Please Hold the Line (titolo originale Bitte Warten), in anteprima alla Viennale 2020, è il documentario di Pavel Cuzuioc, presentato al Trieste film Festival 2021. Un’esperienza di immersione che muove lungo le linee cablate della Moldavia, Romania, Ucraina e Bulgaria.
PLEASE HOLD THE LINE: IL DOCUMENTARIO DELL’ASSURDO AMBIENTATO NELL’EST EUROPA
L’esperimento di Cuzuioc assume il valore di un trattato cinematografico sulla comunicazione, sull’avvento del digitale e sulle comunità intrappolate nel tempo. Le interconnessioni telefoniche sono il fulcro che definisce le strutture relazionali. I tecnici che le seguono sono gli operatori anonimi che permettono la sussistenza della stessa rete di comunicazione e le risposte idiosincratiche all’avvento del digitale.
CUZUIOC DIRIGE LE CONTRADDIZIONI DI UN PRESENTE LONTANO
Please Hold the Line mette in scena le individualità e le insofferenze rispetto al sistema di connessione virtuale. Imbevuto di un realismo crudo ed esasperato, se da un lato il lavoro di Cuzuioc analizza il valore imprescindibile della comunicazione garantita dalle nuove tecnologie (e non solo), dall’altra ne considera l’esperienza umana snervante, determinata dai problemi tecnici, dalle attese in linea e di quelle musiche orripilanti che offrono un senso di perdizione kafkiana. Ancora, nuove e vecchie visioni che si scontrano di fronte all’incombenza della tecnica.
PLEASE HOLD THE LINE E I PARADOSSI DELL’UMANITÁ E DEL DIGITALE
In Please Hold the Line, i tecnici sono silenziosi e passivi nel seguire linee telefoniche ed esigenze dei clienti. In questo sistema di umanità mista, di problemi, di vite nascoste, proprio il tecnico diventa un’impersonalità solo apparente. Questo, infatti, è coinvolto direttamente in stili di vita retrogradi, tutti legati dal fattore comune dell’incombenza del digitale. Il documentario di Cuzuioc coglie così una vita che muove a velocità diverse, evidenziandone spesso le contraddizioni sociali. Quando i quartieri poveri sono oggetto delle riprese, diventa quasi imprescindibile la presenza della tecnica che, in tale contesto, diventa estraniante. Infatti, mentre si conducono interventi di riparazione di cavi telefonici, al contempo si palesano mezzi trainati da bestie da soma. Questo quadro antropologico complesso e articolato, che passa dall’imprescindibilità della tecnica, è il soggetto di Please Hold The Line.
INDIVIDUALE E GLOBALE, PRESENTE E PASSATO NEL DOCUMENTARIO DI CUZUIOC
Seguire la diffusione del virtuale è una modalità attraverso cui osservare l’umanità nei singoli vissuti. Per farlo, la tecnica diventa elemento comune, noto e ignoto allo stesso tempo, mezzo di interconnessione personale e globale. Gli individui e il loro rapporto con la modernità, con l’idea di un’impersonalità dietro l’attesa richiesta dall’operatore, sono il principio di un’immedesimazione che rende vicine realtà apparentemente lontane. Altro tema, infatti, è l’esperienza di dover combattere con qualcosa di assolutamente incorporeo. L’impressione di essere frodati dalle compagnie telefoniche nelle interminabili attese è un’impressione universale che raccoglie le individualità rispetto alle sfide dell’antropologia della tecnica.
PLEASE HOLD THE LINE: UNO STRUMENTO DI ANALISI PER IDENTITÀ PERDUTE NEL TEMPO
Oltre la vena di godibile umorismo, Please Hold the Line mostra un mondo difficile. Dalle tradizioni secolari, all’influenza del comunismo nell’Europa dell’Est, si palesa un universo culturale atavico e il procedere sempre più veloce della sua scomparsa. In questo, l’uniformità della tecnica diventa il mezzo di creazione dei non-luoghi dell’identità individuale e collettiva. Cogliendo l’occasione di scambio personale, il film di Cuzuioc è insieme un’operazione di salvataggio del non-ancora-scomparso e della possibilità di recupero di un’umanità perduta dietro l’attesa telefonica di voci registrate. Please Hold the Line si assume questo incarico sociale ed etico. Racconta, dunque, di comunità incapsulate nel tempo. Comunità prive di contatto con una realtà in evoluzione ripescando vecchi motti e ideologie dell’Est Europa. Qui la storia si è fermata e con essa i suoi processi evolutivi, mentre il progresso del digitale si insinua nell’indifferenza di un mondo nascosto.