Inutile dirlo, The Young Pope era uno degli eventi più attesi di questa Mostra del Cinema di Venezia; fin da quando è stata annunciata, la co-produzione televisiva Sky/HBO/Canal+ creata e diretta dal Premio Oscar Paolo Sorrentino ha generato un hype pazzesco tra il pubblico (tenete conto che per la prima proiezione pubblica delle 19:00 i biglietti erano già sold out dalla mattina presto!). Presentate qui in anteprima le prime due puntate la domanda che alla vigilia tutti ci siamo posti è questa: il Sorrentino televisivo riuscirà ad essere all’altezza del Sorrentino cinematografico? La risposta è assolutamente sì.
Protagonista della serie è il giovane papa italo-americano Pio XIII, interpretato da Jude Law.
Lenny Belardo (questo è il vero nome del pontefice) viene eletto dal Conclave grazie all’appoggio decisivo del Cardinale Voiello (Silvio Orlando), il potente Segretario di Stato vaticano che, a torto, pensa di poter manovrare il nostro Young Pope per i suoi scopi ma scoprirà a sue spese che Pio XIII è un uomo imprevedibile e non manipolabile.
The Young Pope è la splendida rappresentazione del Vaticano visto da Sorrentino.
Lo show comincia con una sequenza che sottolinea in maniera istantanea la complessità del character di Pio XIII, un ultraconservatore che vuole rivoluzionare da cima a fondo la Chiesa e la gerarchia ecclesiastica; la sceneggiatura, anche questa opera di Sorrentino, dipinge Belardo come un uomo in conflitto con sé stesso e col mondo che lo circonda e questo già ci mostra da subito un personaggio estremamente tridimensionale. La serie però non è un one man show: da Suor Mary (interpretata da Diane Keaton) al Cardinale Spencer (James Cronwell), l’universo di The Young Pope è pieno zeppo di personalità carismatiche che sono fondamentali per la figura di Pio XIII. Ma un capitolo a parte lo merita Voiello, il cardinale impersonato da Silvio Orlando che, per ora, è in assoluto il personaggio più interessante (rubando più di una volta la scena anche a Jude Law) per la sua capacità di tener testa al neo papa (ne vedremo delle belle nel prosieguo della stagione) e anche per la sua credibilità nell’essere una maschera allo stesso tempo comica e tragica. La cosa veramente interessante di The Young Pope è che la scrittura ha un’impostazione che a prima vista potrebbe sembrare cinematografica ma che in realtà è prettamente televisiva (la costruzione di questa prèmiere in realtà è paragonabile ad un lunghissimo pilot, con il classico finale col cliffhanger che induce lo spettatore a guardare un nuovo episodio) e che Sorrentino usa per la prima volta in maniera preponderante il registro della commedia e questa è una scelta inusuale, soprattutto se viene utilizzata in un contesto bigotto e conservatore come quello vaticano, ma decisamente vincente; se vogliamo guardare la filmografia del regista, non possiamo non utilizzare come metro di paragone Il Divo, visto che la serie usa quel tono grottesco, folle e provocatorio (molti sono i riferimenti legati all’attuale pontificato di papa Bergoglio). Sulla messa in scena non c’è molto da dire, la cura e la ricerca estetica di Sorrentino è sempre ai massimi livelli (supportata, as usual, dalla fotografia di Luca Bigazzi) e le immagini che si susseguono nei 112 minuti di durata hanno una costruzione tipicamente sorrentiniana, uno stile che contraddistingue, a partire da Il Divo, il regista partenopeo nel panorama cinematografico mondiale.
In onda in Italia dal 21 ottobre su Sky Atlantic, The Young Pope è probabilmente l’opera più ambiziosa del premio Oscar ma, se le premesse sono queste, potremmo avere di fronte una delle serie migliori di questo 2016.