Cosa è più divertente che assistere alla cerimonia di premiazione degli Oscar 2018? Giocare a prevedere quali saranno i vincitori, basandosi sui premi vinti in precedenza dai film nominati, su considerazioni legate all’industria e alla temperie socio-politica, e sull’analisi del comportamento dei giurati dell’Academy negli scorsi anni. Non potevamo ovviamente sottrarci all’irresistibile pratica dei pronostici, pertanto li condividiamo con voi in attesa di scoprire la notte del 4 marzo quanto siamo andati vicini (o lontani) al risultato finale!
OSCAR PER LA MIGLIOR SCENOGRAFIA
Il grande favorito è Paul Denham Austerberry per il suo lavoro in La Forma dell’Acqua. Lo sceneggiatore, alla sua prima collaborazione con Del Toro, potrebbe esser premiato sia per l’oggettivamente mirabile opera di progettazione di un mondo che fonde l’architettura brutalista con atmosfere noir e venature fantasy, sia come parte di un pacchetto di premi tecnici che un’opera come quella di Guillermo Del Toro è probabile vinca. Altro candidato forte – ma molto dietro ad Austerberry – è Dennis Gassner (The Truman Show, Ladykillers) per il suo incredibile lavoro in Blade Runner 2049, che nonostante sia ancor più meritevole di un riconoscimento, potrebbe esser penalizzato dalla natura poco nazionalpopolare del film.
OSCAR PER LA MIGLIOR FOTOGRAFIA
Qui, salvo scandalose sorprese dell’ultimo minuto, l’Oscar è come fosse già assegnato. Prevediamo infatti che sarà l’inarrivabile fotografia di Roger Deakins per Blade Runner 2049 a portarsi a casa la statuetta. Il leggendario DOP ha collezionato nella sua carriera ben 13 nomination agli Academy Awards (questa è la quattordicesima), ma nessuna vittoria. Sarebbe inconcepibile se stavolta non fosse il suo turno.
OSCAR PER I MIGLIORI COSTUMI
Il buonsenso suggerirebbe un vincitore sicuro, e cioè Mark Bridges per Il Filo Nascosto (vi abbiamo parlato qui del suo incredibile lavoro), che infatti è anche il favorito dai bookmaker. Nonostante il costumista abbia dovuto concepire dal nulla un’intera collezione di alta moda anni ’50 che fosse coerente con l’epoca ma non somigliasse alle opere di nessun altro stilista di allora – utilizzando anche merletti fiamminghi del ‘600 – a insidiare la sua vittoria apparentemente sicura c’è sorprendentemente La Forma dell’Acqua. La scorsa settimana infatti, in modo del tutto inaspettato, la Costume Designers Guild ha premiato Luis Sequeira (e quindi The Shape of Water) nella categoria excellence in period film, lasciando Bridges a bocca asciutta.
OSCAR PER IL MIGLIOR SONORO
Anche se Baby Driver e Blade Runner 2049 sono candidati solidi, sembra improbabile che non venga riconosciuto lo straordinario lavoro di Mark Weingarten, Gregg Landaker e Gary A. Rizzo per Dunkirk di Christopher Nolan. Il film sull’assedio di Dunkerque fa infatti di un panorama sonoro avvolgente e imponente il proprio punto di forza, tanto da aver portato alcuni reduci di guerra a dire che i veri bombardamenti nazisti erano molto meno rumorosi di quelli del film.
OSCAR PER IL MIGLIOR MONTAGGIO SONORO
I silenzi che conferiscono un’inusuale potenza ad alcune scene di Star Wars: Gli Ultimi Jedi meriterebbero la statuetta, ma difficilmente la riceveranno. Molto più probabile invece che anche qui venga riconosciuto il lavoro dei sound editor Richard King e Alex Gibson, anch’essi di Dunkirk, per le medesime ragioni di cui sopra (e perché gli stessi votanti dell’Academy il più delle volte non hanno chiara la differenza tra le due categorie).
OSCAR PER LA MIGLIOR COLONNA SONORA
Difficile che il capolavoro musicale composto da Jonny Greenwood per Il Filo Nascosto o il geniale uso della scala Shepard di Zimmer per Dunkirk abbiano la meglio su Alexandre Desplat. Le sue musiche trasognate per La Forma dell’Acqua sono infatti un perfetto mix di maestria e accessibilità: la ricetta perfetta per convincere i candidati dell’Academy (che potrebbero anche aver deciso di non vederlo proprio Il Filo Nascosto, come ha ammesso candidamente Jennifer Lawrence).
OSCAR PER I MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
Matt Reeves ha completato lo scorso anno una delle più riuscite trilogie degli ultimi anni, e si vocifera che l’ambita statuetta andrà proprio ai VFX artist Joe Letteri, Daniel Barrett, Dan Lemmon e Joel Whist per The War: il Pianeta delle Scimmie, che ricordiamo per il suo mix di performance capture d’avanguardia e pellicce che interagiscono perfettamente con gli agenti atmosferici virtuali. Guai però a sottovalutare il notevolissimo mix di miniature pratiche, metropoli cyberpunk e digital character portato sullo schermo da John Nelson, Gerd Nefzer, Paul Lambert e Richard R. Hoover per Blade Runner 2049, perfetta unione di effetti speciali ed effetti visivi.
OSCAR PER IL MIGLIOR MONTAGGIO
Difficile pensare che, in tempi di #metoo, l’Academy voglia premiare un film che ha tra i protagonisti Kevin Spacey, ragion per cui mettiamo da parte Baby Driver e puntiamo tutto ancora una volta su Dunkirk. Il lavoro in sala di montaggio di Lee Smith potrebbe facilmente esser premiato per la sua capacità di tenere incollati allo schermo pur senza alcuna sceneggiatura (o quasi).
OSCAR PER IL MIGLIOR TRUCCO E ACCONCIATURE
Per questa categoria ci sentiamo di puntare sul lavoro di Kazuhiro Tsuji, David Malinowski e Lucy Sibbick, che in L’Ora Più Buia hanno saputo creare un trucco prostetico in grado di trasformare Gary Oldman nel per niente somigliante Winston Churchill, lasciando però all’attore britannico massima libertà nell’espressione della mimica (tanto da permettergli un’interpretazione che verrà probabilmente premiata con l’Oscar).
OSCAR PER LA MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
In Italia ancora non è uscito in sala, ma noi che abbiamo già visto in anteprima I, Tonya vi possiamo garantire che scommetteremmo tutto su Allison Janney. L’attrice di The West Wing e Masters Of Sex offre infatti una performance incredibile, odiosa ma divertentissima, nei panni dell’arcigna madre della protagonista, rubando la scena a ogni sua apparizione. Laurie Metcalf e Lesley Manville potrebbero essere concorrenti temibili, se solo non concorressero una con un film troppo indie e l’altra con una pellicola troppo intellettuale per i gusti dell’Academy.
OSCAR PER IL MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
Qualcuno punta su Willem Dafoe, ma il suo contributo a The Florida Project è troppo minimale per valergli una statuetta. È così Sam Rockwell, reduce da una lunga scia di premi, il candidato più forte della categoria. La ricchezza di sfumature del suo personaggio in Tre Manifesti a Ebbing, Missouri è un miracolo di equilibrio in termini di sceneggiatura, che pochi attori avrebbero saputo restituire altrettanto bene.
OSCAR PER IL MIGLIOR FILM STRANIERO
Con questa categoria ci muoviamo nel terreno dell’imperscrutabile. L’ungherese Corpo e Anima ha uno script e dei tempi che potrebbero averlo penalizzato nel raggiungere il maggior numero di giurati, mentre L’Insulto potrebbe esser penalizzato dal fatto che lo scorso anno ci sia stato un vincitore mediorientale e Loveless dalle questioni politiche inerenti il Russia Gate. Rimangono quindi Una Donna Fantastica e The Square, che potrebbero aver avuto due campagne promozionali felici, uno in virtù dell’appoggio del suo produttore Pablo Larrain e l’altro per la natura ironica del suo script e la vittoria a Cannes.
OSCAR PER LA MIGLIOR CANZONE
Anche in questa categoria rientreranno considerazioni politiche che si affiancano a quelle artistiche. Verrà premiata Remember Me da Coco – film Disney ambientato nel Messico tanto vituperato da Trump – o This Is Me da The Greatest Showman – pezzo simbolo sul valore dell’integrazione e sulla valorizzazione della diversità? Scommetteremmo sulla seconda, immaginando che potrà anche offrire un’esibizione particolarmente interessante per la notte degli Oscar, ma quale canzone delle due vincerà è difficile da prevedere.
OSCAR PER IL MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
La produzione di Angelina Jolie avrebbe potuto giocare a favore di The Breadwinner, ma la lunga scia di vittorie con cui Coco si presenta a questa edizione degli Academy Awards lascia supporre che sarà il titolo Disney-Pixar a portarsi a casa la statuetta per il miglior film d’animazione. Ma mai sottovalutare la Sig.ra Pitt…
OSCAR PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
Prima delle accuse di molestie (ancora tutte da dimostrare) che hanno travolto James Franco, avremmo puntato tutto su The Disaster Artist, che a inizio stagione sembrava aver inaugurato la corsa ai premi nel modo migliore. Alla luce della mutata temperie politica, il candidato favorito diventa però lo script di James Ivory per Chiamami Col Tuo Nome. La pellicola di Guadagnino ha mietuto consensi pressoché unanimi sin dalla presentazione al Sundance, e la sua candidatura anche nella categoria Miglior Film parla chiaro. Questa potrebbe essere la volta buona per lo sceneggiatore di Quel Che Resta del Giorno, ormai alla sua quarta nomination.
OSCAR PER LA MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
Nessuno sano di mente rifiuterebbe a Martin McDonagh un Oscar per la sua sceneggiatura di Tre Manifesti a Ebbing, Missouri; costruita su un equilibrio quasi miracoloso tra la commedia più esilarante e la tragedia più cupa. Già commediografo tra i più premiati del teatro contemporaneo, al suo terzo film McDonagh dimostra una maturità artistica straordinaria, che se non dilapidata ne farà in futuro anche uno dei più importanti cineasti del panorama odierno. La consacrazione dello straordinario autore di Sette Psicopatici potrebbe passare proprio dal Dolby Theatre. Molto improbabile ma non impossibile un premio politico a Jordan Peele.
OSCAR PER IL MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
È senza dubbio l’anno del Timothée Chalamet di Chiamami Col Tuo Nome, che però ne ha di tempo per vincere un Oscar, e la magistrale interpretazione di Daniel Day-Lewis nei panni di Reynolds Woodcock ne Il Filo Nascosto sarà probabilmente penalizzata dal fatto che l’attore inglese ha già vinto 3 statuette in passato. Favorito per l’ambitissimo riconoscimento quindi non può che essere Gary Oldman, per la sua notevole performance in L’Ora Più Buia. Un attore eccelso e camaleontico, che troppo spesso è stato snobbato ma per cui potrebbe finalmente essere arrivato il momento del riscatto. A dirla tutta, è incredibile che un così grande artista arrivi al 2018 senza aver mai vinto un Academy Award.
OSCAR PER LA MIGLIOR ATTRICE
Le candidate alla categoria sono tutte attrici che hanno regalato grandissime interpretazioni, ma tra queste a brillare più di tutte è stata Frances McDormand. Giunta alla quinta nomination, a 21 anni di distanza dall’Oscar vinto per Fargo, quest’artista di grandissimo talento e carattere, col suo stile asciutto e verista, ha strappato dal petto il cuore di chiunque l’abbia ammirata in Tre Manifesti a Ebbing, Missouri. Considerata la scia di premi con cui la McDormand si presenta al Dolby Theatre, sembra improbabile che Sally Hawkins o Saoirse Ronan possano soffiarle la statuetta (sempre che l’Academy non decida a sorpresa per un en plein di Del Toro o per un ammiccamento al movimento #metoo).
OSCAR PER LA MIGLIOR REGIA
Qui la previsione si fa difficile. La (scandalosa) assenza di McDonagh semplifica le cose, certo, ed è ovviamente Guillermo del Toro con il suo La Forma dell’Acqua ad essere il gran favorito. Il thriller-fantasy sentimentale del regista messicano non ha fatto che crescere nel corso dei mesi, il pesantissimo palmarès lo pone in pole position per la corsa nella categoria, e il legame col Festival di Venezia non fa che aumentarne la forza. Le accuse di plagio che sono venute alla luce nelle scorse settimane potrebbero aver però influito negativamente sui giurati, favorendo il virtuosismo tecnico di Christopher Nolan o – inspiegabilmente, se non in ottica di convenienza mediatica – il nome di Greta Gerwig per Lady Bird, che non sarà la migliore tra i candidati ma nell’ottica dell’Academy potrebbe essere una risposta alla recente ondata femminista.
OSCAR PER IL MIGLIOR FILM
Nove candidati, alcuni dei quali molto forti. Salvo sorprese dell’ultimo minuto (compresa l’influenza di #metoo a favore di Lady Bird, che non è affatto da trascurare), saranno però Tre Manifesti a Ebbing, Missouri e La Forma dell’Acqua a contendersi l’Oscar più prestigioso, e se Del Toro vincerà come miglior regista, allora è altamente probabile che sarà la meravigliosa pellicola di McDonagh a trionfare in questa categoria. Non bisogna infatti dimenticare che, nonostante nella stagione dei premi il film del Messicano abbia un palmarès decisamente più pesante in termini di nomination rispetto a quello dell’Irlandese, a livello di vittorie i due sono esattamente sullo stesso piano (88 riconoscimenti a testa), e che Tre Manifesti può vantare i premi come Miglior Film ai Golden Globes e ai Bafta. Una corsa al fotofinish probabilmente, tra due protagonisti che hanno in comune il fatto di essere prodotti della Fox Searchlight e di esser stati presentati in concorso alla 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.
Fatti tutti questi pronostici, non si può fare a meno di aggiungere una considerazione: tra quelli da noi previsti, non c’è nessun premio di rilievo assegnato a un afroamericano. Possibile che l’Academy, che ormai sembra sempre molto attenta a scelte politically correct (lo dimostrano le candidature forzate di Denzel Washington e di Christopher Plummer), corra il rischio di un altro #oscarssowhite? L’assegnazione del premio al bellissimo Moonlight dello scorso anno ha fugato ogni protesta, o dobbiamo aspettarci qualche statuetta a sorpresa? Basterà, magari, un premio di peso a un autore messicano?