Dopo venticinque anni d’attesa è finalmente tornata sul piccolo schermo Twin Peaks. La serie più chiacchierata, vista, rivista, discussa, pubblicizzata degli ultimi mesi apre le porte agli spettatori di tutto il mondo con i primi due episodi (questa volta lunghi un’ora ognuno, a differenza dei 45 minuti delle stagioni precedenti), in cui possiamo ammirare subito un nuovo e misterioso Cooper, una nuova profezia e la presenza di altre città all’interno del racconto di David Lynch. Una nuova avventura, più oscura e spaventosa delle precedenti, ci attende.
Ciò che traspare con chiarezza dai primi due episodi è l’ambizione del regista da Missoula. Twin Peaks 3 potrebbe essere l’ultimo progetto della sua carriera, forse quello a cui il regista è più legato. A differenza della prime due stagioni ha avuto la possibilità di curare ogni aspetto, dirigere e scrivere tutti gli episodi e, quindi, di pensarlo come un gigantesco film di ben più di dieci ore.
seguono in chiaro spoiler minori: L’universo si è “espanso” e la città di Twin Peaks non basta più. Vediamo subito inquadrati i grattacieli di New York, luminosi nella notte. All’interno di uno di questi vi è un giovane ragazzo che fissa una gabbia di vetro, accerchiata da diverse telecamere. Nel frattempo, da un’altra parte, ritroviamo finalmente l’agente speciale Dale Cooper. Ha assunto sembianze simili a quelle di Bob: porta i capelli lunghi, la giacca di pelle, guida una nuova macchina ed è diventato malvagio. Poi, in una piccola città del Dakota, viene ritrovato un corpo.
Lynch vuole subito mettere in guardia lo spettatore su ciò che sta per vedere: Twin Peaks non è più la stessa città, i personaggi delle prime due stagioni non saranno più i soli protagonisti e soprattutto non saranno, probabilmente, le persone che erano una volta. L’incipit del primo episodio, infatti, presentandoci tre diversi eventi e tre differenti città apparentemente non collegate, provoca subito un senso di estraniamento e di lontananza. L’umorismo che aveva caratterizzato le prime due stagioni è una mera nota a margine. Twin Peaks 3, come già aveva dichiarato il regista, sarà più simile a Fuoco cammina con me, quindi più oscuro e soprattutto più spaventoso. Più spaventoso perché non sentiamo più le divertenti musiche di Badalamenti, non vediamo quasi mai la luce del sole in 120 minuti, non sentiamo gli esilaranti dialoghi di Andy, le battute di Cooper sul caffè. Insomma, perdiamo il legame familiare con la serie, con gli ambienti, con le case, i boschi, la segheria. Tutto è nuovo, spaventoso e misterioso, “meraviglioso e strano”. Alcuni interrogativi troveranno una sorta di risposta al termine del secondo episodio (come il mistero, incredibile, che apre la première), mentre per altri dovremmo aspettare forse due episodi, forse dieci o forse non ci sarà dato di conoscere la risposta.
Lynch è stato in grado di reinventare una serie che sembrava irrimediabilmente “familiare”. La “familiarità” è però ciò che il regista non vuole assolutamente trasmettere. Ciò che vuole provocare è proprio il senso di alienazione ed estraniamento, poiché da esso provengono la paura e il terrore che solo il regista di Eraserhead è in grado di provocare. Come ci poniamo di fronte a delle scene di Twin Peaks che non hanno in sottofondo le note stoiche di Badalamenti? Come ci poniamo di fronte ad un nuovo Cooper o davanti ad una nuova, misteriosa e straordinaria creatura nella Black Lodge?
I primi due episodi sono immersi in un silenzio cupo e glaciale. Il modo di girare di David Lynch si è evoluto in questi undici anni di silenzio; nuove idee sono arrivate, nuove suggestioni, nuove tecniche, nuove possibilità tecnologiche. Esteticamente ogni scena è curata nei minimi particolari, girata con un’attenzione che Lynch, non avendo né scritto né diretto ogni singolo episodio, non aveva potuto mettere nei primi due capitoli.
In conclusione, Twin Peaks 3 promette di essere l’esplorazione di un universo che Lynch coltiva da trenta anni, girato con possibilità economiche e tecnologiche tanto più “importanti” rispetto alle prime due stagioni da farne un sorta di evento a sé stante. Non è una serie televisiva, ma non è nemmeno un film: è semplicemente un’opera di David Lynch. Sfugge ad ogni possibile catalogazione, non è ascrivibile a nessun genere e nemmeno è facilmente riconducibile o confrontabile con precedenti opere del regista. È l’entrata in nuovo mondo, molto più che “Meraviglioso e strano”. Un’esperienza che, per fortuna, ci accompagnerà fino a Settembre.
In Italia la stagione revival di Twin Peaks verrà trasmessa da Sky Atlantic in lingua originale sottotitolata in contemporanea con gli USA e, a pochi giorni di distanza, in versione doppiata. In alternativa potrete trovarla su Now TV.
Twin Peaks 3: la recensione degli episodi 3×01 e 3×02 (no spoiler)
Le puntate 3x01 e 3x02 della 3a stagione di Twin Peaks dipingono un universo narrativo in cui tutto è cambiato, allo scopo di evitare ogni familiarità.