Dunkirk è un’esperienza cinematografica capace di rapire lo spettatore, che nelle intenzioni del regista Christopher Nolan doveva avere «un commento sonoro che si fondesse completamente e inequivocabilmente con le immagini», e secondo il compositore tedesco Hans Zimmer: «ci si è spinti vicino a questa fusione più di quanto non sia mai stato fatto in passato». Già nella recensione del film abbiamo sottolineato il geniale utilizzo di un’illusione sonora per creare una tensione continua, ora però cerchiamo di capire perché (come avevamo ampiamente previsto) l’Academy ha assegnato i premi per il Miglior Montaggio sonoro e il Miglior Sonoro proprio a Dunkirk.
IL MONTAGGIO SONORO: SOUND DESIGNER E SOUND EDITOR
La categoria per il Miglior Montaggio Sonoro (Best Sound Editing) viene generalmente assegnata a una coppia creativa composta da un sound designer e un sound editor. In una grande produzione come Dunkirk infatti non viene praticamente mai usato il suono registrato in presa diretta, perché il risultato sarebbe un muro sonoro spesso confuso e su cui sarebbe impossibile avere un controllo creativo in fase di post-produzione. Per questo motivo è necessario ‘ricreare’ i suoni di ciò che accade sullo schermo, come un’infinita serie di ritagli che possano essere accostati alle immagini con grande possibilità di controllo, in attesa che la figura del sound mixer li lavori. In questo processo, semplificando un po’ possiamo dire che il sound designer è colui che inventa, simula, registra e campiona i suoni che verranno utilizzati nel film, mentre il sound editor è il professionista che posiziona tutti quei suoni in abbinamento alle immagini, muovendosi tra dozzine o centinaia di piste audio.
IL SOUND DESIGN DI DUNKIRK
Il Premio Oscar per il Miglior Montaggio Sonoro (Sound Editing) al sound designer Richard King e al montatore sonoro Alex Gibson è stato assegnato in virtù capacità dei due tecnici di creare un sonoro tanto coinvolgente e giustapposto da avere una forza pari a quella delle immagini, pur senza avere dei punti di riferimento storici (non esistono registrazioni d’epoca pulite in cui ci siano sia i suoni dei velivoli utilizzati in Dunkirk che quelli delle esplosioni).
Cerchiamo di capire nel dettaglio il lavoro svolto da Richard King. Ad esempio, si sa che i bombardieri Stuka montavano delle sirene azionate dal flusso d’aria (detta “trombe di Gerico”) per terrorizzare gli avversari quando gli aerei andavano in picchiata, in modo che l’attacco vero e proprio fosse anticipato da un allarme capace di demolire completamente il morale già provato del nemico. Il problema è che, anche se si usano dei veri aeroplani anziché ricrearli in CGI, registrare quel suono in presa diretta è praticamente impossibile, perché se la registrazione venisse effettuata da terra il campione sonoro sarebbe eccessivamente influenzato dello spostamento nello spazio dell’aereo e dei fattori ambientali (mentre al sound mixer e al sound editor servono suoni ‘assoluti’), e se venisse registrato fuori dall’aereo in volo sarebbe fortemente inquinato dal rumore dell’aria che viene fenduta dalla fusoliera.
Per questo motivo Richard King ha ricreato artificialmente il sonoro delle sirene dello Stuka costruendo personalmente una sirena, montandola all’interno di un barile d’acciaio da 113 litri (dopo aver provato diverse grandezze) e applicandovi delle molle che con la loro vibrazione simpatica simulassero il riverberarsi del suono nella fusoliera. Al risultato ottenuto ha poi dovuto ovviamente aggiungere i suoni del motore, delle vibrazioni della struttura del bombardiere, del rumore dei carrelli che si spostano con la picchiata, delle bombe che vengono sganciate e così via.
Immaginate ora quanti suoni ha dovuto progettare per l’intero film.
IL SOUND EDITING DI DUNKIRK
Il lavoro di un sound designer e di un sound editor si svolge quasi in simbiosi (ecco perché i due ruoli vengono premiati in una sola categoria), ma cerchiamo di rendere più comprensibile il flusso di lavoro di questa fase della produzione di un film dicendo che, dopo che King ha creato i suoni per Dunkirk, è spettato al sound editor Alex Gibson abbinarli alle immagini.
La fase del montaggio sonoro vero e proprio è una fase molto più creativa di quanto non potrebbe sembrare. Gibson infatti non ha semplicemente dovuto inserire tutti i suoni che compongono l’identità sonora di uno Stuka ogni volta che si vedeva il bombardiere sullo schermo, ma ha dovuto inventare un’esperienza uditiva (ed emotiva) a tutto tondo.
Che suono ha un bombardamento? La risposta è aperta, e definirlo sta alla creatività che viene poi riconosciuta dalla categoria degli Oscar. Non ci sono solo tutti i suoni del bombardiere, infatti, ma ci sono i movimenti dei soldati nello spazio (passi, armi, equipaggiamento), le grida e i bisbigli di chi sa che sta per arrivare la morte dal cielo, i rumori delle esplosioni, il terriccio e la sabbia che ricadono sulla stoffa e sul metallo, i suoni ambientali del mare, del vento, delle onde, dei gabbiani, e magari dei carri armati che si avvicinano, il fischio che lacera i timpani dopo una deflagrazione, e via dicendo.
I suoni sono per un sound editor come i colori per un pittore, ed è evidente quanto la scelta di quali rumori mettere (o non mettere) nella traccia audio di Dunkirk sia di straordinaria importanza per restituire la vividezza senza precedenti dell’esperienza cinematografica che Christopher Nolan aveva in mente
IL SONORO DI UN FILM: L’ARTE DEL MISSAGGIO
Aver inventato dei suoni e aver scelto quali di essi inserire nelle piste audio di un film e quando farlo è solo ‘metà’ del lavoro. C’è infatti poi una gigantesca mole di lavoro che viene fatta interamente dietro il banco di missaggio, e che è premiata dall’Academy con il premio per la categoria del Miglior Sonoro.
Quello del missaggio sonoro è un lavoro generalmente troppo grande per un solo professionista, e infatti sono quasi sempre più d’uno i tecnici nominati per ogni singolo film. Nel caso di Dunkirk a vincere l’ambita statuetta sono stati Mark Weingarten, Gregg Landaker e Gary A. Rizzo (un sound mixer e due re-recording mixer)
Immaginate il suono di quella singola sirena dello Stuka di cui vi abbiamo detto prima. Il suono non solo deve essere registrato, ma deve essere collocato nell’azione del film. Questo significa che, mentre sullo schermo passeranno le immagini di un aereo che solca il cielo, Weingarten (semplificando) dovrà plasmare in modo dinamico il volume, il riverbero, le alterazioni variabili delle frequenze, le assolvenze, le dissolvenze e la collocazione nei canali spaziali di quella sirena, occupandosi nel contempo di tutti gli altri suoni presenti in quel momento sullo schermo.
Non solo. Nel compiere questa serie di scelte incredibilmente ampia e complessa, il sound mixer dovrà decidere in modo creativo in che modo bilanciare i suoni. Una volta esplosa la bomba, lo spettatore dovrà percepire pienamente il caos e continuare a sentire tutto il fragore dei suoni che si sovrappongono in quel momento, o dovrà immedesimarsi nel soldato e sentire improvvisamente tutti i suoni in modo più ‘ovattato’, accompagnati magari da un acufene persistente?
Se a questo aggiungiamo che il parlato di un soldato caduto a terra vicino al protagonista dovrà probabilmente essere nuovamente registrato in studio, doppiato (il sonoro in presa diretta delle scene con grandi stunt è tutto fuorché cinematografico) e poi missato per essere perfettamente coerente con le condizioni ambientali messe in scena, allora è evidente quanto sia importante la costruzione di un film nella sala di missaggio.
Quanto detto fino ad ora è ovviamente solo la punta dell’iceberg, ma serve comunque a rendere l’idea del perché l’AMPAS abbia voluto premiare lo straordinario lavoro fatto con il sonoro e il montaggio sonoro di Dunkirk. Quella di Nolan è un’esperienza più vera del vero, tanto che gli anziani reduci della battaglia di Dunkerque, invitati a una speciale anteprima del film, hanno dichiarato che «i bombardamenti di Nolan sembrano veri, ma sono anche più rumorosi di quelli originali». È in queste pochissime parole che viene racchiusa la grande arte dietro una delle categorie meno comprese degli Academy Award