La notizia è arrivata come un fulmine a ciel sereno, cogliendo di sorpresa sia i telespettatori che gli addetti ai lavori: Penny Dreadful chiude i battenti. A seguito di un comunicato apparso poco dopo la messa in onda americana dell’ultima puntata, la serie gothic horror di Showtime (co-prodotta da Sky UK) si conclude per volontà dello stesso showrunner John Logan (Il Gladiatore, The Aviator, Skyfall) che, con il sostegno del presidente del network David Nevins, ha ritenuto opportuno porre fine alle avventure di Vanessa Ives e soci in questa terza stagione.
Ovviamente anche quest’anno il motore dello show, nonostante Penny Dreadful sia una serie corale, è il personaggio interpretato da Eva Green.
Vanessa Ives, lasciata sola a Londra da Ethan Chandler (Josh Hartnett) e Sir Malcolm (Timothy Dalton), inizia un percorso per cercare di lasciarsi alle spalle i demoni che affliggono il suo passato ma, nel tentativo di reagire a questo stato depressivo, viene sedotta dal conte Dracula (Christian Camargo) che vede in lei la partner perfetta per far sì che il male domini il mondo; Mr. Chandler e Sir Malcolm, di ritorno dagli Stati Uniti, alla fine riescono ad evitare che la situazione precipiti ma questo costerà il sacrificio di Miss Ives. Parallelamente a tutto ciò assistiamo al progressivo disfacimento del rapporto tra Lily (Billie Piper) e Dorian Gray (Reeve Carney) che, con l’aiuto del dottor Frankenstein (Harry Treadaway) e del dottor Jekyll, cercano di addomesticare l’indole ribelle della donna mentre ‘la creatura’ Mr. Clare (Rory Kinnear) riesce finalmente a ricongiungersi con la sua famiglia (anche se a caro prezzo).
Tanti sono gli elementi che hanno contribuito in questi tre anni a rendere Penny Dreadful una serie amata dal pubblico.
John Logan sapeva di avere tra le mani gli ingredienti necessari per creare un prodotto che avrebbe lasciato il segno, prendendo come ispirazione i romanzi brevi popolari britannici del XIX secolo (i “penny dreadful” appunto): già il fatto di ambientare un gothic horror nella Londra vittoriana era di per sé una scelta vincente, ma se aggiungiamo anche che i protagonisti dello show sono grandi personaggi della letteratura (e della cinematografia) mondiale come Frankestein, Dr. Jekyll, Dracula e Dorian Gray allora il mix diventa davvero micidiale. Era difficile poter dire qualcosa di nuovo utilizzando questi characters così usati (e talvolta abusati) sul grande schermo ma lo showrunner è riuscito in quest’impresa (riuscendo a metterli sotto un’altra luce, non era scontato) non scadendo mai nel trash, in virtù di una scrittura che regala una raffinatezza che raramente si era vista in televisione. Ed è questo uno dei grandi punti di forza di Penny Dreadful, il bilanciamento perfetto tra il bello e il brutto, tra l’aspetto orrorifico e la ricerca estetica portata ai massimi livelli, grazie anche alla meravigliosa messa in scena ad opera di un comparto tecnico da urlo (scenografie, costumi, trucco, effetti speciali).
Ma è nelle interpretazioni dei suoi attori che Penny Dreadful ha costruito il suo grande successo.
Qui bisogna fare i complimenti a chi ha lavorato al casting perché tutti gli interpreti che hanno fatto parte del progetto sono di altissimo livello; Penny Dreadful ha avuto il merito di riportare in auge star che negli anni sono passate in secondo piano come Timothy Dalton (che nella sua carriera può vantare di aver interpretato James Bond) e Josh Hartnett (Black Hawk Down, Black Dahlia), ma anche Rory Kinnear, Helen McCrory, Billie Piper, Harry Treadaway; tutti veramente bravissimi. E poi c’è Eva Green, l’anima e il cuore pulsante di Penny Dreadful. Sapevamo già che l’attrice francese fosse brava ma è grazie alla serie Showtime che la Green ha ottenuto il riconoscimento internazionale unanime di critica e pubblico di cui aveva bisogno e non è un caso che sia riuscita ad ottenerlo interpretando un personaggio complessissimo come quello di Vanessa Ives, donna estremamente forte ma allo stesso tempo anche romantica e fragilissima (vedremo se anche quest’anno gli Emmy avranno il coraggio di snobbare la sua performance).
Bisogna però dire che questa terza stagione è stata la meno brillante della storia dello show.
Nonostante il livello qualitativo rimanga alto e nonostante il buon finale, qualche difetto in questa stagione conclusiva c’è: forse sarà stato il numero esiguo di puntate a disposizione (solo 9) ma l’impressione è che Logan, con i suoi autori (quest’anno non ha scritto tutto da solo), non abbia avuto il tempo necessario per uno sviluppo approfondito di alcuni personaggi che hanno fatto la loro comparsa quest’anno; purtroppo characters interessanti come quelli di Catriona Hartdegen e della dottoressa Seward sono entrati in scena troppo tardi e hanno avuto poco minutaggio a disposizione (potevano avere un grande potenziale) mentre due icone come il conte Dracula ma soprattutto il Dr. Jekyll avrebbero meritato un trattamento più adeguato per personaggi del loro calibro (messi davvero troppo in secondo piano). Anche la gestione di alcune storylines non è stata proprio impeccabile, come quella tra Ethan Chandler e la demone Hecate Poole (la peggiore in assoluto) e quella tra Lily e Dorian Gray (chiusa in maniera non totalmente soddisfacente). Viene da pensare che la cancellazione della serie sia stata decisa durante la terza stagione, costringendo a un cambio di rotta improvviso. A confermare tale teoria anche l’altrimenti inutile rimando a Imhotep, la celebre ‘mummia’, fatto da Ferdinand Lyle nel sesto episodio, così come il pretestuoso titolo di ‘Lord Hyde’ ereditato in zona Cesarini da Jekyll.
Questa stagione ha chiarito tutti i dubbi su quale sia il target di riferimento della serie, ovvero quello femminile.
Fateci caso, in Penny Dreadful tutti i personaggi maschili, se escludiamo forse Mr. Clare, sono cattivi o compiono azioni molto poco edificanti mentre le donne, anche quelle con una personalità oscura, rubano sempre la scena, sono affascinanti e molto più avvedute nelle scelte che compiono rispetto agli uomini; quest’anno poi l’elemento sentimentale ha prevalso molto di più rispetto all’aspetto horror della serie: ora, non dico che l’approccio sia stato errato (Penny Dreadful ha sempre avuto una solida fanbase femminile sin dagli esordi) ma è stato troppo brusco, lasciando in questo modo interdetto il pubblico maschile (vedi per esempio la storyline Chandler/Poole, che non avrebbe sfigurato in un fotoromanzo o in un libro Harmony).
John Logan, spiegando il finale, ha dichiarato che alla fine della seconda stagione sapeva benissimo che “Vanessa Ives si allontana da Dio, brucia il crocifisso e rimane completamente da sola senza l’unica cosa che le dà forza, la fede. Siccome la serie, per me, è sempre stata incentrata su una donna, la sua fede e il suo rapporto con Dio, ho pensato che l’idea di lei che tornava da Dio e raggiungeva una sorta di apoteosi sarebbe stato il finale appropriato”; qui ha perfettamente ragione, questo finale ha senso perché era necessario che Vanessa Ives si sacrificasse per il bene di tutti, capolinea di un percorso coerente che il suo personaggio ha fatto in queste tre stagioni (e che ha soddisfatto pienamente i fan). In una televisione dove si rinnovano alcune serie vita natural durante a scapito della qualità del prodotto, Penny Dreadful va controcorrente e chiude anzitempo un viaggio che ha appassionato milioni e milioni di telespettatori, probabilmente per via di ascolti non proporzionati all’altissimo costo della produzione. Quel che rimane, però, è un ricordo indelebile e meraviglioso. God save Vanessa Ives!