Edoardo Winspeare ritorna a raccontare il Salento nel suo ultimo lavoro La Vita in Comune, presentato nella sezione Orizzonti della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ed in uscita in contemporanea nelle sale italiane.
Ambientato nel piccolo paese di Disperata (nella realtà Depressa, città originaria del regista, in provincia di Lecce) racconta l’ordinaria ma straordinaria storia di alcuni personaggi della piccola comunità locale, legati dalla passione per la poesia e uniti dalla figura del sindaco Filippo Pisanelli (Gustavo Caputo). I due fratelli Pati e Angiolino (Claudio Giangreco e Antonio Carluccio) sognano di diventare dei grandi criminali, ma in una rapina andata male Pati finisce in carcere dove viene iniziato alla letteratura da Filippo, sindaco di Disperata e professore di lettere cui non manca il tempo libero, che impiega nell’attività sociale. Filippo è un uomo solo, malinconico ma è anche il “letterato” del paese, l’uomo che proviene dalla famiglia più importante e di cui tutti si fidano.
Nella piccola comunità aleggiano dei personaggi del tutto insoliti ma molto comuni nelle cittadine del Sud: Eufemia (Celeste Casciaro), ex moglie di Pati, lavoratrice ed autoritaria ma dal grande cuore, il figlio Biagetto (Davide Riso), un ragazzo timido e introverso ma che tenta di fare a tutti costi il duro, Lillino (Giorgio Casciaro), un reduce dall’Iraq che sembra aver perso la testa e tutta una serie di figure che si muovono intorno ai protagonisti del film. Motivato dal senso di colpa e dalla scoperta della sua passione per la poesia, Pati decide di abbandonare per sempre la carriera criminale sperando in un posto pubblico come bidello.
Al contrario il fratello Angelino è determinato a compiere una rapina in banca, con la complicità del nipote Biagetto. Insieme al sindaco Pati cercherà un espediente per convincere Angelino ad abbandonare un progetto destinato certamente a fallire e distruggere completamente la loro ritrovata serenità. In ballo uno scopo importante: salvare la costa di Disperata dalla speculazione edilizia e dal turismo di massa che sta invadendo il Salento.
Un progetto ambizioso che il bizzarro gruppo messo insieme da Filippo cercherà di portare avanti in una serie di peripezie e avventure tragicomiche. L’improbabile avvistamento delle foca monaca sul litorale e un’assurda telefonata con Papa Francesco spingeranno i personaggi a battersi per preservare la natura e rispettare l’ordine delle cose.
La Vita in Comune non è altro che la rappresentazione cinematografica della quotidianità di un piccolo paese del profondo Sud. Uomini e donne che sembrano vivere in un mondo tutto loro, fatto di consuetudini e piccole stranezze e che sembrano lontanissimi dalla vita in città.
Ciò che Winspeare sembra raccontare come fosse inverosimile è molto più vicino alla realtà di quanto sembri. Ed è proprio la vita del piccolo paese che il regista racconta, partendo dal concetto di comune sia nell’accezione di vivere insieme in una comunità, che riferendosi al municipio, centro di tutte le decisioni.
Winspeare ci porta ancora una volta nello splendido Salento, dove ha ambientato la maggior parte dei suoi lavori, tra cui in In Grazia di Dio, girato con attori non professionisti e che il regista in conferenza stampa definisce “Il padre di questo film, drammatico ma simile per i temi trattati”. Anche ne La Vita in Comune il regista ha deciso di selezionare un cast locale, abitanti della zona che parlano e si comportano come non fossero davanti una macchina da presa.
Oltre ai bellissimi paesaggi, quasi surreali esattamente come i protagonisti, il dialetto salentino domina in questo film che riprende le abitudini e la storia del Salento, cui il regista è molto legato e che conferma: “Qui tutti parliamo il dialetto, ci sono diverse forme come il dialetto delle donne che comunicano anche con le sopracciglia, o quello dei signori”. Il grico, l’abitudine di costruire edicole votive in ogni angolo, la tradizione dei nomi e dei cognomi che si tramandano da generazione in generazione (Protopapa, Cazzato, Pisanelli) come li definisce il regista “Nomi da Sud” che identificano immediatamente le proprie origini geografiche e culturali.
La Vita in Comune è una favola moderna, che trasmette l’amore del regista per la sua terra, un ottimismo contagioso e un piacevole senso di libertà e spensieratezza. Edoardo Winspeare è stato capace di raccontare le persone comuni, conferendo al film una visione eccentrica ma credibile sul senso di una comunità che, grazie ad un piccolo progetto può ricominciare a sognare.
Venezia 74 – La Vita in Comune: sogno e poesia nel film di Winspeare (recensione)
Presentato nella sezione Orizzonti al Festival di Venezia 2017, il film del regista salentino racconta una storia di amicizia e libertà.