Per leggere fino in fondo il messaggio crudo e ferito dell’ultimo film di Claudio Caligari, è imprescindibile raccontare qualcosa del regista da poco scomparso.
Già, perché Non Essere Cattivo sembra ed è un omaggio a tutto quello che il regista piemontese ha voluto lasciare al Cinema italiano. Un messaggio forte e chiaro di denuncia, un grido d’allarme su tutto ciò che anima le periferie, i luoghi sbagliati, le cattive frequentazioni, le pessime abitudini. La parabola di Caligari parte e finisce ad Ostia, dal lontano Amore Tossico (1983) per finire, appunto, con il film che vede protagonista Luca Marinelli.
Per arrivare a raccontare questa storia aspra e rabbiosa, Caligari attinge a tutto il suo background, citando nei modi e nelle atmosfere il neorealismo, la nouvelle vague, il cinema pasoliniano.
Il risultato è un film difficile da digerire, quasi volutamente scomodo, a tratti rabbioso e senza speranza. Marinelli (Cesare) e Alessandro Borghi (Vittorio, già presente in Suburra) sono due amici d’infanzia, che sopravvivono con furti e spaccio nella desolazione di una Ostia denudata di ogni attrattiva. Il loro mondo è fatto di giorni uguali, di persone e personaggi poco raccomandabili, di toni alti ed errori d’ogni genere e sostanza.
In un crescendo di abusi e malessere, Cesare vede la sua vita consumarsi inesorabilmente, con gravi difficoltà familiari e caratteriali che lo portano ad eccessi senza limite. Solo il suo amico Vittorio e un amore superficiale per una ragazza del gruppo, Viviana (Silvia D’Amico), rallentano la sua corsa verso la fine.
La storia di Caligari è un racconto credibile, volutamente squallido nel messaggio, costruito con mestiere nei dialoghi sempre forti e concitati, macchiati dal continuo abuso di droghe, senza alcun filtro nei sentimenti, calcando fortemente la mano su di una ingiustizia sociale di fondo che implica ed impone la sua legge sulla pelle di ragazzi persi in circoli viziosi senza soluzione.
Tuttavia il film finisce con un messaggio di speranza, quasi a voler smentire l’impossibilita di un domani migliore per tutti.
In calce vogliamo sottolineare la buona interpretazione di Marinelli e Borghi: laddove il primo corre il serio rischio (chiaramente si potrebbe fare lo stesso paragone a parti invertite) di citare più volte se stesso rispetto allo Zingaro di Lo chiamavano Jeeg Robot (qui la nostra recensione). Ovvio che nel film di Mainetti il personaggio risulta molto più caricaturale, arricchito di una patina “marveliana”, dopato all’eccesso di un’aura che ricorda a tratti il Joker. In Cesare c’è invece una scia di desolazione, l’ombra lunga della sconfitta, il difficile intreccio con un mondo esterno avverso e impossibile da dominare.
Caligari ci saluta quindi con un film riuscito. Un addio che certamente gli amanti del genere sapranno leggere nelle sue molteplici sfaccettature.
Non Essere Cattivo, un addio in grande stile
L'ultimo film di Caligari, in corsa con ben 16 candidature ai David di Donatello, è una storia desolata in cui spicca Luca Marinelli.