Comico, presentatore televisivo, pittore, sceneggiatore, attore, regista: Takeshi Kitano, vincitore del Leone d’Oro nel 1997 e del Leone d’Argento nel 2003 a Venezia, è un artista a 360 gradi, riconosciuto come uno degli autori asiatici contemporanei più importanti. Sonatine, Zatoichi, Hana-bi – Fiori di Fuoco e Dolls sono solo alcuni dei capolavori del maestro giapponese, ma nella cinematografia di Kitano il genere, soprattutto lo yakuza movie, è molto presente. Brother, pellicola del 2000, è un capitolo particolare del percorso artistico del cineasta perché si tratta del suo primo film girato anche negli Stati Uniti. Grazie a CG Entertainment ora il lungometraggio dell’autore nipponico è finalmente disponibile in una nuova edizione home video, la cui release limitata e numerata è anche dotata di una slipcase di cartone con artwork alternativo.
IL PROTAGONISTA DI BROTHER È UNO YAKUZA CHE SI RIFUGIA NEGLI STATI UNITI ALLA RICERCA DEL FRATELLASTRO
Brother racconta la storia di Aniki Yamamoto (Takeshi Kitano), un esponente della yakuza il quale, dopo che la sua fazione ha perso malamente una guerra tra famiglie, parte per gli Stati Uniti alla ricerca del fratellastro Ken (Kuroudo Maki). Qui scopre che il ragazzo è diventato una spacciatore di droga e i due, assieme al sodale Danny (Omar Epps), formano una gang in grado di impensierire i piani delle altre organizzazioni criminali di Los Angeles.
BROTHER MOSTRA IL SINGOLARE CONFRONTO TRA DUE CULTURE COMPLETAMENTE DIVERSE TRA LORO
Dopo il sentimentalismo de L’Estate di Kikujiro, Kitano nel 2000 torna al crime puro con una co-produzione americana che rappresenta una sorta di sfida per l’autore, anche per farsi conoscere da un pubblico più ampio.
La caratteristica che rende Brother un film da recuperare è sicuramente la volontà da parte del filmmaker nipponico di trasferire il suo universo in un contesto diverso come quello degli USA; l’interazione tra il mondo yakuza di Kitano e la criminalità statunitense (eterogenea nella sua composizione, dai latino-americani fino ad arrivare ai mafiosi di origine italiana) è il cuore della pellicola, il motore narrativo che alimenta le dinamiche, anche bizzarre e divertenti, tra i personaggi.
Dal punto di vista della regia lo stile di Kitano rimane visivamente inconfondibile e i ritmi sono quelli tipici delle pellicole dell’ex mattatore di Takeshi’s Castle; in Brother inoltre non manca di certo la violenza, che creò un pò di problemi al film in America per quanto riguarda il rating (R, vietato ai minori) mettendo addirittura in discussione l’integrità dell’opera stessa (molte scene furono censurate per il mercato statunitense). Nonostante le difficoltà dentro e fuori dal set, il cineasta classe 1947 riesce comunque a trasmettere la sua magia all’interno del lungometraggio, per merito anche di un casting azzeccato (tra cui segnaliamo Omar Epps, diventato poi famoso come il dottor Eric Foreman nella serie TV Dr House – Medical Dimension).
Prima ed ultima esperienza negli States per Kitano come regista (che dichiarò di essersi pentito della scelta e che non si sarebbe più spostato dal Giappone per realizzare le sue pellicole) Brother, pur non essendo una delle vette della carriera cinematografica di Kitano, rimane comunque un esperimento artistico molto interessante, quasi unico nel suo genere.