Uppercase Print (Tipografic Majuscul), presentato in anteprima italiana al Trieste Film Festival 2021, è il nuovo film del regista rumeno Radu Jude, che fa seguito all’apprezzato I Do Not Care If We Go Down in History as Barbarians. Col suo ultimo lavoro il regista 43enne ha deciso di accendere i riflettori sulla Romani comunista guidata da Ceaușescu, prendendo spunto dall’omonima opera teatrale del 2012 di Gianina Carbunariu.
Uppercase Print (Tipografic Majuscul) è ambientato nel 1981. Mentre il comunista Ceausescu scrive la storia ufficiale del Paese con l’ausilio della televisione nazionale, il 16enne Mugur Calinescu viene colto in fragrante dalle forze dell’ordine mentre scrive parole di protesta a lettere maiuscole contro il regime. Le sue azioni vengono raccolte in un dossier della Securitate, la polizia segreta romena, che lo sorveglia e arresta, fino ad ostracizzarlo…
UPPERCASE PRINT (TIPOGRAFIC MAJUSCUL), CONTINUA IL VIAGGIO NELLA STORIA DI RADU JUDE
Uppercase Print (Tipografic Majuscul) conferma le grandi qualità dietro la macchina da presa di Radu Jude, tra i registi più interessanti della new wave romena. Non c’è alcuna intenzione di nascondere la radice teatrale di questa storia e, esattamente come nello spettacolo di Gianina Carbunariu, gli attori recitano i verbali degli interrogatori. Un set stilizzato composto con una grafica gigante di schermi tv, registratori e loghi della Sicuritate offre un tocco di surreale, componendo un quadro da cartone animato.
Uppercase Print (Tipografic Majuscul) è certamente un’allegoria universale sull’abuso di potere autoritario, che presenta allo spettatore la storia di un coraggioso e ribelle minorenne schiacciato dal regime comunista soltanto per aver espresso delle critiche. Il dissenso tacciato con metodi non democratici, mentre sulla tv nazionale va in onda 24 ore su 24 la peggior propaganda realizzabile.
IL FILM RUMENO SUL REGIME DI CEAUSESCU VANTA UN MONTAGGIO ECCEZIONALE
Gli attori di Uppercase Print (Tipografic Majuscul) recitano riga dopo riga un copione in maniera quasi scolastica, indifferente. Tutto è ovviamente voluto, così da indurre lo spettatore ad ascoltare ed a capire la terribile vicenda del giovane ribelle. Le scene di dialogo si alternano a montaggi d’archivio della televisione romena degli anni Ottanta, tra la musica europop a dir poco bizzarra ai servizi servili di propaganda mirati a celebrare le conquiste di Ceausescu. Proprio questo eccezionale montaggio consente allo spettatore di conoscere i due lati della medaglia, fornendo una testimonianza a dir poco persuasiva sui meccanismi insidiosi della propaganda.
Radu Jude con Uppercase Print (Tipografic Majuscul) fa un ulteriore passo in avanti dopo tre ottimi film come Aferim!, Scarred Hearts e I Do Not Care If We Go Down in History as Barbarians, proseguendo il suo viaggio nella storia della Romania. Dopo aver trattato il periodo dell’Olocausto, ha deciso di osservare con grande spirito critico uno dei periodi più controversi della storia del Paese dell’Est Europa.