Se non siete Pico della Mirandola e non avete una memoria di ferro non disperate. A tutto c’è rimedio. La tecnica è semplicissima: associare una parola chiave, una persona o un oggetto a ciò che si desidera ricordare. Ma se proprio non dovesse funzionare neanche così non sottovalutate che, anche nell’era di internet, la cara vecchia carta fa ancora miracoli. Chiamateli, se volete, “pizzini anti amnesia”, così riabilitiamo anche una parola simpatica.
Ecco, tutto questo è esattamente quello che accade a Zev Gutman (Christopher Plummer), il protagonista di Remember, l’ultimo film del regista canadese Atom Egoyan. Il problema è che il povero Gutman è ricoverato in una clinica per anziani e il peso degli anni gli ha consegnato anche una grave demenza senile. Non avendo più nulla da perdere dopo la morte della moglie, l’unico affetto della sua vita, gli rimane un solo ricordo e un solo proposito: vendicare la segregazione della propria famiglia ad Auschwitz. In suo aiuto interviene l’amico Max, anche lui ebreo, deportato ad Auschwitz insieme alla sua famiglia e ricoverato nella stessa clinica, il quale, costretto su una serie a rotelle, gli scrive su un foglio il nome dell’aguzzino nazista che segnò le loro vite e dove rintracciarlo.
Zev si mette il foglio in tasca e sarà costretto a consultarlo più di una volta. È da questo momento che per lui inizia un personalissimo, misterioso e imprevedibile viaggio a ritroso nel tempo.
Il territorio su cui si muove il film è quello della memoria ma anche quello dei fantasmi che costellano la coscienza fino all’ultimo respiro. La cinematografia di Egoyan ripropone, anche in Remember, così come nel precedente The Captive – Scomparsa, vite sospese, violenze annunciate, percepite e somatizzate con tanto di cicatrici sulla pelle, ma mai filmate. Il regista ci accompagna nel dramma dandoci solo indizi, segni, stati d’animo. Le ‘rivelazioni’ sono forti, magari estreme, ma mai sguaiate.
Anche la memoria personale (in questo caso i problemi dovuti alla demenza senile, che Christopher Plummer interpreta da maestro), si intreccia con la memoria collettiva. Due facce della stessa medaglia che non sempre si declinano allo stesso modo e producono gli stessi effetti.
La morale, se una morale esiste, è piuttosto ordinaria: il tempo e il grado di coscienza di sé alterano i ricordi e possono essere un filtro letale, specialmente quando la memoria è assente o, peggio, deformata, distorta e strumentalizzata. E ancora: il conflitto tra il bene e il male ci accompagna per tutta la vita ma c’è sempre un punto di non ritorno nel quale bisogna risolverlo. Detto questo, il film non è banale e scorre che è un piacere. Un thriller a tutti gli effetti.
È una storia di ‘vecchietti’ arzilli, ebrei, comunque di vittime; ma non pensate ai soliti reduci e combattenti con infiniti flashback che descrivono dolore, persecuzioni e torture all’interno dei lager nazisti. Non aspettatevi neanche capriole, salti mortali e luci psichedeliche. Preparatevi invece, grazie anche a prove attoriali, sceneggiatura e regia che hanno onestamente e proficuamente timbrato il cartellino e fatto il loro dovere, a stupirvi incollati alla poltrona godendovi buoni momenti di cinema con diversi colpi di scena. Così almeno mi sembra di… ricordare.
Remember, tra Alzheimer e nazisti.
Christopher Plummer, solo e in preda alla demenza senile, decide di cercare vendetta per la sua famiglia deportata ad Auschwitz.