Benoit Jacquot presenta l’ultimo film fuori concorso (oltre al film di chiusura I magnifici sette), À Jamais, scritto ed interpretato da Julia Roy, dal romanzo Body art del grande Don DeLillo.
Laura (Julia Roy) è una giovane performer che deve fare i conti con un grande lutto:il marito,Rey (Mathieu Amalric), famoso regista, si è suicidato in un incidente.
Laura dovrà far fronte ad alcune allucinazioni e diversi demoni che la tormenteranno nella grande casa dove viveva con il compagno.
Il romanzo di DeLillo è pieno di tensione, paura e ha elementi di suspence e thriller che ne fanno un piccolo grande capolavoro dello scrittore americano. Il film di Jacquot, invece, no.
Body art è un romanzo semplicemente inadattabile. La paura, la suspence, l’allucinazione ed il terrore, vengono costruiti grazie a quello che il lettore immagina ma non conosce. Nel romanzo, DeLillo, non specifica mai le sembianze dell’uomo, lo racconta come un individuo primordiale, ineducato e selvaggio che parla a tratti come il compagno defunto e conosce cose che solo il suo compagno defunto conosceva.
Lo scrittore gioca sul non detto e il non visto, attraverso un particolare amplesso tra Laura e “l’allucinazione”, lasciando il lettore senza certezze (l’uomo esiste o no?).
Nel film di Jacquot, già dai primi minuti, si vede come molte cose sono state cambiate per esigenza del mezzo cinematografico:il suicidio è diverso, cambiano delle conversazioni,viene ridotta la componente sessuale e corporea (il libro si chiama Body art, nel film non ve ne è l’ombra) e soprattutto compie il grande errore di rivelare subito le sue carte.
Immaginate un altro grande film basato sull’allucinazione e le follie della mente: Fight club; (spoiler) cosa sarebbe stato il film di Fincher, se, Tyler Durden, fosse stato descritto da subito come un’allucinazione? Sarebbe stato poco niente, proprio come A Jamais.
La regia di Jacquot è precisa, da regista esperto quale è lui, ma risente di una sceneggiatura un po’ limitante, reinventata per aderire ai dogmi del cinema, nel quale bisogna dare corpo anche ad una idea. Julia Roy è bellissima e Amalric, per quanto sia in certi tratti ridicolo, è il grande attore che tutti conosciamo.
Bella la colonna sonora Hitchcockiana di Bruno Calais che regala una regola atmosfera di suspence, giusto per non far naufragare la pellicola.
Tante cose interessanti nella sezione “fuori concorso”; Á Jamais, no.
Venezia 73: la recensione di A Jamais
L'ultimo film di Jacquot, presentato fuori concorso, è il tentativo non riuscito di portare sullo schermo un romanzo inadattabile.