In Danimarca vive un uomo sulla cinquantina, dal piglio estremamente pacato e con un taglio di capelli che arriva direttamente dagli anni ’80. Si chiama Kim Kanonarm, in arte Cannon Arm, ed è tra i giocatori arcade più famosi e determinati al mondo. Sulla passione per i videogiochi di Kim il regista Mads Hedegaard costruisce un docufilm che ripercorre vita, amicizia e rottura delle regole sociali di un gruppetto di gamers di Copenhagen, irriducibili fan dei classici. Presentato in anteprima al Biografilm Festival di Bologna, nella sezione Contemporary Lives, Cannon Arm and the Arcade Quest è un documentario che approccia l’aspetto infantile di un gruppo di adulti, ma anche un salto nel passato, che sembra rivivere nel Bip Bip bar della capitale danese, vero e proprio ritrovo della strampalata comitiva.
Cannon Arm and the Arcade Quest, un documentario sui videogiochi arcade che è anche un film sul potere dell’amicizia
Tra toast e videogame, Kim ci porta indietro di 40 anni, quando la sala giochi era il fulcro delle attività d bambini e ragazzi. Centinaia di macchine americane e giapponesi illuminavano le sale buie, mentre le lampade fluo e la musica attiravano anche i meno appassionati, rendendo quei locali dei veri e propri luoghi di aggregazione. Il gioco arcade era dunque un’esperienza collettiva, elemento che il giovane regista ripropone più volte, sottolineando quanto sia importante e duratura l’amicizia che lega il protagonista agli altri frequentatori del Bip Bip Bar.
Lo stesso Hedegaard è un appassionato di giochi arcade e condivide l’ambiente ludico con gli altri amici di Kim e da regista si rivela come un vero e proprio osservatore partecipante. Meno coinvolto, ma altrettanto geek, Hedegaard filma i suoi amici con occhio consapevole ma distante, analizzando i pro e i contro di una sfida che può rivelarsi più pericolosa del previsto.
La ‘Arcade Quest’: infrangere il record di Gyruss è il sogno di Kim Cannon Arm
Se l’amicizia ha un ruolo importante lo è anche il desiderio individuale di primeggiare, obiettivo di ogni gamer. Superare numeri e stringhe di bit con la propria abilità umana, cambiare le proprie abitudini per somigliare il più possibile ad una macchina, che non ha bisogno di dormire, mangiare, andare in bagno. Kim Cannon Arm ha provato a trasformarsi in un circuito, tentando di infrangere il record dei record, usando un solo gettone per giocare 100 ore di fila a Gyruss, indiscutibilmente il suo cabinato preferito.
Ma il corpo di Kim non si nutre soltanto di elettricità e i circuiti cerebrali non sono fatti di plastica, i suoi occhi sono reali e non schermi, il sonno è necessario per evitare conseguenze irreparabili sul cervello. La sfida dell’uomo contro le macchine è una questione filosofica e tecnologica sempre aperta, ma come il mito di Icaro ci insegna, andare oltre i propri limiti è un rischio che può dare gloria eterna, ma anche precipitare nell’abisso più profondo.
I gamers e i nerd di Cannon Arm and the Arcade Quest sono eroi contemporanei o incompresi cronici?
Il regista Mads Hedegaard presenta il gruppetto di amici e irriducibili del Bip Bip Bar come eroi contemporanei, irrequieti, folli, alla ricerca di uno scopo nella vita che irrimediabilmente ha a che fare con i videogame. Attraverso un punto di vista lucido i protagonisti del film sono presentati con le loro manie e schemi mentali, che molto si avvicinano agli scambi di energia e alle connessioni che caratterizzano la programmazione dei videogiochi. Queste persone vivono in un vero e proprio limbo, con un piede all’interno della società in cui vivono e l’altro in un mondo alternativo, probabilmente ideale per i loro desideri e bisogni.
Al di fuori della sala giochi ci sono poeti, musicisti, tecnici aereoportuali, ognuno impegnato nella ricerca di uno schema informatico applicabile alla vita reale. L’analisi di Hedegaard offre molti spunti interessanti e Cannon Arm and the Arcade Quest è un esempio di vita 100% nerd, che apre alla riflessione su come la tecnologia influisca sui comportamenti umani. Il film è anche un revival anni ’80 con la comparsata di Billy Mitchell (un vero e proprio idolo dei gamers dell’epoca) e dei giochi che hanno segnato la giovinezza videoludica dei protagonisti, da Donkey Kong a Pac Man.