Damien Chazelle, ricordatevi questo nome per il futuro. Il giovane autore statunitense, divenuto famoso per aver diretto l’acclamato Whiplash, era chiamato ad una non facile conferma con La La Land, film che apre oggi la 73° Mostra del Cinema di Venezia. La pellicola, che vede come protagonisti due divi come Emma Stone e Ryan Gosling, è la prima grande produzione in mano al promettente regista e, con tutte le aspettative della vigilia, era un compito che avrebbe fatto tremare i polsi anche a molti veterani del cinema, figuriamoci un giovane trentunenne ex musicista jazz che ha all’attivo solo due film (per di più indie e low budget). Possiamo dirlo: il film non solo non delude le attese ma segna un ulteriore passo in avanti nell’evoluzione della poetica di Chazelle.
Se guardiamo alla superficie, il film è la più classica delle commedie romantiche.
La storia è incentrata sulla relazione tra Mia (Emma Stone), una giovane attrice in cerca di fama, e Sebastian (Ryan Gosling), uno squattrinato e romantico musicista jazz; i due si conoscono e da lì inizia una bella storia d’amore che però verrà messa a dura prova dalle loro rispettive carriere.
La pellicola è un musical che però cerca di andare oltre il genere.
Il film, suddiviso in quattro capitoli, nella prima parte ci mostra una regia molto insolita per un musical e più accostabile al film d’autore: carrellate, molti piani sequenza (con una splendida sequenza iniziale) e anche molte scene con macchina a mano (e già questo ci fa intuire l’intento del regista); invece nella seconda l’approccio di Chazelle è molto più classico, più in linea con le grandi commedie e musical americani del passato. Il messaggio che l’autore vuole comunicare, utilizzando ancora una volta in maniera preponderante la musica jazz, è questo: in un periodo storico dove il musical e il jazz rischiano di scomparire a causa dello scarso appeal che hanno sulle nuove generazioni, è ancora possibile riuscire a far appassionare i giovani a questi due generi diventati ormai di nicchia ma è necessaria un’evoluzione darwiniana che stia al passo con i tempi. E come riuscirci allora? Semplice, basta scegliere gli ingredienti giusti: bel ritmo, citazioni metacinematografiche, un cast in stato di grazia (con una Emma Stone e soprattutto un Ryan Gosling semplicemente perfetti), le musiche accattivanti ed orecchiabili di Justin Hurwitz in evidenza (City of Stars vi rimarrà in testa per parecchio tempo, fidatevi) ed una regia, come detto in precedenza, che guarda al passato con un occhio estremamente moderno, aiutata anche da un comparto tecnico eccellente. È chiaro, la pellicola è stata costruita in maniera tale da piacere al maggior numero di persone possibili e, per questo motivo, qualcuno può obiettare sulla spontaneità e sulla genuinità del film (problema che invece Whiplash non aveva) ma questo non intacca minimamente l’assoluto valore del prodotto finale.
La La Land, che uscirà nelle sale italiane tra il 2 ed il 16 dicembre, già da ora può essere considerato come uno dei titoli di punta della prossima stagione cinematografica e si candida a fare la parte del leone sia qui al festival (il presidente di giuria Sam Mendes sicuramente non rimarrà insensibile alla visione) che agli Oscar del prossimo anno (non dimentichiamoci che Venezia, nelle due ultime edizioni, ha presentato Birdman e Spotlight, film che hanno poi vinto la statuetta come miglior film).