Quando si parla di isole volanti e cartoni animati l’immaginario collettivo va subito ad opere per bambini. Invece l’astuzia di un regista come Miyazaki con questi temi e queste forme letterarie riesce ad attirare gli adulti in un’opera metafisica che è tutt’altro che un cartone per i più piccoli. Anzi, ne fa una delle opere cinematografiche più grandi nella storia dei film d’animazione.
Quest’anno ricorre il 30° anno dall’uscita di Laputa – Castello nel cielo (天空の城ラピュタ Tenkū no shiro Rapita), uno dei più importanti capolavori di Hayao Miyazaki, dio dell’animazione – come viene chiamato in Giappone– nonché senza ombra di dubbio il più grande regista di anime di sempre. Laputa, secondo molti, è il suo capolavoro. Opera prima dell’ormai mitico Studio Ghibli e terza opera del regista, ha ispirato e cambiato il cinema d’animazione da lì in avanti, diventando il punto di riferimento per tutta una generazione di registi d’animazione.
Nonostante sia stato tutto completamente disegnato, animato e realizzato a mano senza l’uso del computer, il film ha una cura del dettaglio ed una spettacolarità che la maggior parte dei più moderni anime computerizzati si sognano. Miyazaki disegna fondali dai colori “liquidi” di un blu sorprendente e l’affascinante verde dei prati dona alla scena una profondità mai vista prima di allora. Per la prima volta tutti i personaggi, e non solo i protagonisti, hanno delle fisionomie ben riconoscibili che donano vita e personalità ai disegni, e le figure immerse in scenari incantevoli hanno una fluidità di movimento impressionante. Insomma, Laputa è un capolavoro di cui si sente tutt’oggi l’influenza anche in opere più mainstream come il famosissimo Neon Genesis Evangelion, che cita l’opera miyazakiana ogni volta che può.
Miyazaki prende l’idea dell’isola volante da I Viaggi di Gulliver, per realizzare i disegni della città si rifà al dipinto La torre di Babele del pittore fiammingo Pieter Bruegel e trae ispirazione delle foto di paesini dell’Alto Lazio come Civita di Bagnoregio, borgo mozzafiato poco distante da Roma candidato a entrare nella lista Unesco dei Patrimoni dell’Umanità, che da due anni ospita il festival di illustrazione La Città Incantata – Meeting internazionale dei disegnatori che salvano il mondo. Miyazaki rimase tanto incantato dalle foto di quei luoghi da volerli visitare personalmente nel 1990 (è documentata la sua presenza a Civita di Bagnoregio e Calcata).
Ma torniamo al film. L’orfano Pazu è un operaio di miniera che sogna di riabilitare il nome del padre, sbeffeggiato e deriso in vita perché credeva nella leggenda di Laputa. Vede scendere dal cielo “la fragile” Sheeta, una misteriosa ragazza con al collo una strana pietra luminescente che poi si scoprirà essere una gravipietra – materia rocciosa dotata di poteri sovrannaturali. Pazu subito si rende conto che di fragile, la ragazza, ha ben poco. Sheeta è inseguita da un misterioso gruppo di militari guidati dall’infimo Capitano Muska e da una bislacca compagnia di pirati dell’aria che si rivelerà un prezioso alleato dei due ragazzi. Dopo una serie di divertenti ed allo stesso tempo drammatiche peripezie, in pieno stile Miyazaki, i personaggi riescono a trovare la misteriosa isola volante. In una scena chiave, Sheeta capisce che la desolata e desolante Laputa è la tomba, metaforica, dell’umanità: per quanto profonda sia la sua scienza, per quanto avanzata la sua tecnologia, i suoi abitanti hanno dimenticato il contatto con la terra ed il sapere è divenuto sterminio e morte.
Miyazaki affronta in Laputa – Castello nel cielo una serie di temi a lui molto cari e presenti in quasi tutte le sue opere successive: il rapporto tra umanità e natura (tema in realtà già affrontato in Nausicaä della Valle del vento), una critica all’uso che gli uomini fanno della scienza e dalla conoscenza, una tecnologia che prende quasi un’accezione steampunk, il volo e la guerra.
Laputa è una di quelle opere che non possono mancare nel vostro bagaglio culturale cinefilo.
“Nella terra radici piantiamo, con il vento la vita passiamo, con i semi gli inverni superiamo, con gli uccelli la primavera cantiamo” – canzone della Valle del Gondoa – Sheeta.
Castello nel cielo fu presentato in Italia per la prima volta solo nel 2004, in DVD da Buena Vista Home Entertainment e successivamente proiettato nei cinema nostrani nell’aprile 2012 grazie a Lucky Red Distribuzione.
30 anni di Laputa, il capolavoro di Miyazaki ispirato da Civita di Bagnoregio
"Laputa - Castello nel cielo" di Miyazaki usciva 30 anni fa. La nostra recensione di una pietra miliare del cinema d'animazione.