Qualora vi fosse sfuggito, ieri si è tenuta la cerimonia di assegnazione dei premi Oscar. Avete presente, sì? Come al solito il giorno dopo c’è ampio margine per discutere delle scelte dell’Academy, soprattutto considerato che questo è l’anno che ha finalmente messo fine ai meme su DiCaprio (grazie a dio). Quello che, molto semplicemente, ci interessa fare qui invece è proporre in breve un riepilogo dei motivi che hanno portato a preferire un nominato piuttosto che un altro.
MIGLIOR FILM
IL CASO SPOTLIGHT
Iñárritu non poteva vincere di nuovo anche per il miglior film, sarebbe stato politicamente improponibile. Per questo nello scegliere uno dei restanti candidati l’Academy opta per un film che, se probabilmente non sopravvivrà alla prova del tempo, vanta comunque un cast d’eccezione, un eccellente ritmo narrativo, una sceneggiatura dalla tematica appassionante e una buona regia. Viene premiato l’insieme degli elementi.
MIGLIOR REGIA
THE REVENANT/INARRITU
L’Oscar non poteva non esser assegnato a un Iñárritu ormai straordinariamente eclettico che ha fatto quanto in suo potere per celebrare l’idea stessa di cosa sia il cinema. Così non prevalgono considerazioni tecniche su una pellicola che ha comunque serissimi problemi di ritmo e scelte di scrittura molto criticabili, ma la gratitudine per chi sa plasmare un’opera così ambiziosa da poter rimanere negli anni come esempio dell’avventura epica della cinematografia.
MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA
LEONARDO DICAPRIO
Non avrebbero potuto rimandarlo a casa senza statuetta. Il sempre ottimo Leonardo DiCaprio non ha offerto la miglior interpretazione dell’anno ed è comunque meno bravo di altri grandissimi talenti che non hanno visto un Oscar in un’intera vita. Però forse è l’ultimo vero divo maschile del cinema contemporaneo. Per questo un riconoscimento alla sua importanza simbolica e alla sua innegabile abnegazione nel donarsi al ruolo diventano un gesto ‘dovuto’ di liturgia del grande cinema Hollywoodiano.
MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA
BRIE LARSON
Piacevolmente sorprendente la scelta di premiare Brie Larson, protagonista di The Room. La Larson recita da quand’era bambina, eppure è arrivata al red carpet dell’Academy quasi nell’anonimato. Evidentemente tanta gavetta le ha garantito eccezionali strumenti recitativi, dato che il suo lavoro in The Room ha riscosso consensi unanimi per un’interpretazione estremamente intensa ma sempre equilibrata e realistica, nonostante la bellezza (in The Room ben nascosta). Questo Oscar potrebbe essere un investimento alla ricerca di una nuova stella.
MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA
MARK RYLANCE
Contro ogni previsione è Mark Rylance, attore teatrale di grande esperienza e per un decennio direttore artistico del leggendario Globe Theatre di Londra, a portarsi a casa la statuetta. L’attore, premiato per la sua interpretazione dell’agente russo nel film di Steven Spielberg “Il Ponte delle Spie”, ha avuto la meglio sui favoriti Sylvester Stallone e Tom Hardy per il suo straordinario lavoro di sottrazione e cesello, capace di suggerire l’esistenza di un mondo interiore del personaggio attraverso un’interpretazione discreta che non cede a facili eccessi.
MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA
ALICIA VIKANDER
Dopo aver monopolizzato l’attenzione dei media e della rete con il suo look su misura Louis Vuitton, Alicia Vikander ha ricevuto una statuetta che conferma lo straordinario exploit di quest’attrice svedese con un passato da ballerina. Il carisma e il talento che ha dimostrato riuscendo a brillare in ruoli diametralmente opposti (il sensuale robot di Ex Machina e la moglie di Lili Elbe in The Danish Girl) le hanno spianato le strade di Hollywood, che ora la corteggia con contratti di primissimo piano. Ancora una volta l’Academy si dimostra alla ricerca di nuove dive.
MIGLIOR FOTOGRAFIA
THE REVENANT
La straordinarietà della fotografia di Emmanuel Lubezki ha costretto l’Academy ad assegnargli la terza statuetta di fila. Vengono premiate la sua capacità di raccontare la bellezza e la poesia di una natura spietata, la sua destrezza nel gestire i piani sequenza e l’abilità nel raccontare la verità di una luce totalmente naturale.
MIGLIOR MONTAGGIO
MAD MAX
La moglie del regista di Mad Max, Margaret Sixel, è stata costretta al tavolo di montaggio 10 ore al giorno per due anni, gestendo la quantità di girato semplicemente impensabile procuratale da Miller. Il risultato è capace di segnare la storia del cinema: un ritmo mozzafiato costruito con oltre 2700 tagli e un cambio di inquadratura in media ogni due secondi e mezzo. Impossibile negarle l’Oscar.
MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE
IL CASO SPOTLIGHT
Josh Singer e Tom McCarthy vengono premiati per una sceneggiatura solida e appassionante, ma che certo non brilla per originalità. In questo caso l’Academy premia più l’idea di cinema di impegno civile che lo script stesso, che in verità potrebbe esser stato scritto quarant’anni fa.
MIGLIOR SCENEGGIATURA NON ORIGINALE
LA GRANDE SCOMMESSA
L’adattamento fatto da Charles Randolph e Adam McKay del romanzo di Michael Lewis riesce nella difficile impresa di rendere accessibile a chiunque concetti finanziari che presupporrebbero conoscenze specifiche anche piuttosto solide. Con questo Oscar si è voluta premiare la capacità di coniugare il racconto di un tema scottante con un’indiscutibile capacità di intrattenere.
MIGLIOR COLONNA SONORA
THE HATEFUL EIGHT/ENNIO MORRICONE
Finalmente il nostro Ennio Morricone viene premiato, grazie alla sua colonna sonora per The Hateful Eight di Quentin Tarantino. L’Academy saluta con una standing ovation il successo di uno spartito ossessivo e seducente che nel suo continuo crescendo si insinua nella mente dello spettatore costruendo ritmo e tensione come saprebbe fare solo un regista.
MIGLIOR SCENOGRAFIA
MAD MAX
Le scenografie di Colin Gibson raccontano perfettamente l’idea di viaggio alla base del film, contrapponendo grandi distese sabbiose a imponenti cattedrali steampunk che (non a caso) ricordano l’immaginario dei cartoon anni ’80. Gibson porta mastodontiche scenografie teatrali al cinema, ma in un modo inedito e lontano dai cliché.
MIGLIORI EFFETTI SPECIALI
EX MACHINA
Contro ogni previsione non viene premiato lo straordinario universo costruito per Star Wars o il mondo tormentato da tempeste di sabbia e fuoco di Mad Max, ma si riduce la scala e si riconosce il talento di chi per Ex Machina ha saputo rendere perturbanti ed erotici dei corpi artificiali con parti meccaniche esposte e materiali freddi. Prevale il concept sulla tecnica.
MIGLIORI COSTUMI/TRUCCO E PARRUCCO
MAD MAX
Jenny Beavan, Elka Wardega e Damian Martin contribuiscono in modo determinante e organico (ecco perché li raggruppiamo) alla creazione di un mondo in cui ogni piccolo antagonista ha il carisma del villain principale, mentre una folla di reietti coperti di terra bianca crea un immaginario tecno-tribale. L’Academy premia la cura maniacale dei dettagli e la capacità di coniugare personaggi dal design estremamente ricco e costruito a soluzioni straordinariamente spoglie ma efficacissime, sempre con uno sguardo visionario.
MIGLIOR SONORO/MONTAGGIO SONORO
MAD MAX
Mark Mangini e David White per il sonoro insieme a Chris Jenkins, Gregg Rudloff e Ben Osmo per il suo montaggio riescono a gestire una mole di lavoro proporzionata alla frenesia con cui si alternano le immagini sullo schermo. Viene riconosciuto il talento di chi ha saputo generare un panorama sonoro fatto di sabbia costantemente sommossa dal vento, esplosioni catastrofiche, parti meccaniche e motori arrugginiti. Il tutto con un’abilità virtuosistica nel gestire la tridimensionalità acustica.
MIGLIOR FILM D’ANIMAZIONE
INSIDE OUT
La capacità del team Pixar di costruire storie che offrano diversi livelli di lettura, trasmettendo messaggi diversi a seconda dell’età dello spettatore, si conferma con questa pellicola. L’Academy riconosce il merito di aver raccontato in un film ‘per bambini’ il non facile primato della tristezza nella costruzione della serenità.
MIGLIOR FILM STRANIERO
IL FIGLIO DI SAUL
L’Oscar assegnato all’opera prima dell’ungherese László Nemes, già premiata con il Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes, riconosce la straordinaria forza di un film che offre uno sguardo ostinato sugli obiettivi del protagonista, che si muove con priorità che hanno tutto a che fare con la rivendicazione dell’identità individuale in uno spersonalizzante campo di concentramento che rimane costantemente ai margini della visione dello spettatore. Un film potente.
Queste sono le nostre considerazioni. Detto ciò, siete d’accordo con i premi o avreste assegnato le statuette ad altri? Ditecelo qui sotto nei commenti!