In Kung Fu Panda 3, il guerriero dragone si trova a fronteggiare una duplice minaccia: da una parte un nuovo arrivo mette in discussione la tenuta della sua stessa famiglia, dall’altra un potere sovrannaturale cerca di sottrargli l’essenza stessa del suo essere. Sarà una battaglia spettacolare.
Dreamworks decide di proseguire nel solco già abbondantemente seminato, affidando la realizzazione della pellicola alla regista del secondo capitolo della saga, Jeniffer Yuh, affiancata stavolta da una new entry made in Italy. Alessandro Carloni, bolognese classe 1978, passa dietro la macchina da presa dopo una proficua gavetta come supervisore degli storyboard dei primi due Panda, oltre a quelli di Dragon Trainer e La Gang del Bosco.
Nel film viene riproposta la stessa ricetta che tanta fortuna ha portato ai capitoli precedenti, ritroviamo tutti i personaggi ai quali ci eravamo affezionati, combattimenti coreografati alla perfezione e, almeno nella prima parte, gag e situazioni comiche iper-cinetiche da far impallidire le vere e proprie sequenza d’azione; per i più piccoli divertimento assicurato.
Il film alza il tiro quando introduce ai veri e propri conflitti della storia: un villain decisamente “spirituale”, e l’improvvisa entrata in scena del padre biologico di Po. Le tematiche potrebbero sembrare decisamente ostiche, ma vengono affrontate con la dovuta leggerezza e non si tenta di approfondire troppo l’aspetto mistico, tanto quanto quello di una nuova “famiglia allargata”; la visuale si amplia per strizzare l’occhio ad un pubblico più esigente, ma si scava poco per non sporcarsi troppo le mani. Scelta oculata, in vista delle prevedibili e pretestuose polemiche urlate da qualcuno.
Fatta eccezione per un paio di cali di tensione iniziali, il film procede spedito; il nostro Panda è ormai un maestro e come tale ha il dovere di tramandare la sua arte, ma non sarà semplice introdurre al Kung Fu un intero villaggio di grassi e pacifici Panda. Incalzato da un cattivo di tutto rispetto, capace anche di non prendersi troppo sul serio, imparerà a sua volta l’importanza delle proprie radici, dell’amicizia e del dovere.
Se da un lato questo terzo capitolo perde in originalità sul piano narrativo e formale, dall’altro consolida l’affetto per un personaggio che non si dà mai per vinto, così impacciato da riuscire a mettere in discussione ogni cosa, compresa la propria identità, ma facendolo con il solito faccione sorridente.
Fabio Volo risulta più efficace in questa terza prova nei panni di Po; ottime le new entry Roberto Draghetti che dà la voce al losco Kai (JK Simmons nell’originale) e Paolo Marchese nel ruolo di Li Shan, padre biologico di Po, doppiato in originale da Bryan Cranston.
Kung Fu Panda 3: nel nome dei padri
Alla sua terza avventura, il panda esperto di arti marziali di Kung Fu Panda affronta la famiglia e il misticismo. Divertimento assicurato.