Pochi mesi fa è successo: dopo 15 anni nei quali l’hype per un sequel si era andato progressivamente spegnendo e anche i fan più fedeli avevano perso le speranze, il tre volte modello dell’anno Derek Zoolander è tornato a ricordarci cosa voglia dire essere belli belli belli in modo assurdo. Ora che il film è uscito in un’edizione home video (Blu-ray + digital HD, DVD e in versione collection Blu-Ray + DVD insieme al primo film) ricca di contenuti speciali – li elenchiamo più avanti –, abbiamo una buona scusa per dirvi la nostra sul ritorno del modello “really really really ridiculously good looking”.
Chi vi parla, come la maggior parte degli estimatori della commedia del 2001 scritta, diretta e interpretata da Ben Stiller, aveva scoperto quel piccolo capolavoro demenziale in noleggio da Blockbuster (pare una vita fa, vero?). D’altronde ai tempi dell’11 settembre c’era poca voglia di ridere in sala, e fu proprio l’home video a trasformare quella pellicola uscita in sordina in un vero e proprio film di culto. Stiller e la sua gang di comprimari per la prima volta si prendevano gioco dell’industria della moda in modo inedito e solo apparentemente spietato, ritraendo un mondo che a vederlo ora è a tratti attualissimo e a tratti lontano anni luce. Le gag erano molto scritte e tutt’altro che scontate, nonostante il film si avvalesse di una comicità estremamente fisica, e soprattutto a fare da collante al tutto c’era una trama da thriller che era stata rubata a piene mani da Glamorama, libro del 1998 di Bret Easton Ellis (l’autore di American Psycho). Ai toni da ‘Bond movie‘ caricaturale si aggiungevano infine l’ottimo ritmo della regia e l’interpretazione sopra le righe di un cast di figli del Saturday Night Live che da lì a qualche anno sarebbe stato conosciuto come ‘Frat Pack‘, creando un mix esplosivo.
È vero che se l’attesa è durata 15 anni è perché Stiller ha aspettato di avere lo script giusto (questa volta scritto prevalentemente da quel Justin Theroux che nel primo film interpretava il DJ malvagio ma che abbiamo visto anche come protagonista di The Leftovers per la HBO), ma a febbraio il sottoscritto si è recato in sala senza alcuna aspettativa e preparato al disastro totale. Eppure, miracolosamente, mi sono ritrovato davanti a un sequel addirittura migliore del suo predecessore.
I primi 5 minuti riassumono perfettamente il mix che ha portato Zoolander a essere un cult movie.
Zoolander 2 (o 2oolander o Zoolander No.2) si apre con un inseguimento notturno per le vie di Roma il cui ritmo già annichilisce l’ultimo 007 di Sam Mendes. Ecco il primo di una lunga serie di cammei d’eccezione, Justin Bieber, che ci porta immediatamente a uno sfottò della contemporaneità che ha il sapore del metacinema: siamo ai selfie con la classica smorfia demenziale (e non parliamo né di Blue Steel né di Le Tigre). Tornano i titoli dei TG a farci da spiegone, come nell’apertura del primo episodio, ma stavolta mentre dipingono un Derek sempre più cerebroleso (la brevissima scena in cui si cimenta con gli spaghetti è un instant classic) arrivano a spingersi coraggiosamente dove sembrava la commedia mainstream statunitense non potesse andare: “2001. Scioccante, stupefacente, sembra uscito da un film catastrofico di Hollywood. Questi alcuni dei commenti dei Newyorkesi per quello che è successo oggi”. L’allusione è chiara, ma in realtà parliamo dell’esilarante premessa da cui muoveranno tutte le storie del secondo episodio.
Soprattutto nella prima metà del film ci sono comunque momenti non riuscitissimi, ma le risate non mancano, e soprattutto si ristabilisce immediatamente quel legame emotivo che ormai poteva essere perduto. Intanto la narrazione procede, tra qualche ammiccamento di troppo al primo episodio e alcune battute eccessivamente legate all’attualità (la comparsata di Katy Perry suggella una delle scene meno felici), ma il film regala molto più divertimento del previsto e si conferma forte di una storia ancora più solida e articolata di quella del predecessore e di un cast arricchito da una straordinaria Kristen Wiig che sembra appartenere da sempre all’universo Zoolander.
Gli anni però sono passati, ed è oltremodo evidente.
Nel 2001 non solo non c’era la mania dei selfie (2012), ma non esistevano ancora né Facebook (2004), né Youtube (2005) né l’iPhone (2007). Non era ancora uscito Il Diavolo Veste Prada (2006), i fashion blog ancora non esistevano (The Sartorialist nasce nel 2005), la caduta e riscatto di Kate Moss erano lontani dal venire (lo scandalo per tossicodipendenza è del 2005) e Cara Delevigne (che nel frattempo ha stravolto il mondo delle sfilate e si è anche ritirata dalla passerella) aveva 9 anni. Tutto questo materiale arricchisce non poco molte delle gag, spesso giocate sul confronto tra contemporaneità e passato, ma saggiamente non diventa la base su cui viene costruita la narrazione, che piuttosto che riflettere su se stessa predilige un percorso autonomo e ottimamente congegnato.
L’industria della moda c’è tutta, e Zoolander 2 è la sua bandiera.
Se nel primo film avevamo un red carpet gremito di cammei, in questo nuovo installment non manca proprio nessuno. Anna Wintour, Valentino, Tommy Hilfiger, Marc Jacobs, Alexander Wang hanno una presenza sullo schermo che non si limita alla fugace apparizione, a riprova di come le maschere di Derek, Hansel e Mugatu siano diventati il modo intelligente e un po’ snob con cui la moda ride di se stessa. Le ragioni di un tale legame sono complesse, ma hanno a che fare con l’ambiguità dell’approccio di Stiller: i modelli uomini -cioè l’ultima ruota del carro o quasi- sono rappresentati come totali idioti ma anche come perfezionisti dediti alla sacra valorizzazione dei capi che indossano, gli stilisti sono schiavi della ricerca del nuovo a costo del ridicolo ma anche semidei che vivono in un limbo inebriati dalla propria arte (la natura di un ordigno progettato da Philip Stark e Al Qaeda che si vedrà nel film la dice lunga a riguardo). I riferimenti a sfumature anche molto sottili della fashion industry presuppongono una conoscenza dettagliata di meccaniche interne, collezioni e gossip di settore: parliamo di una pellicola che regala il meglio a chi ha dimestichezza con il mondo dell’haute couture pur rimanendo accessibile a tutti.
Ben Stiller si conferma uno dei personaggi più versatili della commedia americana.
È ben noto come il cinema di intrattenimento venga snobbato e come sia diretta la proporzionalità tra drammaticità del soggetto e riconoscimento autoriale; eppure, anche se ovviamente non siamo di fronte a un capolavoro, Zoolander No.2 si conferma un prodotto di genere confezionato eccezionalmente bene e che pur nei limiti autoimposti testimonia la maturità raggiunta da Ben Stiller e merita il giusto riconoscimento. Senza paura di difendere una sana demenza e senza complessi di inferiorità.
Il regista negli anni è cambiato e sarebbe interessante vederlo tornare a esplorare i panorami narrativi già saggiati da I Sogni Segreti di Walter Mitty, ma è impossibile non notare come l’esperienza impegnativa della direzione delle scene di azione di Tropic Thunder (che già vedeva la collaborazione Stiller-Theroux) e l’inusuale mix di generi lì sperimentato siano diventati strumenti che il nostro sa padroneggiare. La sceneggiatura stavolta gioca molto di più con la lingua, tanto da non rendersi apprezzabile nella versione italiana se non a chi abbia una tale padronanza dell’inglese da intuire le battute originali (ma per questo c’è l’opzione multi-lingua del Blu-ray). È venuto naturale a molti paragonarlo con Mel Brooks (il suo regista preferito), ma il nonsense del sequel di Zoolander ha un sapore molto inglese e a tratti teatrale: non si cerca il facile tormentone.
L’edizione home video è ricca di contenuti speciali: la Universal infatti oltre alle scene inedite ha incluso numerosi extra: il commento al film di Ben Stiller; La passerella in giro per il mondo; È meglio essere belli che sentirsi bene; Tutte le strade portano a Zoolander; Abiti tostati e altre cose poco stilose; Believe in yourselfie; L’eredità di Zoolander; Drake Sather: L’Uomo che creò Zoolander; Stai zitto, Valentino: Will Ferrel sull’Altare del Sacrificio e Zoolander: la serie animata (episodio).
Detto questo, sappiate una cosa: anche solo le poche parole così convintamente pronunciate da Kiefer Sutherland o il memorabile quanto inquietante modello incarnato da Benedict Cumberbatch valgono l’acquisto del Blu-ray. Direi proprio che il nostro regista/attore si merita uno Slashie Award.