Il genio di Akira Kurosawa, tra i maestri indiscussi della storia del cinema, viene principalmente ricordato per le pellicole ambientate nel Giappone feudale (d’altronde discendeva da una stirpe di samurai), per gli adattamenti orientali dei classici di Shakespeare e per aver ispirato Star Wars. La realtà è che la filmografia dell’autore nipponico spazia in settori molto più vasti ed eterogenei e Dersu Uzala – Il piccolo uomo delle grandi pianure, ora disponibile in edizione blu-ray italiana grazie a CG Entertainment, è un imperdibile esempio del suo eclettismo.
Una storia vera con tanto di colpo di scena
Quella di Dersu Uzala è una storia vera, con cui Kurosawa entra in contatto sin da giovane grazie ai libri Dersu Uzala e Nel Profondo Ussuri dell’esploratore russo Vladimir Klavdievič Arsen’ev. Questa produzione nippo-sovietica datata 1975, costruita attraverso lunghi flashback, ci testimonia l’incontro tra i militari russi inviati in una spedizione di rilevamento topografico e un anziano ometto dai modi semplici, che però grazie alla sua straordinaria intelligenza, a un raro istinto e a un’innata generosità, finirà per guadagnarsi il più fedele rispetto da parte dei soldati. Le strade dei protagonisti si divideranno per poi incontrarsi anni dopo, ma gli imprevedibili sviluppi dei più trascurabili eventi porteranno a un colpo di scena che certo non vi riveleremo in questa sede, ma che darà all’intera pellicola un profondissimo valore simbolico, facendone un’amara critica della società e della natura umana.
Il film che Kurosawa sognava di girare sin dagli inizi
Kurosawa accarezzava l’idea di trasporre su pellicola i testi di Arsen’ev sin dagli esordi della sua carriera, nei primi anni ’40, ma il desiderio era sempre rimasto irrealizzato a causa della consapevolezza che l’unico modo per raccontare quella storia fosse girarla nei luoghi reali, nell’ostile natura della Siberia, e tale possibilità non era certo alla portata del cineasta allora esordiente. Per mettere in scena la storia di Dersu Uzala, Kurosawa dovette aspettare un momento critico della sua carriera e della sua vita, quando ormai pensava di essere un uomo finito.
Il tentativo di suicidio di Kurosawa dopo il suo primo film a colori
Nel 1971 era da poco uscito in sala Dodes’ka-Den, primo film in cui Kurosawa sperimentava il colore, inebriando la vista con variopinte scene oniriche che irrompevano nel grigiore della baraccopoli in cui si svolgeva l’azione. La pellicola ricevette un’ottima accoglienza da parte della critica estera, tanto che fu insignita della nomination come Miglior Film Straniero alla 44a edizione dei Premi Oscar. Eppure in patria Dodes’ka-Den fu disprezzato dalla critica e ignorato dal pubblico, tanto che, negli anni immediatamente successivi a quel flop, nessun produttore giapponese volle più finanziare una pellicola del regista. A quel punto Kurosawa provò a capitalizzare il consenso statunitense lavorando al film di guerra americano Tora! Tora! Tora!, ma dopo lunghi mesi di pre-produzione fu rimosso dal progetto perché giudicato inadatto e sostituito con Kinji Fukasaku.
A causa di questi cocenti insuccessi il regista iniziò a dubitare del suo valore come artista e come uomo, e cadde in una profonda depressione, tanto da arrivare a tentare il suicidio con 30 profondi tagli autoinflitti sulle braccia con un rasoio. Fortunatamente un tempestivo soccorso salvò la vita al cineasta giapponese, permettendogli di arrivare all’appuntamento con il caso che avrebbe risollevato la sua carriera: l’incontro con lo studio sovietico Mosfil’m.
I Russi e una proposta inverosimile
Quando i russi della Mosfil’m contattarono Yoichi Matsue, produttore esecutivo e assistente alla regia di Kurosawa, la proposta che avanzarono al regista, cioè quella di girare un adattamento cinematografico di Dersu Uzala, sembrò arrivare come una manna dal cielo. Quel progetto che avrebbe potuto essere il lavoro d’esordio di Kurosawa, ma che giaceva nel cassetto da sempre, sembrava proporsi come un nuovo inizio per permettergli di ripartire con la sua carriera. Nonostante questo le trattative si protrassero per oltre un anno, ma quando Mosfil’m si rassegnò a non avere come protagonista l’attore feticcio di Kurosawa, (Toshiro Mifune) a causa di problemi di scheduling e accettò di dare completa libertà creativa al regista, si poté partire con le riprese.
Una storia che riassume il dramma di Kurosawa e la sua voglia di rinascere
Dersu Uzala è un film in cui traspare tutta la sofferenza passata di Kurosawa, e nella storia di un uomo capace di creare un rapporto di straordinaria poesia con il mondo che lo circonda ma riluttante a stabilire legami con la società è impossibile non leggere la vicenda biografica del grande cineasta. Anche il messaggio finale del film, alla luce di quanto detto, sembra rispecchiare il sentire di Kurosawa in quella fase della sua vita: il destino riserva una fine impietosa a chi cerca di accogliere a tutti i costi il cambiamento, e un baratro improvviso può interrompere il cammino anche dell’uomo più illuminato.
Dersu Uzala fortunatamente riservò a Kurosawa molte soddisfazioni, e non solo fu premiato con l’Oscar (e con il David di Donatello), ma si rivelò un grande successo commerciale tanto in Russia quanto in America e Canada. Da lì la carriera di Akira Kurosawa ripartì – seppur lentamente – e con il successivo Kageusha – L’ombra del guerriero (1980), struggente riflessione sul posto di un uomo nel mondo, toccò una delle sue vette più ambiziose e poetiche.
Dersu Uzala è un film che non può mancare nella collezione di un cinefilo che si rispetti non solo per la sua intrinseca qualità, ma anche per l’importanza cruciale che riveste nella filmografia di uno dei più grandi autori di tutti i tempi.