Candidato all’ultima edizione degli Oscar come Miglior Documentario, lo splendido El Agente Topo (titolo inglese The Mole Agent), diretto dalla regista cilena Maite Alberdi, ha avuto una straordinaria accoglienza già lo scorso anno al Sundance, per poi fare il giro di tantissimi altri festival (tra cui anche San Sebastián e in Italia il Biografilm), per merito dello stile originale e ironico con cui testimonia una realtà decisamente amara.
EL AGENTE TOPO RACCONTA LA VICENDA DI UN ANZIANO CHE SI IMPROVVISA INVESTIGATORE IN UN OSPIZIO
El Agente Topo ha un incipit singolare: un investigatore privato, Romulo Aitken, sta facendo dei colloqui all’interno del suo studio per un caso molto delicato. Alla fine si presenta l’ultraottantenne Sergio Chamy, scelto per una bizzarra missione sotto copertura: infiltrarsi all’interno di una casa di riposo per scoprire se una ospite della struttura viene trattata bene o meno. Da qui in poi emergeranno le criticità e le anomalie di un sistema socio-assistenziale non sempre in grado di tutelare i più fragili.
MIX ECCEZIONALE DI COMMEDIA E DRAMMA, EL AGENTE TOPO È UN’OPERA DI RARA PROFONDITÀ
Documentarista attiva già da diversi anni, Maite Alberdi con El Agente Topo realizza un’opera matura capace di mescolare brillantemente commedia e dramma.
Con un soggetto di partenza così particolare era impresa difficilissima trovare un equilibrio convincente tra i generi senza cadere nel trash o nel ridicolo, ma la cineasta, sia dal punto di vista della scrittura che nella messa in scena, gestisce con maestria il tono e il ritmo della pellicola. Alternando lo stile registico quando è più è più funzionale per il racconto (tramite inquadrature fisse ben costruite ma anche camera a mano nelle situazioni più dinamiche), la Alberdi segue costantemente le azioni del suo protagonista in un crescendo sempre più emozionante.
Se nella prima parte è il lato umoristico ad essere predominante, nella seconda metà di lungometraggio ad avere maggiore spazio è la riflessione su un tema poco trattato dai media come quello delle condizioni degli anziani nelle strutture predisposte per la loro assistenza.
I racconti degli ospiti della casa di riposo, soprattutto legati al rapporto con i figli e alle loro condizioni psico-fisiche, sono talmente colmi di tristezza e disillusione da commuovere anche lo spettatore più distaccato. Tuttavia la loro incredibile umanità riesce comunque a regalare un barlume di speranza e, in questo, la regista è sempre bravissima a cogliere ogni espressione degli attempati protagonisti del film, su cui inevitabilmente spicca l’improvvisata spia Sergio Chamy grazie ad una naturalezza e ad un carisma paragonabile a quello di un navigato attore.
È sempre più difficile nel cinema trovare nuove storie sensazionali: ecco perché il documentario, dove c’è maggior possibilità di sperimentare e di rompere tabù, è uno dei generi più vivaci e più apprezzati dal pubblico. El Agente Topo, per forma e sostanza, è una pellicola di grande valenza artistica, capace di entrare immediatamente nel cuore e nella mente delle persone.