Cristian e Palletta contro tutti, opera prima di Antonio Manzini, racconta la storia di Cristian (Libero De Rienzo), che ha contratto un debito con due uomini del malaffare romano che non incutono paura ma piuttosto sospetto. Per sanarlo deve far loro un ‘favore’: portare della cocaina in Svizzera. L’unico modo che ha per farlo è seguire un consiglio: cospargere la sostanza di urina di giaguaro per passare la frontiera. La vera avventura, in cui lo accompagnerà l’amico Palletta (Pietro Sermonti), sarà alla ricerca del felino. Arriveranno fino in Puglia, la terra madre della ragazza di Cristian, che sarà un personaggio fondamentale sia per comprendere le inclinazioni dei due ragazzi, sia per segnare le loro scelte.
La creatività – che Libero De Rienzo chiama “anarchia” – delle diverse componenti dà vita a un film divertente e autentico, dove gli attori e i tecnici fanno prendere forma al progetto.
La commedia è il genere che ci appartiene, per il nostro spirito leggero e allegro, e che ha funzionato tanto anche per il contrasto con la miseria che abbiamo conosciuto in buona parte del ‘900. Le difficoltà, i problemi sociali e politici, la povertà e la violenza ora non vengono a mancare, e il filone rimane quindi attuale, pur con nuove dinamiche che, comprese, possono ancora dar vita a una commedia vivace e nera. Manzini sembra aver preso proprio questa strada, e inserendosi nel genere cerca di tracciare un percorso suo, originale nella sceneggiatura, fantasioso nelle scene.
Libero De Rienzo e Pietro Sermonti dopo Smetto quando voglio, tornano a interpretare i ragazzi senza futuro del XI secolo. In questi ultimi anni il cinema italiano è stato saturo di protagonisti disoccupati, che scelgono la strada breve, senza una guida, i cui sogni vengono infranti. Il tema è di certo attuale, ma il rischio è quello di annoiare il pubblico con troppi cliché. Antonio Manzini, autore anche dello script, riesce discretamente nell’operazione e presenta un testo non contaminato da battute ovvie e forte di un’ilarità genuina. L’inesperienza del regista è evidente nel montaggio, nelle inquadrature e in alcune scelte di direzione, ma il risultato finale non ne risulta drammaticamente penalizzato.
L’utilizzo della luce gialla per l’ambientazione pugliese è qualcosa di già visto e mentre i campi totali restituiscono una veridicità d’insieme, i primi piani sono poco comunicativi e il montaggio non restituisce lo sguardo di un regista, portando a un ritmo lento e poco dinamico. Le scene del viaggio in macchina e ancor più l’avventura al circo trovano però un loro linguaggio sano, una bellezza narrativa e un umorismo grottesco che conquistano lo spettatore.
Tra dialetti, caldo e famiglie mafiose, vediamo un colorito ritratto dell’Italia che si immagina e che, nella sua decostruzione, si vive.
Mentre Cristian è il trentenne che vive ancora con la madre e non ha la minima voglia di lavorare, Palletta è il ragazzo semplice, lavoratore e romantico. Il primo è insensibile, Teresa lo ama e lo perdona e lui continua a mentire e di questo amore non vediamo neanche un bacio. L’altro, che ama Teresa e le dedica citazioni di Antonello Venditti o Max Pezzali, viene ignorato e soffre. Mentre cerca di appellarsi ai suoi valori di onestà e rispetto, tutto il mondo gli grida che non funzionano. Senza accorgersene a poco a poco cede anche lui alla strada facile del guadagno e per amore tradisce i suoi stessi valori. Due protagonisti complementari nelle loro opposizioni che seguiamo con piacere, comprendendoli e rattristandoci con loro quando la vita se ne prende beffa. Da Cristian che deve andare a letto con una “balena”, a Palletta che si ritrova in una situazione che non merita, ad Alfredo (Rocco Ciarmoli), il circense nano troppo brutto per trovare l’amore, a Teresa che chiama amore la bella faccia della menzogna, c’è un tema del fallimento che pervade tutta la pellicola. La storia finirà quasi tragicamente, ma è un peccato che non si arrivi fino in fondo e che si smorzi un finale amaro per rassicurare un pubblico non abituato. Le premesse per una chiusura spiazzante c’erano tutte.
Cristian e Palletta contro tutto e contro tutti
Nel suo esordio alla regia Antonio Manzini ci regala una commedia perfettibile ma ricca di spunti.