“Cosa sarebbe successo al mondo se fossi riuscito ad uccidere Hitler e Mussolini quando ne ho avuto l’occasione?”: questo dilemma ha per anni arrovellato la mente di Ranuccio Bianchi Bandinelli, il grande archeologo la cui figura ha ispirato il documentario di Enrico Caria L’uomo che non cambiò la storia, presentato fuori concorso a Venezia.
Il film, narrato dal doppiatore Stefano De Sando, racconta le varie fasi della vita di Bandinelli, dalle sue origini aristocratiche fino alla sua tormentata decisione di aderire al fascismo per preservare il suo lavoro e la sua famiglia. In quel periodo matura simpatie marxiste (pensando anche di compiere attentati) e la sorte, beffardamente, gli mette davanti un’occasione irripetibile: nel 1938 infatti, in occasione della visita di Hitler in Italia, Bandinelli avrà “l’onore” di fare da cicerone al Fuhrer accompagnato da Benito Mussolini; l’archeologo è molto tentato dall’ipotesi di compiere il doppio delitto ma, valutando i pro e i contro, decide di lasciar perdere.
Questo documentario è molto interessante perché ci offre il punto di vista dell’accademico su due delle più controverse personalità del Novecento: Mussolini viene dipinto come un gretto uomo di provincia incurante dell’arte e interessato solo alle donne e ad alimentare il culto della sua personalità mentre Hitler invece è un sincero ma ignorante appassionato d’arte ossessionato dai bolscevichi e con degli intenti nefasti per il patrimonio culturale italiano (sembra che Hitler avesse stilato una lista di opere d’arte, tra cui molte italiane, da contraffare per il suo progetto artistico più ambizioso, il Fuhrermuseum).
L’uomo che non cambiò la storia, realizzato in collaborazione con l’Istituto Luce, è confezionato in modo molto classico (come se fosse un documentario di Rai Storia) utilizzando un tono molto ironico, soprattutto quando vengono descritti (in maniera ridicola) i due dittatori e il loro rapporto personale, non proprio idilliaco.
Liberamente ispirato al diario di Bandinelli Il viaggio del Fuhrer in Italia, è innegabile lo scopo pedagogico di questa pellicola che, come spiega anche il direttore delle Giornate degli Autori Giorgio Gosetti, “riporta d’attualità una pagina della storia italiana che molto insegna al nostro presente”.