A meno di un anno di distanza dall’uscita nelle sale statunitensi, arriva in Italia American Ultra, il film del regista inglese Nima Nourizadeh. Una pellicola che, almeno nelle intenzioni, avrebbe voluto spaziare fra i generi teen movie, commedia e fanta-action. Un progetto ambizioso, tanto che per vedere la luce, considerati anche i costi piuttosto alti (si parla di cifre vicine ai trenta milioni di dollari), è stato realizzato con la collaborazione di diverse case di produzione. Tuttavia l’obiettivo non è stato completamente raggiunto. I generi rimangono spesso indistinti e poco bilanciati, scarsamente integrati e sovrastati da pur buoni effetti speciali.
I giovani Mike (Jesse Eisenberg) e Phoebe (Kristen Stewart) abitano nella provincia americana, in West Virginia, dove la vita scorre senza sussulti e dove è più facile inseguire l’utopia che realizzare programmi di vita. Sono la perfetta coppia fuori di testa, “Lei perfetta, io fuori di testa”. Mike fa uso di droghe leggere, la sua indole è fragile ma è anche un ragazzo tenero e sensibile che si fa carico di tutte le contraddizioni dell’esistenza, del dolore, dell’amore e le interiorizza come una carta assorbente. Phoebe è la sua ragazza ed è la figura che gli dà equilibrio, sicurezze e prospettive. È il suo punto di riferimento e il suo “tutor”. La svolta delle loro vite, e del film, arriverà all’improvviso, quando Mike scoprirà di essere un agente addestrato per uccidere attraverso un esperimento, il “Programma Ultra”, su cui la Cia e altre forze governative cercano il controllo senza esclusione di colpi. Coinvolgendo inevitabilmente anche i due ragazzi in un gioco mortale.
Nima Nourizadeh è bravo e fa il suo. Il cineasta inglese conferma una buona mano e una buona visione d’insieme, confermando, per quanto gli compete, le sue doti già dimostrate nel suo precedente lavoro Project X del 2012. Molto buono il supporto di Robert Benavidez che ha curato gli effetti speciali e quello di Marcelo Uchoa Zarvos, il musicista e compositore brasiliano che ha firmato la colonna sonora. Chi ama frasi volutamente demenziali ed esilaranti avrà le sue soddisfazioni. Chi apprezza situazioni inattese si stupirà nel vedere come un apparente scantinato sia in realtà un ambiente sorprendentemente diverso e infine a chi piacciono scene di spettacolare nonsense faccia bene attenzione a una padella, un peluche e un anello. Ma anche indossare la camicia nuova davanti al specchio, strapparsi rabbiosamente il cartellino e andare a salvare la propria ragazza non sarà male. Una nota positiva anche per i due protagonisti, Jesse Eisenberg e Kristen Stewart che vedremo di nuovo insieme nell’ultimo film di Woody Allen Café Society. L’uno a suo agio nel ruolo di Mike, a dimostrazione della sua progressiva ecletticità, l’altra invece nelle acque sicure di un ruolo abbastanza simile a quello di Bella, anche senza vampiri e licantropi, che l’ha resa famosa al grande pubblico. Per chi la volesse vedere altrove ed apprezzarne le diverse sfumature interpretative, consigliamo Sils Maria in coppia con Juliette Binoche.
Tutto ciò però non basta per fare di American Ultra un film all’altezza delle aspettative e… dei costi. E il motivo purtroppo risiede nella sceneggiatura. Max Landis, il giovane emergente autore dello script, dimostra infatti tutti i suoi limiti, così come si erano già notati nel suo precedente Victor – La storia segreta del dott. Frankenstein. Vale a dire un buona idea ispiratrice ma sviluppata in modo confuso, disordinato, a tratti troppo criptico e sospeso. Lo sceneggiatore statunitense non riesce a dare linearità al plot e lo spettatore si alza dalla poltrona contento di non aver buttato i soldi del biglietto e di aver trascorso un’ora e trentasei minuti piacevoli ma con la consapevolezza di aver assistito ad un cerchio che non si è chiuso. Speriamo che si chiuda nel secondo film. Sì, perché la storia si presta decisamente ad avere un seguito e ci stupiremmo che qualcuno non ci abbia già pensato.
A proposito di alzarsi dalla poltrona, non fatelo prima della fine dei titoli di coda. Assisterete ad un altro film nel film. Un corto delizioso che, per poco, non è lui a chiudere il cerchio.
American Ultra: 007 a sua insaputa
Jesse Eisenberg è un fattone che scopre di aver subito un lavaggio del cervello che lo ha reso un perfetto agente segreto.