La parola binge-watching è sicuramente quella più presente nei discorsi sulla TV degli ultimi due o tre anni. “Fare binge-watching” significa guardare uno show televisivo senza soluzione di continuità, un episodio dopo l’altro; assistere ininterrottamente al maggior numero di puntate possibile. In casi estremi, significa guardare un’intera stagione in un paio di giorni.
Questa modalità di consumo è nata anni addietro, quando le serie TV hanno cominciato ad avere una versione per il consumo casalingo, in VHS prima e DVD/Blu-ray poi. Si acquistava un cofanetto della serie e la si riguardava nei momenti preferiti, magari assistendo a più episodi di seguito. Quasi sempre, però, si trattava di una serie già vista e amata: era un vero e proprio rewatch ad uso personale per godere ancora di un prodotto che ci aveva già appassionati.
Con la nascita dei servizi on-demand, il fenomeno si è esteso anche alle nuove serie che vengono rilasciate in una precisa data, tutti gli episodi insieme. In Italia il fenomeno, già presente grazie a piattaforme come Sky On Demand e allo streaming, è esploso lo scorso anno con l’arrivo di Netflix, ma in America ci sono molti altri on-line service che utilizzano la stessa modalità: Amazon, Hulu e così via.
Sembrerebbe il paradiso del maniaco televisivo: avere la propria serie preferita tutta lì, a disposizione, magari da consumare in un solo week-end chiusi in casa. Ma c’è qualcosa che non funziona in questo meccanismo.
Essendo un’avida consumatrice di serie TV, ne seguo molte contemporaneamente, cercando di vedere un episodio a settimana senza rimanere indietro. Al momento guardo stabilmente almeno 15 serie, mentre altrettante sono in archivio per un consumo ‘in tempi di magra’. Quando lo scorso anno Netflix è sbarcata in Italia ho sottoscritto l’abbonamento nel momento in cui è arrivata in catalogo Jessica Jones, la seconda serie frutto della collaborazione Netflix-Marvel che, dopo Daredevil, veniva rilasciata in una unica soluzione. L’ho vista rapidamente, circa in una settimana, approfittando della disponibilità immediata di tutta la stagione; quando però – dovendo scrivere un saggio al riguardo – ho cominciato a ragionare sulla serie, mi sono resa conto di avere dei buchi nella storia: come era possibile, considerato che avevo appena finito di vederla? Alcuni fatti mi erano sfuggiti, avevo difficoltà a ricordare in quale episodio fosse successa una determinata cosa, avevo presente la macro-storia ma evaporavano i micro-accadimenti. Tutti problemi che non ho, ad esempio, con Agents of S.H.I.E.L.D., altra serie della Marvel che viene trasmessa settimanalmente sulla ABC da ormai tre anni. Al momento è lo show che preferisco, e questo aiuta il coinvolgimento e la memoria, ma posso collocare ogni fatto, ogni battuta, ogni svolta nel giusto episodio o momento narrativo. Perché?
L’attenzione che riserviamo alle serie tv varia da prodotto a prodotto, da genere a genere, ma è indubbio che una continua esposizione a una serie fa perdere l’attenzione al particolare. Magari siamo felici di non dover aspettare una settimana per la risoluzione di un cliffhanger ma, alla fine della visione, essa risulterà meno soddisfacente. Proviamo a vedere perché.
DRAMA VS COMEDY
Non tutte le serie sono adatte al binge-watching. Sit-com o comedy in generale si prestano meglio a questo tipo di visione poiché necessitano di meno attenzione. Una battuta può sfuggire ma la storia viene comunque compresa. Se siamo a casa malati o dobbiamo lavorare al computer mentre abbiamo la TV in sottofondo, possiamo comunque seguire una serie del genere, anche perché probabilmente, la guarderemo ancora e ancora, la useremo come passatempo in più occasioni, imparando le battute a memoria. Quante volte avete visto e rivisto gli episodi dei Simpson? Ho scoperto grazie a Netflix The IT Crowd, serie britannica su un gruppo di colleghi in una grande azienda. Pur nella sua semplicità (e brevità, sono solo 25 episodi), la serie si è rivelata una felice scoperta: divertente, fresca e originale. Dopo averla vista tutta nel giro di pochi giorni, la serie è diventata il sottofondo di tanti momenti in cui si è impegnati in altro. Ciò non avrebbe senso con una serie come Jessica Jones o Daredevil dove è necessario prestare attenzione ad ogni battuta e momento, dove sfugge il piacere della visione distratta poiché non c’è un momento che pesa meno di un altro. Magari ci fermiamo un momento per la scena di Daredevil che in un piano sequenza lungo un buio corridoio mette fuori combattimento una banda di malviventi, ma ha senso seguire il resto dell’episodio con un occhio solo?
FORMATO
Oltre al genere, conta il formato. Le serie che meglio si prestano alla pratica del binge-watching sono quelle la cui durata non supera i dodici o tredici episodi; una lunghezza che è digeribile in due o tre giorni, magari in un lungo week end. La visione compulsiva di serie più lunghe richiederebbe invece un’immersione tanto impegnativa da risultare inconciliabile con la vita sociale, lavorativa e familiare di molti, e che andrebbe comunque distribuita in sessioni più numerose e meno frequenti, richiedendo tempi relativamente più dilatati e facendo quindi perdere il fascino del consumo immediato dell’oggetto desiderato. Non avrebbe allora più senso godersi un episodio a settimana? Inoltre, guardare una serie in due o tre giorni significa dover aspettare anche un anno per un’eventuale nuova stagione. Chi può resistere? Forse solo i fan di Sherlock della BBC…
CONDIVISIONE SOCIALE
Uno dei piaceri maggiori di chi segue una serie TV con passione è la condivisione sociale. Che sia su Facebook, nei commenti di un sito o anche solo al bar con gli amici, condividere con gli altri le proprie emozioni e teorie accresce il piacere della visione. Connettersi al proprio gruppo di interesse appena visto l’ultimo episodio, significa scambiarsi opinioni a caldo, sottolineare un particolare che ad altri può esser sfuggito, offrire una lettura personale che sarà discussa in gruppo. E abbiamo una settimana per farlo. Con il binge-watching tutto questo aspetto viene perso. Non ha senso discutere cosa succede in un episodio se sappiamo già cosa accade in quello successivo. I fatti si svolgono troppo rapidamente per assistere ad una vera e propria crescita dei personaggi sotto i nostri occhi. Tutto avviene velocemente e velocemente passa.
Inoltre il suddetto scambio di teorie e discussioni dà vita a tutta una serie di metatesti (fanfiction, fanvideo, fanart) che accrescono il testo originale e ne assicurano una lunga vita che, in alcuni casi, sfocia nella creazione di un cult. Un cliffhanger o un’analisi ricca di teorie non hanno senso se posso semplicemente spingere un tasto e passare all’episodio successivo.
GLI SPOILER
La diffusione contemporanea di tutti gli episodi di una serie pone uno dei problemi più sentiti dagli amanti della serialità televisiva: gli spoiler. Se la visione è asincrona, chi vede l’episodio prima di noi potrebbe rivelarci, sui social o sul web in generale, uno spoiler che potrebbe rovinarci la visione; ma anche quando uno show viene distribuito con cadenza settimanale e la versione doppiata non esce in contemporanea, possiamo cercare di ‘isolarci’ dal web per qualche giorno, ma presto dovremo arrenderci al proliferare di indiscrezioni legate all’inevitabile ciclo dell’informazione e alla rielaborazione creativa della community dei fan. Al contempo il binge-watching può però rappresentare una salvezza dalle rivelazioni ‘spoilerose’: avere la possibilità di immergerci in una serie sin dal suo rilascio ci assicura infatti che ‘il mondo esterno’ non interferisca con il climax della narrazione, rivelando anzitempo eventuali colpi di scena.
Concludendo, binge-watching sì o no? Il mercato si sta muovendo senza dubbio nella direzione dell’on-demand, che dal punto di vista dello spettatore favorisce la visione compulsiva soprattutto per le vecchie stagioni, ma ora per la distribuzione ‘televisiva’ rimane da affrontare una questione che potrebbe avere un impatto considerevole sul futuro delle produzioni: è meglio sfruttare l’evento unico, che crea un picco di attenzione alto ma breve, o mantenere un rilascio progressivo che, grazie alla maggiore durata, permette la creazione di una community più solida e più attiva nel produrre buzz e metatesti che prolungheranno la vita del prodotto? Per ora sempre più network stanno approdando anche sulle piattaforme di streaming su richiesta, ma il rilascio delle nuove serie rimane quasi sempre condizionato alla prima trasmissione televisiva e quindi alla cadenza settimanale. Alla distribuzione il binge-watching non conviene, e forse nemmeno agli spettatori.