Oltre a dare spazio a grandissimi autori come i fratelli Coen, Alfonso Cuarón e Yorgos Lanthimos, il concorso della 75. Mostra del Cinema di Venezia offre visibilità anche a cineasti con pochi film alle spalle: uno di questi è David Oelhoffen, regista francese classe 1968 che presenta in anteprima al Lido il poliziesco Frères Ennemis. Dopo aver ben figurato quattro anni fa con Loin Des Hommes, Oelhoffen torna a Venezia con una pellicola di genere che vede protagonisti Matthias Schoenaerts (A Bigger Splash, Red Sparrow) e Reda Kateb (Il Profeta, Lost River).
DUE AMICI CHE, DOPO AVER INTRAPRESO STRADE DIVERSE, SI RITROVANO
Driss (Reda Kateb) e Manuel (Matthias Schoenaerts) si conoscono da quando sono ragazzi; tuttavia i loro percorsi di vita sono destinati a separarsi perché il primo entra nelle forze dell’ordine mentre Manuel sceglie la strada del crimine. Il delinquente, dopo la morte del suo miglior amico, incontra di nuovo Driss: i due capiscono che, per evitare conseguenze tragiche (il socio di Manuel era l’informatore di Driss), hanno bisogno l’uno dell’altro.
FRÈRES ENNEMIS È UN CRIME MOVIE DALLO SVILUPPO NARRATIVO PREVEDIBILE
Dopo aver girato un film ambientato negli anni Cinquanta come Loin Des Hommes, Oelhoffen torna al genere puro cimentandosi con il poliziesco: l’atmosfera di Frères Ennemis, con la sua fotografia plumbea e l’utilizzo predominante della camera a mano, è quella tipica del moderno polar francese. La trama del lungometraggio, anche se tutt’altro che originale, si basa su un soggetto dal buon potenziale: la storia di un poliziotto che protegge due suoi ex amici diventati criminali, a costo di mandare all’aria la sua vita e la sua carriera, poteva sulla carta essere molto intrigante.
Il problema principale di Frères Ennemis però sta tutto nello sceneggiatura (scritta a quattro mani da Oelhoffen e da Jeanne Aptekman) perché lo sviluppo narrativo è prevedibile e anche i colpi di scena, che dovrebbero dare all’opera una marcia in più rispetto ad un canonico police drama, sono in gran parte forzati. Il poliziesco, si sa, è un genere che ha delle regole ben definite; una degli elementi che rendono il polar estremamente interessante è l’evoluzione psicologica dei personaggi. Ecco, in Frères Ennemis la caratterizzazione dei protagonisti (soprattutto quello del poliziotto) è costruita in maniera dozzinale perché le scelte di Driss, un uomo delle forze dell’ordine con esperienza sul campo, nella seconda parte di pellicola sono al di fuori di ogni logica.
Purtroppo le buone performance di attori del calibro di Matthias Schoenaerts (credibile nei panni di un ragazzo di origine nordafricana) e di Reda Kateb non bastano a risollevare un film su cui si nutrivano ben altre aspettative (come è giusto che sia per un titolo in concorso a Venezia). In un periodo storico in cui il crime è tornato in auge grazie a prodotti straordinari ed innovativi in grado di appassionare il pubblico di tutto il mondo (provenienti sia dal grande schermo ma soprattutto dalla televisione), Frères Ennemis è un lungometraggio che non riesce a stare al passo con i tempi.