Conoscete i Joy Divison? Riascolteli o scopriteli, in particolare soffermatevi su She’s Lost Control: perché è a loro che ho pensato guardando Maudite Poutine di Karl Lemieux. Il regista è un artista variegato, performer e creatore di istallazioni, questo è il suo primo lungometraggio. Il suo primo corto Passange (2008) ha vinto the Best Musica Award al 24° Hamburg International Short Film Festival e al Jury Grand Prize al Montreail’s Prend Ça Court Festival. Una grande passione per la musica e la capacità di fondere cinema, rappresentazione, sonorità e arte visiva; di smembrare i vincoli che confinano le arti ad organi autonomi e indipendenti. Lui riesce a nutrire l’ispirazione nutrendo tutti i sensi in un’opera tra il decadente e il realista.
Mautide Poutine è una composizione musicale che racconta le emozioni della trama visibile nelle immagini, accendendo i recettori sensoriali.
Guarda con ammirazione 2001 Odissea nello Spazio di Kubrick, un modo di fare cinema rivoluzionario, trascendendo la storia, una comunicazione diretta di idee e sensazioni. All’elaborata simbologia dell’immagine cinematografica non arriva neanche lontanamente, ma racchiude un richiamo, un’attenzione al dettaglio. Va quindi apprezzato per la sua delicatezza di opera prima, per il coraggio d’espressione e la potenza dei particolari.
La pellicola sceglie il bianco e nero, non semplicemente per subordinarsi al suono, ma per la consistenza di questi due colori. Anzi sarebbe giusto dire dei due non colori. Il nero è una materia pesante, compatta da forma all’immagine facendo perdere l’occhio al suo interno. Mentre il bianco delinea, mostra i confini del conoscibile e tangibile, è tutto e niente. Il bianco e il nero servono a scolpire i fotogrammi come rappresentazioni artistiche e giova a questo effetto l’utilizzo della rara pellicola in 16mm, dalla grana ruvida.
Vincet ruba un carico di droga insieme agli amici della band per procurarsi dei soldi, non sanno però di chi era quella marijuana: di un gruppo criminale pericoloso e spietato. Questo li scopre, picchiandoli prima e poi dandogli una settimana di tempo per portargli 10.000$ per il danno. Di questo gruppo fa parte il fratello di Vincent, Michel. La storia inizia da qui: i due fratelli si rincontrato, tornano a passare del tempo insieme. Michel è un drogato che vive tra le cianfrusaglie del padre in una casetta in campagna; ha creato problemi e sofferenza alla famiglia e si è confinato all’isolamento. Vincent invece è “un ragazzino” dal viso delicato che lavora in fabbrica, ha un appartamentino ordinato e ama la musica. Questa vicenda farà capire al primo di essere solo, i ragazzi della gang non sono disposti a dimenticare l’accaduto perché si tratta di un familiare e lui è impotente. Il secondo scopre quanto sia tremendo e crudele il mondo, come dei piccoli fatti provochino delle conseguenze devastanti, quanto sia insignificante tutto quello che fai davanti la paura e la morte. La ragazza di cui si è invaghito si allontana dopo che vede i membri della gang che lo seguono e la sua macchina che non funziona. Ogni cosa di questo mondo che puoi toccare, avere, rubare o comprare non è niente davanti alla non vita, tutto potrebbe sparire, tutte quelle cose per cui si sono fatti dei sacrifici, valgono solo le emozioni della vita, delle persone con cui condividerla.
Tra musicisti che suonano alternative-rock/ska-punk, bottiglie di superalcolici che passano di mano in mano e sigarette sempre accese, ci sono ragazzi con occhi tristi, che non riescono a guardare lontano. Non sognano e il silenzio li avvolge. In spazi immensi, di prati, strade di campagna e grandi capannoni ci sono uomini rinchiusi in corpi esili.
La risoluzione sarà tremenda, per spegnere il buio serve luce, tanta luce, un fuoco, che brucia ogni cosa per portarsela via con sé. La madre di Vincent gli racconta che quando erano piccoli lui venne da lei piangendo perché Michel avevo ucciso un uccellino. Vincent era terrorizzato e dispiaciuto, mentre Michel rimaneva a fissare la testa dell’animaletto. Stava soffrendo e ha posto fine alle sue pene.
Venezia 73: la recensione di Maudite Poutine
L'artista Karl Lemieux dirige "Maudite Poutine", una pellicola presentata nella sezione Orizzonti in cui coesistono musica, ribellione e tristezza.