Stephen Henderson). Tra un sorso di gin e l’altro, intrattiene Rose e Bono con le sue rocambolesche storie di vita. Troy è un formidabile racconta storie, un ubriacone e un gran bugiardo, ma anche la quintessenza dell’uomo di buon cuore, profondamente legato alla famiglia.
Troy Maxson è un personaggio complesso, ricco di sfumature, che garantisce a Denzel Washington una delle prove più intense e mature della sua carriera. La sua regia ricalca fedelmente la struttura teatrale di Barriere, fondata sul testo, sulla parola e l’estro dei suoi interpreti.
Il passato di Troy è un passato violento: scappato da casa e dal padre che era ancora un adolescente, per sopravvivere non ha trovato altra strada che la criminalità. Dopo una condanna per rapina, sognava una carriera come giocatore di baseball, ma non è mai riuscito a passare dalla Negro League alla Major League. Ora suo figlio Cory vorrebbe inseguire lo stesso sogno: ma Troy, invece di sostenerlo, sembra non riuscire a superare il rancore che l’ha accompagnato per tutta la vita. Convinto di essere stato discriminato per ragioni razziali, Troy è il simbolo di una vita spezzata dal sogno americano, da quel riscatto che non è mai arrivato. Così non resta che l’alcool, la paga del venerdì, l’orgoglio di provvedere alla sua famiglia. Ma come non può fare a meno di distruggere i sogni di Cory, riserva la stessa durezza al figlio maggiore, Lyons (Russell Hornsby), musicista jazz che non ha mai voluto veder suonare. Per sedare gli animi e preservare con ogni mezzo l’armonia familiare c’è Rose, che nella vita non ha avuto altro scopo che amare quell’uomo. Eppure, la serenità per loro sembra restare un altro di quei sogni lontani. A pesare sul cuore e la coscienza di Troy Maxson c’è infatti suo fratello Gabriel (Mykelti Williamson), veterano della Seconda Guerra Mondiale affetto da gravi disturbi psichiatrici. Ma soprattutto, Troy non ha saputo resistere al fascino di di una giovane donna, Alberta, e all’idea di provare ancora un’emozione travolgente. Ora, ancora una volta, dovrà pagare il prezzo dei suoi sbagli.
Traduzione letterale della parola inglese Fences è recinzione: in particolare, indica lo steccato che Rose vuole veder costruito da suo marito e suo figlio. Lo steccato, quel lavoro che Troy continua naturalmente a rimandare, è la metafora del fragile microcosmo che lei intende proteggere a ogni costo, che è più importante di tutto, anche di lei.
La pièce di August Wilson e l’adattamento di Denzel Washington violano quel confine domestico, portandoci al cuore di un dramma familiare, restituito con il massimo del realismo. La regia si fa trasparente, e il mondo esterno non sembra quasi esistere: al centro della scena c’è solo il giardino, la casa, e le emozioni dei protagonisti che esplodono assolute.
Barriere è un dramma d’altri tempi: solido, essenziale, che non scende a patti con lo spettacolo e resta saldamente ancorato alla recitazione. La società americana, la crudeltà delle sue illusioni, mostra così il suo volto più spietato, in un film che non è mai esplicitamente politico ma sceglie la forza di un punto di vista individuale, e incredibilmente umano.
Se si tratta di una prova di grande maturità per Denzel Washington, regina incontrastata del film è proprio Viola Davis: nella parte di Rose, la star della serie Le regole del delitto perfetto ha offerto un’interpretazione destinata a fare scuola.
Per questo, vi consigliamo di fare il possibile per vedere il film in lingua originale: non perdere neanche il più piccolo accento della recitazione di Denzel Washington, Viola Davis e del cast al completo.
Barriere di Denzel Washington vi aspetta in sala da Giovedì 23 Febbraio.