Game of Thrones è finalmente tornato con l’attesissima sesta stagione, inaugurata dall’episodio The Red Woman. Oltre al presente riassunto della puntata, su Anonima Cinefili potrete trovare la recensione critica (senza spoiler) dell’episodio a firma di Edoardo Stoppacciaro, doppiatore di Robb Stark e consulente ufficiale per la localizzazione italiana della serie HBO. Ma ora riepiloghiamo gli eventi di eventi da cui muove questa stagione.
L’episodio si apre tra i ghiacchi del nord e in un batter d’occhio ci ritroviamo a planare come un corvo sul corpo senza vita di Jon Snow. È ancora morto, senza alcun dubbio, e gli sceneggiatori lo sottolineano con insistenza.
Ser Davos, scosso dal ritrovamento del cadavere di Jon, lo porta al coperto e si asserraglia con i pochissimi di cui si fida, Melisandre e il metalupo Spettro in attesa di decidere il da farsi.
La sacerdotessa è visibilmente scossa ma Davos è fiducioso che con i suoi poteri saprà cavarli d’impaccio.
A fine episodio però la Donna Rossa ci riserva una spiazzante sorpresa; nella solitudine della sua stanza, prima di coricarsi, dopo essersi spogliata del proprio abito porpora e della collana presumibilmente magica, si rivela per quel che è: una vecchissima strega, decrepita e consumata dagli anni. E non è mai stata così vulnerabile.
Ci stupiamo nel trovare Ramsay che piange la morte dell’amante Myranda celebrandone il temperamento forte e indipendente. Ritroviamo però subito il Bolton che conosciamo quando, interrogato sul trattamento da riservare alle spoglie, la spiazzante risposta è: “Buca? Pira? Era giovane e tenera, dalla da mangiare ai cani”.
Entra in scena il padre Roose, che rimprovera al giovane scellerato la fuga di Sansa e gli ricorda come il futuro della casata dipenda dalla necessità di concepire un erede con la giovane Stark.
Nel frattempo Sansa e Theon scappano attraverso i boschi innevati, ma vengono presto intercettati dalle impietose guardie di Ramsay. Al provvidenziale arrivo di Brienne di Tarth col fido Podrick segue uno scontro all’arma bianca che scongiura la cattura dei fuggitivi. La guerriera interpretata da Gwendoline Christie rinnova quindi il proprio giuramento alla figlia di Catelyn, che stavolta non si sottrae alla protezione.
Dorne
Ellaria Sand accusa del declino di Dorne la guida debole del principe Doran Martell. Con la complicità delle nipoti del regnante – le Serpi delle Sabbie – e della guardia reale, la vedova di Oberyn uccide quindi Doran, la sua guardia personale e il figlio.
Meereen
Tyrion e Varys si aggirano per una Meereen semideserta e impoverita. Il brillante dialogo dei personaggi ci restituisce una città divisa tra il malcontento degli ex-schiavisti e la volontà di rivincita dei servi affrancati, che si sentono però abbandonati dalla Regina dei Draghi.
Intanto, a nord di Meereen, Ser Jorah e Daario rinvengono le tracce del passaggio di Daenerys con un’orda di Dothraki. Ancora più a nord la Targaryen marcia prigioniera del popolo di cavallerizzi nomadi. Minacciata ripetutamente di stupro, decide di rivelare la propria identità per scampare alla violenza, scoprendo però che in qualità di vedova di un Khal le spetterà una sorte potenzialmente più rischiosa.
Braavos
Arya, ormai non vedente, si è ridotta a diventare una povera mendicante sola e demotivata. Arriva L’Orfana, già vista nella Casa del Bianco e del Nero, che senza pietismi sfida Arya in un combattimento che si rivelerà essere l’inizio di un addestramento.
Se ora volete leggere tra le righe e avere il parere critico del nostro esperto de Il Trono di Spade, andate subito a leggervi la recensione e le riflessioni scritte da Edoardo Stoppacciaro!