Free Guy – Eroe per gioco sta per arrivare in sala, finalmente è il caso di dire. L’uscita del film con Ryan Reynolds, Taika Waititi e Joe Keery (Steve di Stranger Things) è stata rinviata più volte a causa della pandemia da Covid-19 ma dall’11 agosto 2021 arriva finalmente al cinema su distribuzione Disney, e stavolta senza l’uscita in contemporanea in streaming su Disney+.
Il film di Shawn Levy, regista della saga Una Notte al Museo, è ambientato in un doppio universo: quello umano e del videogame Free City. Un concetto non troppo distante dall’interazione tra realtà e finzione letteraria che veniva proposto nel mai abbastanza celebrato Vero Come la Finzione (2006) di Marc Forster. Un lavoro accolto a livello internazionale da un’ottima reazione di critica e pubblico, anticipata ironicamente nella campagna promozionale del film nientemeno che da Deadpool (personaggio incarnato al cinema sempre da Reynolds e ormai entrato nella scuderia della The Walt Disney Company dopo l’acquisizione di Fox), che commentando il trailer di Free Guy insieme al Korg (Taika Waititi) di Thor: Ragnarok fa a tutti gli effetti il suo debutto nel MCU.
Non solo marketing per Free Guy che, nonostante sia un film esagerato, pieno zeppo di effetti speciali e comicità spicciola, sorprende per fluidità di visione, divertimento non convenzionale e un’ottima gestione sia dei tempi comici che degli scenari. Per quanto lo script sembri lineare, in realtà quando si tratta di lavorare su molti livelli la resa filmica non è affatto scontata, soprattutto se si porta lo spettatore a gestire una doppia, se non tripla informazione. In questo Levy compie un ottimo lavoro e Free Guy dimostra come sia possibile realizzare un film capace di funzionare bene nonostante uno sviluppo su più piani e di offrire un umorismo capace di funzionare tanto per gli adulti quanto per i più piccoli.
Da impiegato ad eroe, Ryan Reynolds è Free Guy
Guy, prima di essere un film è un personaggio, che sembra essere costruito intorno alla fisicità e soprattutto alla comicità dell’attore canadese, che lo interpreta con il piglio e l’autoironia che contraddistingue il suo character più famoso, l’antieroe di casa Marvel Deadpool. Free Guy, scritto da Matt Lieberman e Zak Penn, è la storia di due programmatori e della loro creazione, il videogame Free City, popolato da una moltitudine di PNG (personaggi non giocanti), destinati a svolgere sempre lo stesso compito. Guy è uno di loro, programmato come impiegato di banca, inerme davanti agli svariati tentativi di rapina da parte dei giocatori, che vivono un’avventura virtuale senza regole.
Il successo del videogame si basa sulla totale anarchia, ma Milly (Jodie Comer) e Keys (Joe Keery) hanno sperimentato un algoritmo su di un loro PNG, che dovrebbe portare alla consapevolezza della sua esistenza. Una sorta di coscienza generata dall’intelligenza artificiale. Il personaggio in questione è il protagonista Guy che, una volta presa coscienza di sè, diventerà l’eroe positivo del videogame, ma avrà un ruolo importante anche nella vita dei protagonisti umani.
Dall’ufficio al videogame, i due universi immersivi di Free Guy
La particolarità di Free Guy è l’alternanza simbiotica dei due mondi, quello reale e quello virtuale. Mentre in film dalla struttura simile, come Ready Player One di Steven Spielberg, lo stacco è rappresentato da un mezzo, come un’interfaccia o un indossabile, in Free Guy i due mondi convivono senza troppe mediazioni. Il punto d’incontro è rappresentato dall’ufficio, dove lavorano i protagonisti e avvengono gli eventi, mentre il videogame è una verosimile ricostruzione urbana.
Dalla vita reale a quella virtuale è un passo – che per i programmatori del gioco è ancora più veloce – e mentre Keys deve vedersela con l’irascibile e ambiguo manager Antoine (Taika Waititi), l’amica ed ex collega Milly interpreta, nell’ambiente virtuale, il suo personaggio Molotov Girl. I due universi si incontrano e si scontrano con linee narrative ben definite, senza intervenire troppo sulle cause-effetto, lasciando scorrere la narrazione in un flusso unico e immersivo, ma senza creare confusione allo spettatore. I personaggi sono infatti molto ben delineati e distinti tra PNG, giocatori e PG e questo è un ottimo punto di partenza per la buona riuscita del film di Levy.
Easter Eggs, camei e molto altro: Free Guy è una sorta di caccia al tesoro nerd
È chiaro che il film con Ryan Reynolds sia un contenitore ricco di comicità, azione, un pizzico di romanticismo e con un capo talmente cattivo da diventare un villain. Questo calderone, dove gioco e realtà si incontrano, in realtà rende visivamente molto bene, proprio perchè l’ambiente virtuale concede agli autori e al regista licenze di ogni sorta. Quando sappiamo che quel mondo non esiste l’esercizio creativo può estendersi all’infinito e con un gruppo di attori che non si tira indietro con l’ironia il gioco è fatto. Reynolds è perfetto nei panni di Guy e anche del suo alter ego Dude – altro bersaglio della campagna virale che ha lanciato il film.
I due coprotagonisti Jodie Comer e Joe Keery sembrano realmente una coppia affiatata e la loro freschezza è molto in linea con la nuova generazione di informatici e programmatori. Taika Waititi interpreta un personaggio grottesco, specchio dei leader dei nostri tempi e nonostante il ruolo non sia quello principale è veramente un villain originale. Divertimento assicurato nella ricerca di tanti indizi che rimandano a mondi digitali, reali, fumettistici e di qualsivoglia prodotto della cultura pop. Colonna sonora azzeccatissima, che strizza l’occhio a quegli anni ’90 che hanno cambiato l’approccio filmico ai videogame.