Bloodline è una serie originale Netflix, creata da Todd A. Kessler, Glenn Kessler e Daniel Zelman, (che hanno già collaborato in Damages). In questa seconda stagione, disponibile su Netflix dal 27 maggio, non si smentisce l’ingranaggio di flashback, menzogne e verità nascoste ideato dagli sceneggiatori.
Uno degli elementi che contribuisce a rendere una storia memorabile è la cura dei personaggi secondari. In queste righe non parlerò del protagonista, del suo “nuovo” (e bravissimo) antagonista o della trama che li lega. Quando i personaggi secondari sono ben scritti smettono di essere macchiette sullo sfondo, ma diventano un contributo fondamentale per dare corpo e vita al racconto.
Non è una sorpresa, ormai, che l’ufficio casting lavori benissimo: i nuovi arrivati si integrano perfettamente con il cast storico. Come John Leguizamo, che per gli States è stato la voce di Sid il bradipo ne L’Era Glaciale, ma anche il Benny Blanco di Carlito’s way, che in Bloodline interpreta Ozzy Delvecchio, un compare di sventure di Danny pronto ad essere la spina nel fianco dei fratelli Rayburn.
Della vecchia squadra non possiamo non nominare il giovanissimo Owen Teague, che nella prima stagione aveva interpretato Danny Rayburn nei flashback. Pare che il direttore dei casting abbia chiamato il ragazzo all’ultimo momento per proporgli “il ruolo del figlio”. All’epoca “il figlio”, in sceneggiatura, non aveva ancora un nome.
Come non citare, inoltre, la “solita” Sissy Spacek, premio Oscar con La ragazza di Nashville, ma che ha anche la propria stella sulla Walk of Fame. Sissy, nei panni di Mamma Rayburn, è una donna che ha rinunciato alla propria vita per la famiglia, e proprio ora che è troppo tardi per ricominciare da capo sta inesorabilmente perdendo tutto. Ci regala una splendida scena in cui passa dal riso al pianto, una cosa di cui credevamo capace solo la Rossana del Cyrano.
E poi ci sono le isole Keys, non solo sfondo ma personaggio a tutti gli effetti. La vegetazione lussureggiante, le barche, l’acqua salata, i temporali; ma anche la pelle lucida, le camicie sudate per gli uomini e i capelli arruffati dall’umidità per le donne. Il micro-mondo delle isole Keys rende credibile (come in The Affair, Broadchurch o Twin Peaks), che accada tutto lì, tutto a loro.
Alla fine della prima stagione avevamo lasciato John Rayburn (Kyle Chandler, vincitore di un Emmy per Friday Night Lights, ma che ammetto di aver amato da ragazzina in Ultime dal cielo), macchiato di fratricidio, con la botola della disfatta pronta a riaprirsi sotto ai suoi piedi.
Danny (uno straordinario Ben Mendelsohn che vedremo in Rogue One: A Star Wars Story) aveva promesso a se stesso che avrebbe trascinato con sé all’inferno tutta la famiglia, e anche da sotto terra sembra non aver abbandonato questo proposito.
La seconda stagione ha tre episodi in meno rispetto alla precedente, ma 10 puntate sono più che sufficienti per sviluppare questo secondo capitolo. I primi sei episodi sono lenti, pare quasi che 60 minuti siano troppi, ma sul finale i Rayburn accelerano.
Se nella prima stagione abbiamo lavato in famiglia i panni sporchi, in questa seconda stagione i fratelli Rayburn si rendono conto che l’acqua del lavaggio da qualche parte va a finire, ed effettivamente il segreto di John, Meg e Kevin comincia a fare acqua da tutte le parti.
Bloodline, letteralmente linea di sangue, è un albero genealogico, macchiato indelebilmente dalla prima fatalità, la morte, in backstory, di una delle ragazzine Rayburn; è una serie di famiglia che racconta l’inevitabilità del male, una sorta di cortocircuito che scorre nelle vene dei Rayburn e che non c’è verso, pare, di sanare.
Se nella prima stagione il reietto era Danny ora, a essere sempre più risucchiato nel vortice del male, è John.
Gli sceneggiatori hanno fatto sentire il pubblico parte integrante del buon nome dei Rayburn: così come volevamo decidere anche noi se dare o meno parte dell’eredità a Danny, in questa seconda stagione vorremmo avere voce in capitolo su come liberarci dei fantasmi del passato che rischiano, continuamente, di far inabissare la nave dei fratelli Rayburn, fino a un paio di colpi di scena sul finale che promettono un rilancio per la terza stagione.
Non si tratta di una serie perfetta, di serie perfette non se ne vede più da un po’ (ciao Breaking Bad, ciao Mad Men, sto parlando di voi), ma la bellezza estetica del prodotto ha colmato le (poche) lacune di scrittura.
E fino all’ultima puntata ci chiediamo: chi sarà il primo a crollare?
Bloodline: la II stagione tra new entry e segreti
La nostra recensione del secondo ciclo della serie Netflix con Kyle Chandler e Ben Mendelssohn.