All’interno delle numerose manifestazioni parallele alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia la seconda edizione di I LOVE GAI, che presenta 18 cortometraggi selezionati da una interessante commissione di esperti, il giornalista Andrea Purgatori, l’autore Massimo Coppola e la direttrice di Lightbox Mara Sartore.
La giuria, composta dai registi Francesco Bonsembiante, Gèraldine Gomez e Giuseppe Piccioni ha assegnato il premio, nella serata del 1 settembre, a Penalty di Aldo Iuliano.
Al centro della storia una partita di calcio tra immigrati clandestini con un arbitro che deciderà le sorti del gioco e non solo. Un lavoro che tratta il tema dell’immigrazione da un punto di vista alternativo.
Il concorso nasce nel 2016 da un’iniziativa della SIAE (Società Italiana Autori Editori) e si pone l’obiettivo di diffondere e finanziare i progetti cinematografici di registi italiani under 40. Un’operazione necessaria a garantire la pluralità di voci e l’accesso ad un sistema che in Italia è tra i più difficili da scalare, ma che dovrebbe estendersi ad una scelta più ampia.
Diviso in due giornate, 31 agosto e 1 settembre, abbiamo potuto seguire solo la prima (per mancanza di spazio in sala) 10 corti dai temi ricorrenti, con qualche eccezione.
L’attrazione Gravitazionale del Professor D di Marco Santi, la storia di un docente universitario (il bravissimo Fabrizio Ferracane visto in Anime Nere di Francesco Munzi) che vive al confine tra realtà e follia, tormentato da un torbido amore.
Stella Amore di Cristina Puccinelli, un corto sul sogno di diventare attrice visto dalla prospettiva di una bambina che si trova ad affrontare, su un vero set cinematografico, le angherie di una perfida protagonista (Gaia De Laurentis).
Adele di Giuseppe F. Maione, protagonista la piccola Adele che, rimasta orfana di madre, cerca di ritrovarla in un mondo immaginario che si apre da un vecchio baule.
Il Fuoco degli Uomini di Gaetano Maria Mastrocinque, un corto ambientato nella provincia italiana degli anni ’60 con protagonista Pietro, un adolescente in cerca della sua strada. Figlio di contadini, legati ai riti e alle tradizioni locali, sarà costretto ad un atto propiziatorio per diventare un vero uomo.
A Girl Like You di Massimo Loi e Gianluca Mangiasciutti è la storia di Aurora, una ragazza che vive in campagna e deve obbedire ai severi ordini dei genitori in cerca uno spiraglio di libertà, che trova in Alba la sua migliore amica che la convince ad intraprendere un piccolo viaggio in una località segreta.
Olvidate de eso di Manuel Marini, ambientato a L’Avana è la difficile storia della prostituta Mari e di suo figlio Pablito, un ragazzino che deve fare i conti con la povertà e che vede nell’acquisto di un paio di scarpe da calcio il suo riscatto.
Esseri di Stelle di Adriano Giotti, un corto sull’anoressia e sull’amore, entrambi vissuti all’estremo. La storia di due ragazzi che lottano con i loro corpi contro il mondo, complici persino nella malattia. Qui trovate la recensione completa.
Moby Dick di Nicola Sorcinelli, Kasia Smutniak nei panni del capitano di un piccolo peschereccio, ereditato dopo la perdita del marito. In alto mare e completamente sola Bianca, intravede una piccola imbarcazione carica di migranti che tenta di salvare con la complicità della figlia in collegamento radio.
Salifornia di Andrea Beluto, ambientato in una piccola cittadina del salernitano è la storia di Ciacianiello, un giovane pescivendolo che tenta in ogni modo di far chiudere un negozio di dischi aperto sotto casa sua, a dissuaderlo il fratello minore, appassionato di hip hop.
La tematica dell’inclusione sociale sembra essere quasi un obbligo per la selezione dei corti in questo concorso, la stessa Mara Sartore nelle note di presentazione parla di un “fil-rouge che collega sorprendentemente le opere in concorso”. Immigrazione e solitudine, temi complessi che difficilmente possono trovare spazio in un cortometraggio, eccetto che le capacità di regista e sceneggiatore siano tali da poter comprimere in quindici minuti una storia capace di comunicare realmente questi temi. Purtroppo la maggior parte dei corti risultano incompleti, quasi amatoriali non tanto per l’impatto visivo, quanto per la mancanza di idee forti e coraggiose.