Quando ci troviamo di fronte a una storia che promette di raccontare il rapporto tra una bellissima donna e un architetto di successo alto 1 metro e 45 centimetri, ma che ha il volto di Jean Dujardin, probabilmente sappiamo già come si concluderà. Quello che non sappiamo è tutto quello che sta in mezzo. E quello che sta in mezzo è sempre il film vero e proprio: Un amore all’altezza è un film che vive nel mezzo, nelle sfumature, nei punti di incontro, nei diversi punti di vista. In tutti i sensi: perché Alexandre –come abbiamo poco sopra accennato- è un uomo diverso, non un nano, semplicemente basso, molto basso, che fin dal momento in cui la macchina da presa si accende, corteggia Diane (Virginie Efira), una bellissima donna, avvocato di successo, che però ha smarrito il cellulare, e per riaverlo dovrà (ben volentieri) accettare l’invito di Alexandre, divertente, colto, sfacciato, che lo ha ritrovato e intende restituirlo. Il loro primo appuntamento, però, non è proprio quello che Diane aveva immaginato.
Se è vero che il sorriso è assicurato, è altrettanto vero e innegabile che non ci troviamo di fronte a un film semplice: la commedia a cui guarda il regista e sceneggiatore Laurent Tirard non è solo quella moderna alla Bridget Jones, fatta di gag e momenti di altissima comicità, ma è anche quella classica hollywoodiana di Frank Capra “perché anche lui –spiega lo stesso Tirard – giocava con le favole e aveva una visione positiva delle persone. Non mostrava mai la cattiveria, ma solo tanta umanità”. E infatti quello che più spicca nel film è l’umanità e la leggerezza con cui viene trattato il tema dell’amore tra due persone fisicamente così diverse, senza mai cadere nel melenso e nel grottesco. Il film argentino del 2013 Corazon de Léon, da cui è tratto il soggetto del film, risultava agli occhi del regista troppo strappalacrime per un contesto europeo, “ma l’idea non era quella di fare un documentario sulle persone così piccole. Volevamo parlare di cose importanti con leggerezza, e perché il film restasse una commedia era importante mantenere una certa distanza poetica”. Così le parti dell’ ex marito di Diane e della sua segretaria portano alta la bandiera della comicità, mentre questa distanza poetica è tutta spiegata dall’interpretazione, fantastica, di Jean Dujardin: mai una volta è caduto nel vittimismo e nell’eccesso di malinconia, ma ha donato una dignità al personaggio con grande pacatezza e autenticità. Inoltre la sua condizione, che non è imbarazzante per lui, che è sempre stato basso, ma per gli altri, che lo guardano dall’alto, è puntellata di picchi di autoironia che non tutti i personaggi che rischierebbero di risultare degli hobbit in giacca e cravatta possono permettersi. Il fatto di poter sostituire la particolare caratteristica di Alexandre con qualsiasi altra, rende il film universale e una commedia sofisticata. E se Alexandre si concentra sul tema della diversità, Diane affronta quello dei pregiudizi: ama quell’uomo fino a quando uno sguardo curioso e una risatina di troppo incontrano il loro cammino. E non è facile non risultare antipatici agli occhi degli spettatori. Virginie Efira risulta invece molto naturale e sincera e il suo finale non è poi così scontato.
Il film pecca semmai negli effetti speciali: il digitale è troppo evidente, in alcune scene le proporzioni dei due protagonisti sono sfalsate e Alexandre sembra un bambino rispetto a Diane. Per il resto, la regia di Tirard è sempre molto misurata e poetica, si affida a un soggetto ideale per la commedia, narrativamente semplice ma con personaggi ben strutturati e complessi al punto giusto.
Un amore all’altezza è un’interessante commedia per adulti, piacevole e scorrevole. Un’altra dimostrazione che, in fondo, le dimensioni non contano!
Un Amore All’Altezza: la recensione in anteprima
Di Elena Pisa
L'affascinante Jean Dujardin di The Artist viene trasformato digitalmente in un nano che dovrà conquistare il cuore della statuaria Virginie Efira.