Difficile che un film di fantascienza possa generare frequenti cali di tensione e di attenzione. Equals purtroppo ci riesce ma è un fatto che, anche sul grande schermo, l’estate e il Ferragosto bisogna pur sfangarli. Accanto a ciò va però subito aggiunto che gli ultimi dieci minuti in parte riscattano un film dove nel finale la regia trova finalmente la forza di battere un colpo. Peccato, verrebbe da dire, che da lì non si riparta nonostante si abbiano alle spalle novanta minuti poco meno che soporiferi.
Drake Doremus in realtà si avvale della fantascienza per narrare una storia d’amore. Ma il futuro distopico di Equals appare debole, prevedibile, a volte perfino superato dalla realtà. Di questo contesto, che non dice e non fa vedere nulla di quanto non sia stato già detto e visto, ne risente anche il plot e i personaggi, quasi perennemente avvitati su se stessi tranne che nel colpo d’ali finale. Il tentativo, apprezzabile nelle intenzioni, di trasferire in una società disumanizzata e sottomessa una grande storia d’amore trasgressiva, tormentata e ostacolata, si infrange contro i più comuni degli stereotipi. In casi come questo ci si aspetterebbe il contributo della regia per colmare i vuoti della sceneggiatura, riequilibrare il film e potenziarlo, ma lo statunitense Doremus sceglie la strada della direzione didascalica e orizzontale, probabilmente impeccabile dal punto di vista tecnico ma incapace di arrivare nel profondo. Sarà che lo spettatore italiano cresce a pane e Superquark, ma anche l’incipit del film, che ha per sottofondo nientemeno che l’Aria della Suite n. 3 di Johann Sebastian Bach, sembra introdurre un grande “spiegone”, come in effetti un po’ si rivelerà. Il lavoro è stato presentato in concorso a Venezia 2015.
Equals è ambientato in una società dove governa il Collettivo, un’entità suprema che per evitare ribellioni e mantenere il potere ha abolito e messo fuori legge le emozioni. Chi ancora ne possiede qualcuna è un “imperfetto” con “sindrome da sovra eccitazione”, viene perciò considerato malato e messo in cura. Non è provato che sia una patologia contagiosa ma per non correre il rischio di scatenare epidemie, se la cura non funziona si passa direttamente alla condanna a morte. Silas e Nia sono due “imperfetti” ma riescono a nasconderlo perché ai tempi del Collettivo “per essere se stessi bisogna mentire”. Si innamorano e cominciano a pensare a una via d’uscita, considerando anche che mentre il regime ha istituito il concepimento come una fredda pratica di “servizio” Nia, al contrario, scopre di essere incinta dopo un incontro “emotivo” con Silas. I dialoghi sono scarni, forse anche troppo, ma in compenso Equals ha il merito di creare una scenografia molto efficace. Anche su questo versante non c’è traccia nella pellicola di qualcosa di innovativo, con il bianco che domina l’abbigliamento delle persone, dell’architettura, dell’arredamento e di tutta la società “Collettiva”. Per avere un sussulto cromatico bisogna attendere trenta minuti buoni, quando nello scuro della penombra le sagome di Silas e Nia si toccano le mani e i volti. Un senso di claustrofobia pervade tutto il film ed in gran parte è l’effetto delle ambientazioni, anonime anche nei luoghi aperti. Ma è proprio la claustrofobia che si respira e l’annesso ordine maniacale e asettico di persone e cose a far sì che l’allestimento sia una delle cose più coerenti e ben riuscite del film. Con il passare dei fotogrammi si è assaliti da una vaga inquietudine, tanto da sperare perfino di uscire dalla sala e vedere almeno un cassonetto trabordante di sacchi di spazzatura.
Nicholas Hoult e Kristen Stewart sono gli interpreti principali e caricano sulle loro spalle l’intero peso del film. Entrambi se la cavano egregiamente. La Stewart, che comunque interpreta ancora una Bella che non può amare il ragazzo di cui è innamorata, si ritaglia un personaggio a cui riesce a dare sfumature diverse e quindi doppiamente brava.
Ci ricordavamo di Drake Doremus in Like Crazy con Felicity Jones (fantastica) e Anton Yelchin, una storia d’amore moderna, sull’onda delle grandi storie d’amore ma originale, senza pause, a suo modo imprevedibile ma credibile, ben interpretata e molto ben girata. Auguriamo a Doremus di tornare a quello spirito, a quella visione di cinema e a quella mano con la macchina da presa. Sarà un grande piacere (ri)vederlo.
Lo sci-fi Equals: l’amore come atto di ribellione.
Drake Doremus realizza una storia d'amore in un contesto fantascientifico. Kristen Stewart e Nicholas Hoult i protagonisti.