Tra i maggiori incassi al box office degli ultimi decenni sono molti i cinecomic, a conferma che il genere si è guadagnato a pieno titolo una sua dignità cinematografica a dispetto della bassa considerazione di cui gode presso parte della critica di settore. Ma se è vero che “cavallo vincente non si cambia”, nella rincorsa all’incasso record della pigra Hollywood il numero delle pellicole supereroistiche sta superando il livello di guardia, e a notarlo ora non sono più solo i cinefili più intransigenti ma anche il pubblico generalista (che è quello che decreta il successo di queste pellicole). Questa inflazione del genere è sostenibile o si tratta di una ‘bolla’ destinata a scoppiare entro pochi anni? E la posizione di chi ritiene che i film di supereroi stiano rovinando il cinema contemporaneo è fondata? Facciamo un passo indietro.
L’idea di fumetto supereroistico viene da lontano.
Già a partire dal 1934 sui giornali statunitensi comparvero figure di salvatori dotati di poteri magici o ai limiti dell’umano e contraddistinti da un abbigliamento inusuale (Madrake e Phantom), ma tendiamo ad indicare come anno d’origine dei supereroi il 1938, anno in cui ebbero la prima pubblicazione le storie di Superman. Il personaggio fu così iconico e anticipatore da riassumere quelle che poi sarebbero diventate costanti del genere (poteri soprannaturali, un vistoso costume dotato di mantello e un’identità segreta) e da far nascere la stessa parola ‘supereroe’. Da quella Golden Age delle origini i supereroi hanno fatto molta strada, e se con l’avvento della Marvel hanno conosciuto una diversificazione di storie e caratteri che ha segnato la Silver Age, negli anni ’80 sono stati protagonisti della rivoluzione della narrativa autoriale, mentre negli anni ’90 la necessità di rinnovare i personaggi più importanti ha portato Marvel e DC a raccontare veri e propri stravolgimenti.
Ma l’evoluzione della narrativa fumettistica e quella delle trasposizioni cinematografiche hanno seguito velocità diverse.
Il cinema si accorse subito dei supereroi e già negli anni ’40 vennero realizzate pellicole ispirate all’ormai sconosciuto Captain Marvel (un personaggio DC, a dispetto del nome). Ma mentre i fumetti si evolvevano e con essi i personaggi che ne erano protagonisti, i film sui supereroi continuavano a catturare solo gli aspetti primitivi del genere, raccontando personaggi più bidimensionali dei fogli di carta da cui erano nati, con il solo scopo di intrattenere lo spettatore in modo leggero e spensierato. Fu con il suddetto terremoto degli anni ’80 che i fumetti iniziano ad esser presi sul serio anche dal cinema, complice la coeva nascita dell’idea di blockbuster ‘supereroistico’ con gli ‘stregoni futuristici’ di Guerre Stellari. Mentre sulle pagine dei fumetti iniziava la decostruzione del supereroe e capolavori come Watchmen e Batman: The Dark Knight offrivano un approccio molto innovativo e dark alle storie, il cinema aveva infatti iniziato con i Superman di Donner un percorso parallelo che si concretizzò in una vera prima ondata di film supereroistici (legati o meno ai fumetti), che durò fino alla prima metà degli anni ’90. A segnare quell’epoca fu la novità dirompente dei due Batman di Tim Burton, ma altri importanti successi supereroistici furono Robocop, Tartarughe Ninja Alla Riscossa, Rocketeer, L’Uomo Ombra, il caso sui generis di The Mask e Il Corvo. L’esplosione della ‘bolla’ era però vicina.
La prima ondata di film supereroistici terminò negli anni ’90.
Ormai ogni casa di produzione provava a proporre il proprio supereroe, ma se i Batman di Burton avevano fissato un nuovo parametro di qualità, i primi anni ’90 avevano anche visto l’esordio di altri due straordinari successi al botteghino: Terminator 2 e Jurassic Park. Le due pellicole non solo introducevano quella CGI che anni dopo sarebbe diventata croce e delizia dei cinecomic, ma proponevano un modello di straordinario successo. Cercando di competere con i due blockbuster di TriStar e Universal, la Warner decise allora di dare una svolta generalista al franchise di Batman affidandolo all’approccio pop di Joel Schumacher. L’errata interpretazione del successo dei suddetti film e la scelta di privilegiare la componente spettacolare a dispetto della solidità della storia fu disastrosa, tanto da arrivare quasi ad uccidere il genere. Improvvisamente la produzione di film supereroistici frenò, ma un paio di coraggiosi tentativi meno patinati (Blade e X-Men) riuscirono a traghettare il cinecomic fino agli anni 2000.
La Warner, dopo aver creato e quasi ucciso i film di supereroi, trovò la redenzione con The Matrix.
Matrix non era ispirato a un fumetto, eppure del cinecomic aveva tutti gli ingredienti. La straordinaria pellicola dei Wachowski fu un vero caso, e con il suo mix di solidissima sceneggiatura, CGI mozzafiato, temi eroici ed estetica ricercatissima offrì il paradigma per la rinascita del cinema supereroistico.
A imparare dagli errori del passato e a segnare l’inizio della seconda ondata di cinecomic fu nel 2002 Sam Raimi (già regista del dimenticato Darkman), che con Spider-Man creò un nuovo modello di riferimento e punto di partenza per una narrazione più cinematografica ma al contempo più vicina ai fumetti originali. In parole povere, l’Uomo Ragno di Raimi fu quello che il Batman di Burton era stato per la prima ondata. Iniziò così un fiorire di produzioni dal livello mediamente alto, e mentre il mix di toni epici, produzioni rispettose del materiale di partenza e un computer grafica spettacolare consolidò il cinema di supereroi come la gallina dalle uova d’oro (basato sugli stessi ingredienti il coevo successo della trilogia de Il Signore degli Anelli), la riproposizione del modello nell’animazione (Gli Incredibili) e nella commedia (abbiamo parlato qui dell’importanza dell’anno 2010) ne fecero un vero fenomeno culturale destinato a condizionare per sempre l’industria cinematografica.
A conferma della maturità raggiunta dal genere, nel 2005 arrivò un film che è tutt’ora considerato come un fondamentale punto di riferimento del cinema moderno nonché un punto di svolta nella narrazione dei supereroi: parliamo di Batman Begins.
Ulteriormente legittimati dal film di Nolan, i cinecomic si succedettero in modo incessante alternando toni più cupi e più leggeri, e così, pochi anni dopo, la decisione da parte di Marvel di far confluire le vicende dei propri eroi in Avengers, collegando le pellicole in un modo analogo a quanto fatto con gli albi a fumetti, segnò il salto di qualità definitivo. Ancora oggi stiamo assistendo agli sviluppi di questo nuovo approccio (non a caso l’universo esteso di DC è partito appena quest’anno con Batman v Superman: Dawn of Justice) ma sembra ormai certo che quella degli universi estesi (Marvel, DC e in un certo modo anche Star Wars) possa esser riconosciuta come la terza ondata dei film supereroistici.
I film di supereroi (cinecomic in primis) sono ormai onnipresenti. E adesso?
Ormai non solo sappiamo che possono esistere cinecomic di qualità, ma è sotto gli occhi di tutti che l’ottima fattura di alcune di queste pellicole – come dicevamo in apertura – ha trasformato il cinema supereroistico da un fenomeno quasi di nicchia a Cinema con la ‘c’ maiuscola. Eppure questa inflazione di mantelli e superpoteri sembra eccessiva e insostenibile. Questo trend è destinato a implodere in tempi brevi?
È di quest’idea Steven Spielberg, secondo cui i cinecomic faranno la fine dei western: un filone narrativo che ha riscosso una grande popolarità per un lungo periodo prima di cadere nel dimenticatoio. Con tutta la considerazione che è dovuta alle parole di un cineasta come Spielberg, ci sembra che questa sia una visione incredibilmente miope. Non solo le storie di cowboy hanno e avevano possibilità narrative estremamente più limitate e più soggette all’anacronismo, ma mancavano di tutte le fonti d’ispirazione a disposizione degli adattamenti fumettistici e soprattutto non avevano il carattere dell’universalità, che pone i cinecomic su un piano molto più affine con quello di una mitologia moderna.
I film di supereroi sono una mitologia che si evolve di pari passo con la società.
Viviamo in un mondo ben diverso da quello dei primi cinecomic, e la cultura digitale portata dal web fa sì che ogni stimolo proveniente (anche) dal cinema conosca una moltitudine di declinazioni e ricombinazioni che ne estendono la vita potenzialmente all’infinito. Ormai inoltre esiste un cordone ombelicale che collega il cinema all’immaginario collettivo, e gli studi cinematografici hanno iniziato ad esserne ben consapevoli. Le scelte creative vengono riadattate costantemente ai gusti e alle opinioni di un pubblico che è capace di far sentire la propria voce e di decretare in breve tempo il successo o il fallimento di una distribuzione.
Certo, il monitoraggio continuo e reciproco tra web e industria cinematografica non potrà garantire in assoluto la creatività o il valore artistico di una pellicola, ma permette di avere un termometro della società capace potenzialmente di far fare sempre più e sempre meglio. Un cambiamento antropologico di portata epocale.
Se ci sono tanti cinecomic è perché, al netto di una certa pigrizia nel proporre nuove idee, è quello che vogliono gli spettatori. E poi non è detto che tali pellicole siano il male assoluto: provate a riguardare obiettivamente e senza nostalgia i film d’azione usciti tra gli anni ’90 e 2000, e ditemi che Doug Walker non ha ragione a definire quell’epoca come la “dark age fo movies”.
I cinecomic hanno anzi un impatto interessante sull’insieme dell’industria cinematografica: senza alcuni dei film che abbiamo citato, non avremmo mai avuto quell’ottimo remake di Casino Royale (uno dei migliori film di 007 di sempre) né l’iper-adrenalinico Mad Max: Fury Road, non avremmo potuto immergerci nell’ispirato Birdman né tantomeno avremmo visto una produzione coraggiosa per il cinema italiano come Lo Chiamavano Jeeg Robot.
Qualcuno muove una critica rivolta all’omologazione delle proiezioni, eppure il successo di film non proprio facilissimi come Revenant dimostra che c’è spazio per tipologie di cinema anche molto diverse. Se una miriade di trascurabili piccole produzioni italiane non riesce ad arrivare in sala, siamo sicuri che la colpa sia dei film di supereroi? Grandi successi nostrani a basso budget ancora ci sono (si veda ad esempio Perfetti Sconosciuti), e tra blu-ray, satellite, servizi on demand e streaming le alternative per decretare il successo di una pellicola non mancano. Le pellicole supereroistiche sono davvero la causa di tutti i mali o, magari, solo un ottimo capro espiatorio? Una cosa è certa: dalle presenze in sala sembra proprio che siano semplicemente quello che gli spettatori cercano.