Con José siamo nel territorio del primo cinema di Van Sant, specialmente di Mala Noche. Il film di Li Cheng racconta di una storia d’amore gay fra due emarginati, in uno stato come il Guatemala che sta mettendo a punto, proprio in questi giorni, una legge per rinforzare le pene contro chi abortisce e per vietare i matrimoni gay. Presentato nella sezione autonoma Giornate degli Autori, José è un film con tanti problemi ma che, considerati i tempi, era necessario portare.
Il film – come suggerisce il titolo – racconta di José, un diciannovenne di periferia che vive con la madre religiosa in una zona suburbana guatemalteca. La sua vita si muove su due binari: da una parte il lavoro come cameriere e dall’altra gli incontri fugaci nei motel con degli uomini che conosce su internet. A cambiargli la vita sarà Luis, un giovane operaio come lui dal quale farà fatica a distaccarsi.
Il grande problema della pellicola riguarda lo stile registico: Li Cheng fa tanto (troppo) uso della camera fissa per tre quarti del film e solo sporadicamente, seguendo la “lezione” di Gus Van Sant, pedina il suo protagonista con la camera a mano. Quando José gira per le strade seguito da vicino la pellicola raggiunge i suoi momenti migliori, portandoci all’interno del caos del Guatemala, fra gli incroci delle strade dove si guida senza regole e negli autobus ultra affollati.
Quello che servirebbe a José sarebbe proprio un po’ di movimento e di ritmo, schiacciato com’è dai tempi dilatati di alcune scene (specialmente quelle degli amplessi). La pellicola riesce finalmente a trovare la sua forma quando si concentra sulla storia d’amore fra i due protagonisti, e proprio a quel punto cominciamo a riflettere correttamente sui temi alla base del film: il rapporto fra una madre e un figlio (centrale in un Sud America dove spesso i padri tendono a scomparire) e soprattutto sulla questione del machismo, che, come scrive il regista nelle note di regia, “convive con il rigoroso moralismo”.
Le idee e la voglia di denunciare una tragica condizione politica sono ben presenti in José, anche se spesso non vengono ben disposte attraverso gli 85 minuti di durata del film. Con un montaggio un po’ più rapido e un linguaggio meno forzatamente ‘autoriale’, la pellicola di Li Cheng sarebbe stata un’autentica gemma. Ciononostante, come abbiamo scritto qualche paragrafo sopra, è giustissimo che sia passata alla 75. Mostra del Cinema di Venezia.