Billions è il classico show che, nei piani dei dirigenti di un network (in questo caso il canale premium cable Showtime), è stato concepito come una macchina acchiappa-premi e, dati i presupposti della vigilia, era difficile potergli dare torto. D’altronde il soggetto di partenza aveva un grande potenziale e il cast coinvolto nel progetto è di primissimo livello; questo però è il caso dove “la montagna ha partorito un topolino”: alla fine Billions, da giugno in onda su Sky Atlantic, non è nient’altro che una ‘normalissima’ serie d’intrattenimento, senza pretese e senza particolari velleità intellettuali o autoriali.
La serie, ambientata a New York, è incentrata sulla contrapposizione tra un procuratore distrettuale ed un magnate della finanza.
Chuck Rhoades (Paul Giamatti, Le Idi di Marzo e Cosmopolis) è un potente procuratore che, nel corso della sua carriera, non ha mai perso un caso (grazie al suo atteggiamento molto prudente) ma si troverà sulla sua strada Bobby “Axe” Axelrod (Damian Lewis, il Nicholas Brody di Homeland), spregiudicato proprietario di un fondo speculativo arricchitosi dopo i fatti dell’11 settembre. Essendo Bobby responsabile di condotte fraudolenti, Chuck si troverà costretto a procedere contro di lui, ma si imbatterà in un grosso dilemma di fondo: la moglie di Chuck, Wendy Rhodes (Maggie Siff, Mad Men e Sons Of Anarchy), lavora come psicologa nel fondo speculativo di Bobby, causando quindi problemi di conflitto d’interessi al coniuge; Chuck però, incurante delle conseguenze, non vuole rinunciare a perseguire il finanziere e da qui partirà un confronto molto serrato tra i due, molto poco ortodosso e senza esclusione di colpi.
In questa prima stagione un grande spazio viene dato all’evoluzione psicologica dei due protagonisti.
Nel pilot vediamo infatti due personaggi completamente agli antipodi: mentre, da una parte, Bobby è cinico, freddo, spregiudicato e maniaco del controllo dall’altra Chuck è invece prudente, discreto e sottomesso (con una predilezione per il sesso sadomaso), ma il corso degli eventi li porterà a cambiare in maniera drastica, rendendo il procuratore sempre più consapevole delle sue capacità e mettendo in serie difficoltà le abilità di Axe; l’unico punto in comune che hanno i due antagonisti è quello di essere affiancati da due donne molto forti ma se Bobby può contare sull’appoggio incondizionato della moglie Lara (la bellissima Malin Akerman, Watchmen e Rock of Ages) non si può dire altrettanto del character interpretato da Giamatti, totalmente manipolato e succube da Wendy (infatti il loro rapporto andrà a deteriorarsi in modo quasi irreversibile).
L’obiettivo della serie è quello di riprodurre in maniera fedele un ritratto dello spietato mondo di Wall Street ma non aspettatevi da Billions una feroce critica al turbocapitalismo finanziario.
È vero che il team di autori guidato da Brian Koppelman e David Levien (Ocean’s Thirteen) si sofferma molto sui comportamenti criminali di quelli che continuano ancora oggi ad autodefinirsi i “Padroni dell’Universo” e soprattutto sulle relazioni pericolose tra i giganti della finanza e gli organi di garanzia ma sono meramente funzionali alla trama e, le poche volte che gli autori fanno prendere ai loro personaggi una posizione, lo fanno in maniera superficiale e con una retorica un pò dozzinale (come per esempio nell’ultima scena del season finale, con il face to face tra Bobby e Chuck). Questo un pò dispiace perchè tutto sommato Billions, dopo una prima parte di stagione molto incerta e deludente, è riuscito a riprendersi molto bene nella seconda, dimostrando di essere un buon prodotto, ritmato quanto serve e recitato alla grande (ovvio che siano Giamatti e Lewis i mattatori).
Showtime punta molto su questa serie, già rinnovata il giorno dopo della messa in onda del pilot, e i buoni ascolti ottenuti per adesso stanno dando ragione ai vertici della rete ma, se davvero Billions ambisce ad essere uno dei prodotti di punta del network, deve necessariamente diventare più coinvolgente e coraggioso di quello che è oggi.