Weekend, primo lungometraggio (del 2011) del regista inglese Andrew Haigh, esce in Italia nel 2016 dopo aver ottenuto premi e riconoscimenti e addirittura dopo l’uscita di 45 anni (2015), suo ultimo lavoro. La parabola del percorso italiano della pellicola ci racconta già qualcosa su un film che probabilmente deve ringraziare proprio il successo di 45 anni per il fatto di esser proiettato anche sugli schermi tricolori.
Russel (Tom Cullen) e Glen (Chris New) si conoscono in un locale gay. Glen ha ambizioni artistiche e vuole che Russel tenga un registratore dove raccontarsi, così da aggiungere le sue registrazioni a quelle di altri incontri occasionali e ricavarne un progetto creativo da realizzare in America. L’espediente, durante un intero weekend, permetterà ai due di conoscersi e scoprire le loro diversità di idee, di futuro e di modelli di vita.
Alt. Non è un film sull’omosessualità. Gli orientamenti sessuali dei due protagonisti fanno solo da sfondo, pur essendone una condizione necessaria. In realtà se lo spettatore vorrà, potrà leggere il film rivolgendo lo sguardo all’indagine sull’amore e sul tempo. In questo senso i due lavori, Weekend e 45 anni, sono profondamente legati l’un l’altro e lo si capisce bene proprio guardandoli entrambi (ora possibilmente in ordine cronologico). Nel primo la relazione dura soltanto un fine settimana anche se le registrazioni di Russel, con le quali i due ragazzi si confrontano, amplificano e moltiplicano le 48 ore in cui staranno insieme. In 45 anni invece il rapporto tra marito e moglie, Geoff (Tom Courtenay) e Kate (Charlotte Rampling), è consolidato e felice. I due si apprestano a festeggiare 45 anni di matrimonio ma, anche lì, il registratore delle emozioni e della memoria non è mai spento. L’amore, pare ci dica Haigh, non è proprio un inganno ma forse non basta e difficilmente sopravvive a se stesso se non ci sono partenze o ripartenze.
Da osservare con interesse anche l’approccio registico. 45 anni il cineasta inglese ci porta all’interno del rapporto coniugale quasi da ‘intrusi’ e ci trascina fin dentro i ricordi più inconfessati, quelli nascosti e custoditi in soffitta. Mentre in Weekend lo sguardo del regista è terzo, lontano, a tratti quasi documentale. Tranne nelle scene di sesso, dove predilige la carnalità delle riprese. A questo proposito due avvertenze.
Avvertenza n. 1 – Se siete di quelli a cui dà fastidio guardare scene di approccio fisico da parte due persone dello stesso sesso probabilmente non andrete a vedere il film, ma andarci vi permetterebbe di accorgervi quanto il linguaggio del corpo sia universale e di tranquillizzarvi;
Avvertenza n. 2 – Se vi dà fastidio ascoltare le parole che tracciano le dinamiche di un rapporto affettivo tra due persone dello stesso sesso, anche in quel caso probabilmente non andrete a vedere il film, ma farlo vi permetterebbe di metabolizzare la consapevolezza che la crescita, l’evoluzione o l’involuzione, i problemi, i punti di vista, la sofferenza e la gestualità dell’amore non sono esclusiva di nessuno, se non di che lo vive.
Un’ultima postilla. La Teodora Film, distributore italiano di Weekend (ma anche di tante altre pellicole come Amour, Pride, In un mondo migliore e Il giardino dei limoni, per dirne qualcuna), ha scelto di andare nelle sale in lingua originale e sottotitolato. Sapendo probabilmente cosa significhi lottare contro la crisi del cinema e la fatica che fanno al botteghino i film di qualità, la casa di distribuzione ha salvaguardato in un colpo solo la possibilità di cogliere le sfumature della recitazione originale e quella di gestire al meglio le casse societarie risparmiando soldi del doppiaggio e tempi di distribuzione. Fuoco amico, si direbbe, sui doppiatori italiani dopo le dure e inopportune accuse che gli ha rivolto Vincent Cassel (poi ritrattate). In realtà Vieri Vizzini, della Teodora Film, dà una motivazione più che convincente: “L’equilibrio che danno al film i due protagonisti è una specie di miracolo che sarebbe stato difficile andare a toccare”. E comunque il box office gli sta dando discrete soddisfazioni.
Weekend, due giorni per capirsi
Nelle sale italiane con 5 anni di ritardo, il film di Andrew Haigh racconta un momento di contatto intenso e fugace tra sentimenti ed erotismo.