Uomini e squali nel cinema. Tutto inizia nel 1975 con Jaws, il capolavoro di Steven Spielberg. Da allora il grande schermo li ha raffigurati in tutti i modi e di tutti i tipi, specie e dimensioni. Ci sono stati squali “volanti” (Sharkanado), geneticamente modificati (Sharktopus), giurassici (Jurassic Shark) e fantasma (Ghost Shark). Li abbiamo trovati di solito negli oceani ma anche nei laghi e nei fiumi (Il lago del terrore e Il fiume del terrore). Ispirati a fatti realmente avvenuti (Open Water) o scaturiti dalla fantasia più o meno sfrenata degli sceneggiatori (The Reef, Blu Profondo, L’Ultimo Squalo, Mega Shark vs. Giant Octopus, Super Shark, Blue Demon, Shark Night e chi più ne ha più ne metta.
Il percorso del cinema attraverso questa creatura potente, aggressiva e spietata fa ora tappa in Paradise Beach – Dentro l’incubo, la nuova pellicola di Jaume Collet-Serra. Il film è probabilmente l’incubo peggiore di ogni surfista. Nancy Adams è una giovane texana diretta verso una spiaggia messicana conosciuta solo da poche persone e difficilmente raggiungibile. Un ragazzo si offre di accompagnarla nell’ultimo tratto e quando arrivano la ragazza scopre un vero e proprio Paradiso. A parlarle di questo pezzo di Eden era stata sua madre, appena morta di cancro, che frequentò quei luoghi quando l’aveva in grembo. Nancy è un’esperta e brava surfista ma la vera molla che l’ha spinta ad affrontare questo viaggio è stata quella di ripercorrere il rapporto empatico con sua madre e magari cercarne radici sconosciute. Sul posto trova due ragazzi che scorrazzano tra le onde con le loro tavole, ma lei, accorta e prudente, i guai non vuole cercarseli e li tiene a debita distanza. Così quando i due se ne vanno e gli offrono un passaggio per far ritorno al vicino villaggio, rifiuta. Quando l’auto dei ragazzi sta per lasciare la spiaggia Nancy avrebbe già bisogno del loro aiuto, ma i due non se ne avvedono. La giovane texana infatti è presa di mira da uno squalo attratto in quello spazio di mare da una carcassa di balena. Sarà quindi costretta a difendersi seduta su un piccolo scoglio emerso con la bassa marea (The Shallows il titolo originale), a fare i conti con una brutta ferita che affronterà grazie al fatto di essere una brillante studentessa nella facoltà di Medicina, a fare amicizia con “Steven Seagal” il nome dato ad un gabbiano che le fa compagnia e che fa venire in mente il “Wilson” di Tom Hanks in Cast Away, ma anche con la malvagità umana e soprattutto con la necessità di restare lucidi e razionali in una situazione estrema.
A parte Lo Squalo di Spielberg, film non paragonabile con nessun altro neanche se, come in questo caso, gli si strizza l’occhio, Paradise Beach – Dentro L’incubo dimostra che lo shark movie funziona quando al centro della scena c’è una lunga e ravvicinata sfida all’ultimo sangue tra uomo e squalo. Il regista spagnolo, che evidentemente è partito con questa idea ben chiara in testa, ha aggiunto ingredienti utili ai registri di genere e una capacità di ripresa che si apprezza per la sua “sobrietà”, ovvero per l’intelligenza di chi ha evidentemente considerato che una storia già così incredibile non avrebbe avuto bisogno di sequenze grottesche. A riprova di ciò, l’ora e diciotto minuti di film dimostra che Jaume Collet-Serra ha vinto la sua sfida fondamentalmente per non aver voluto strafare neanche nei momenti dove poteva essere forte la tentazione di allungare il brodo, vedi la comicità insidiosa di un “chiudi il becco” che la protagonista rivolge al suo amico gabbiano, o la “punizione” che la natura riserva a chi si macchia di infamia e ingordigia. Il cineasta spagnolo si era già fatto apprezzare con un altro horror, Orphan (2009), alla cui produzione aveva contribuito anche Leonardo Di Caprio.
Nancy è interpretata da Blake Lively, che alla fine di settembre rivedremo in Café Society, l’ultimo lavoro di Woody Allen presentato all’ultimo Festival di Cannes. L’attrice americana tiene molto bene il personaggio. Quando si mette in costume da bagno si vede che sulle passerelle non sfigura neanche come modella ed è anche questa sua fisicità, insieme all’incanto naturalistico della location, ad aggiungere forza alla ferocia del predatore e, per contrasto, al senso di impotenza della preda. Paradise Beach – Dentro L’incubo si fa apprezzare anche per le musiche composte da Marco Beltrami, statunitense di origini italiane, titolare di un lunghissimo curriculum di colonne sonore di pellicole di gran successo, tra cui ci piace ricordare Le tre sepolture (2005) di Tommy Lee Jones.
La scalata al box office di Paradise Beach – Dentro L’incubo è la conferma che con gli squali, contrariamente a tutti gli altri pesci, ad abboccare è sempre l’uomo.
Paradise Beach: torna il peggior amico dell’uomo
Dopo i vari Sharknado, il temibile animale torna protagonista di una caccia all'uomo contro la bellissima Blake Lively.