Non è ogni storia una storia di tradimento? La domanda, che risuona sullo schermo all’inizio del nuovo film di Noah Baumbach, viene sviluppata per 80 minuti di pellicola e fa di Mistress America una commedia come non se ne vedono spesso.
L’abilità del regista statunitense è quella di aver confezionato un prodotto intelligente, attraente, profondo e analitico. La sua macchina da presa è un fioretto che all’occorrenza sa essere tagliente come una spada, duro come una clava e tenero come una carezza. Ma il merito va decisamente condiviso con Greta Gerwig, che insieme a lui ha scritto la sceneggiatura. La Gerwig, compagna di Baumbach, è stata anche la co-sceneggiatrice di Frances Ha, collegato a Mistress America, insieme a Giovani Si Diventa, attraverso un unico filo conduttore: l’incontro, lo scontro e il confronto fra generazioni.
In Frances Ha (interpretata dalla stessa Greta Gerwig) le vicende della protagonista hanno come approdo la “conquista” del suo nome scritto su un citofono, riassumendo così una personalità dove ambizioni e talento non sempre concordano. In Giovani Si Diventa, dove troviamo un cast di tutto rispetto come Ben Stiller, Naomi Watts, Adam Driver e Amanda Seyfried, il cortocircuito generazionale avviene tra due coppie. Nonostante quella più matura pensi che entrare in relazione con quella più giovane sia alla loro portata, scoprirà a proprie spese che non è così e che il tempo passa per tutti, anche se sei un regista di documentari. Non sarà forse un caso che il documentario della vita non riuscirà mai a terminarlo perché perfino il pensiero è messo fuori gioco e divorato dall’attualità.
Le protagoniste di Mistress America sono la trentenne Brooke (Greta Gerwig) e la diciottenne Tracy (Lola Kirke). Tracy si trasferisce a New York e aspira ad entrare in una famosa rivista letteraria. Fa amicizia con un suo coetaneo che ha le sue stesse aspirazioni ma la sopravvivenza non è facile perché la metropoli offre opportunità ma può anche provocare isolamento. Sua madre le suggerisce di telefonare a Brooke, figlia dell’uomo conosciuto in una chat e che tra non molto sposerà. Tracy la contatta mentre cena da sola in un locale periferico della città e la sorellastra le dà subito appuntamento a Times Square: dall’isolamento alla vita pulsante. In effetti Brooke si dimostra subito l’opposto della sorellastra. La trentenne newyorkese ha idee e progetti che promuove sui social, è estroversa, logorroica e sicura di sé. Nei locali conosce tutti, saluta tutti e le band la chiamano sul palco a cantare e ballare. Ma soprattutto vuole aprire un ristorante che la rispecchi. Tracy, diciottenne, è apparentemente più introversa ma non subisce la personalità della sorellastra, dalla quale invece trova ispirazione per un racconto breve da poter presentare al circolo letterario e con il quale spera di poter aprire le porte per un futuro da scrittrice. Nel corso del film tra la madre di Tracy e il padre di Brooke accadono delle cose, ma delle altre accadono anche tra le due protagoniste e non sempre ciò che le persone si raccontano è la realtà e quando si apre una falla nel complesso gioco di specchi che sono le relazioni umane non basta un tweet per ridimensionare la ferita.
Mistress America è uno dei tanti progetti di Brooke: “Uno show televisivo – dice – su una donna che di giorno è funzionaria del governo e una supereroina di notte. È come l’essenza dell’America”. Ma ognuno, in America come ovunque, di essenza cerca la sua. Quella cinematografica di Baumbach è certosina, puntigliosa, particolareggiata. Con Greta Gerwig hanno costruito una storia molto scritta e quindi, nel film, molto parlata, che farà particolarmente felici gli spettatori a cui piace che alle immagini corrispondano le parole, tante parole. Una storia dove il finale è scontato fino a un certo punto ma che si sviluppa nel segno delle sorprese. Particolarmente interessante non tanto l’ormai acclarato accostamento ad una parte del cinema, dei personaggi nevrotici e delle gag esilaranti di Woody Allen, quanto a Rumors, il testo teatrale di Neil Simon che nell’ultima parte del film lo richiama da par suo.
Ma torniamo a noi e al domandone iniziale: non è ogni storia una storia di tradimento? Non crederete mica che qualcuno vi dia la risposta. Se volete, fate un sondaggio su Facebook oppure andate dal cartomante, come hanno fatto anche Brooke e Tracy. Pare che funzioni.
Mistress America, sorelle a New York
Baumbach ci regala una pellicola divertente e non banale che si regge su un'ottima sceneggiatura.