La forma del corto è stata il banco di prova di ogni regista che si rispetti, e a dispetto del suo iter produttivo piuttosto snello è ricca di insidie quanto e più di un lungometraggio: quando si hanno a disposizione una manciata di minuti per raccontare una storia, infatti, il rischio di cedere alla più agevole retorica o ad espedienti narrativi consunti è particolarmente alto. Non è però questo il caso di Adriano Giotti, cineasta lontano dalle convenzioni che ai suoi esordi ha dimostrato una straordinaria flessibilità nell’approccio al metraggio breve, vedendo per questo insignito il proprio talento con una moltitudine di riconoscimenti.
Giotti, nel frattempo approdato al lungometraggio con quel Sex Cowboys premiato come miglior film italiano al RIFF – Rome Independent Film Festival 2016, prima di mettersi al lavoro su una nuova pellicola presenta ora il suo ultimo corto, girato prima di Sex Cowboys ma post-prodotto in contemporanea: l’ottimo Esseri di stelle, che abbiamo avuto la fortuna di vedere in anteprima.
Ancora una volta torna protagonista la sua musa Nataly Beck’s, che già aveva offerto una performance convincente in Sex Cowboys, e ancora una volta lo sguardo di Adriano Giotti – che firma anche la sceneggiatura – si muove in un universo estremamente fisico e tangibile, fatto di corpi, sudore e respiri, prediligendo come suo solito il racconto della devianza rispetto alle strade più battute e rassicuranti delle ‘vite normali’.
Esseri di Stelle si apre con la macchina che scruta nel dettaglio il corpo martoriato della protagonista mentre si studia allo specchio: il fisico consumato di un’anoressica, tutt’altro che sano, con lividi e cicatrici, si rivela da subito la metafora del disturbante mix di profonda inquietudine e bellezza che caratterizzerà tutto il corto. Esseri di stelle è infatti la storia dell’incontro di due vite difficili, un ragazzo e una ragazza i cui fisici scavati dall’ossessione manifestano un disagio profondo che trova sollievo solo in quell’inaspettato contatto umano, e che però proprio con esso sfocia in una risonanza incosciente destinata ad alimentare l’autodistruzione. La storia di due anoressici, ma soprattutto di qualche momento di rara magia e comunione che i due condivideranno mentre insieme continueranno la catabasi verso l’autoprivazione.
È facile poter leggere significati simbolici in quest’ultimo lavoro di Giotti, anche alla luce di un finale particolarmente ispirato che porta l’opera su un piano onirico e visionario che integra efficacemente la materialità carnale della storia. Il cineasta ha talento, e dispiace che un mercato spesso troppo omologato e schiavo di logiche esclusivamente commerciali fatichi a dare spazio a chi riesce così bene a riportare in sala una fisicità e un erotismo di cui il cinema italiano ha un disperato bisogno. Ancora una volta il sesso torna ad essere una componente importante del cinema di Adriano Giotti, e la sua scelta di alternare una camera a mano ravvicinatissima e indomita a inquadrature più statiche e distanti, di non censurare l’atto ma di soffermarsi fugacemente su dettagli periferici, ci trascina nella passionalità del momento pur mantenendo quella terzietà indispensabile a chi, raccontando con le immagini, vuole ricordare il contesto esistenziale della narrazione.
Il ridotto contrasto del supporto digitale viene sottolineato dalla scelta di colori desaturati e lividi, che solo occasionalmente vengono inondati dalla luce calda del sole che penetra dall’esterno nel microcosmo della camera dei protagonisti e che, con i suoi flare, definisce per contrasto le sagome dei due.
Gli interpreti, che per portare in scena la storia si sono dimostrati disponibili a una perdita di peso tutt’altro che trascurabile, incarnano ottimamente le emozioni contrastanti dei personaggi, anche se le poche battute fuori campo di Filippo Quintini risultano la parte meno convincente dell’insieme. Lode comunque alla generosità dei due giovani artisti, disposti a mettersi in gioco come pochi altri.
Esseri di Stelle conferma il talento di Giotti e siamo certi che nei numerosi festival estivi nei quali verrà presentato (tra gli altri Bašta, Pop Corn, Cisterna, Giffoni) non mancherà di ricevere un’accoglienza più che positiva; d’altronde con i suoi cortometraggi passati il regista ha già vinto il primo premio al 48 Ore di Roma, l’Amnesty International Award al Giffoni Film Festival, è finito nella selezione Giovani Autori Italiani a Venezia , nella cinquina dei David di Donatello e nella cinquina dei Globi D’oro.
Il cinema italiano sta vivendo un periodo di particolare fermento e molti giovani autori stanno emergendo per costruire un nuovo approccio alla settima arte tricolore. Di questi, Giotti è tra i più eversivi, almeno rispetto ai canoni distributivi classici, e il fatto che la carica erotica del suo pur premiato Sex Cowboys ne stia penalizzando (per non dire impedendo) la distribuzione italiana non fa certo onore alla nostra industria di settore. D’altronde proprio recentemente abbiamo visto come anche altrove ci sia una ricerca di verità narrativa nel sesso (il riferimento è allo stupendo Ana, Mon Amour di Netzer, in concorso alla Berlinale), con la differenza che la pellicola del rumeno non solo ha trovato distribuzione in patria grazie a Freeman, ma anche all’estero con Beta Cinema, Sophie Dulac Distribuzione, Golem Video e Real Fiction. Ma in Italia non lo vedremo, ovviamente, così come al momento non abbiamo ancora visto Sex Cowboys, che però ha fortunatamente trovato un riscontro nel mercato internazionale.
C’è da augurarsi che Esseri di stelle, in virtù dei differenti canali e percorsi distributivi di un corto, possa aiutare il pubblico a conoscere questo autore anticonformista e divisivo, che preferisce le immagini e i silenzi alle parole, l’azione alla narrazione, e che – una volta tanto – non vuole raccontarci storie rassicuranti.