Quindici anni fa ero davanti alla tv con una mia amica. Rai Due. Stava per cominciare un episodio di Friends e lei mi disse: “Che bello, sono con i miei amici e te!”.
I personaggi di Ross, Chandler, Rachel, Monica, Phoebe e Joey si insinuarono infatti nelle vite degli spettatori con un’immediatezza e un’intimità uniche, tali da fare dell’ormai celeberrimo telefilm un vero e proprio instant cult. Il primo episodio di Friends andò in onda, in Italia, nel ’97, tre anni più tardi rispetto alla messa in onda americana. Le storie dei sei amici e le loro gag ebbero la forza di riscrivere la storia della serialità televisiva, a colpi di piccole, semplici, divertenti banalità. Potremmo raccontare del terzo capezzolo di Chandler o cantare Gatto Rognoso come se ne avessimo avuto esperienza diretta. Eppure c’è ancora qualcuno che questa sitcom, la cui ultima puntata negli USA ha fatto oltre 50 milioni di spettatori, ancora non l’ha vista. Ed è a voi che mi rivolgo: ora che la prima stagione di Stranger Things è finita e metabolizzato, che avete terminato il vostro bingewatching della nuova stagione di Narcos e che siete in attesa di qualche nuova grande uscita, che ne dite di aprire Netflix e farvi servire un caffè al Central Perk o di una sfida a Pictionary nell’appartamento di Monica?
A convincervi basterà il pilot. Nei primi venti minuti gli autori scoprono già tutte le carte che hanno a disposizione: una comicità brillante, degli interpreti azzeccati e la vita, difficile, dei quasi adulti che dagli anni ’90 ad oggi hanno visto dilatarsi il periodo post adolescenziale in una spirale di precarietà quasi senza fine. I sei amici di Friends hanno vite complicate, normali, e tutti cercano di affrancarsi dalla propria famiglia d’origine, per diventare quegli uomini e quelle donne che immaginano di dover essere e potersi costruire, a loro volta, una propria famiglia.
C’è Ross, appena mollato dalla moglie per un’altra donna; Rachel, che stava per sposare l’uomo sbagliato credendo che ne avrebbe guadagnato in autonomia; Phoebe, con un passato terribile, tra lutto e abbandono; Monica, in costante competizione con l’ideale di figlia dei suoi genitori; Chandler, che passa più tempo a districarsi dalla relazione con sua madre che a costruire un vero rapporto con qualsiasi altra donna e Joey, che insegue il sogno di diventare un attore cercando di sfuggire alla paura di diventare come suo padre.
C’è materiale a sufficienza per un film di Özpetek (o Muccino), e invece Kevin Bright, Marta Kauffman e David Crane, ideatori della serie, hanno regalato a queste storie una leggerezza di tono che, tra affetto e cinismo, aiuta tutti a capire che da queste piccole-grandi tragedie se ne può uscire vivi (e felici).
Friends è l’antenata di serie moderne come Master of None; alcune scene di New Girl sono praticamente ricalcate da situazioni già vissute da Rachel o Chandler, e anche Cougar Town ne ha sfruttato il cast scegliendo come protagonista una più matura Courtney Cox (Monica) e affiancandole, in alcune puntate, Jennifer Aniston (Rachel), Lisa Kudrow (Phoebe) e Matthew Perry (Chandler). Per non parlare del fatto che l’ormai storico How I Met Your Mother era a tratti un vero e proprio remake del telefilm anni ’90. Ma a differenza delle sitcom moderne, Friends ha per l’appunto messo in scena argomenti come le unioni civili, l’omogenitorialità e la maternità surrogata già nel 1994, quando ancora non si usavano i telefoni cellulari, ad esempio. Friends è uno show moderno nonostante le risate registrate, nonostante nello skyline di New York si riconoscano ancora le torri gemelle, nonostante Brad Pitt non avesse ancora spezzato il cuore di Jennifer Aniston.
Guardando Friends si viene travolti dal senso di appartenenza: Ross, Rachel, Monica, Phoebe, Joey e Chandler imparano a convivere come una vera e propria “famiglia di passaggio”. I loro modi di dire e di fare, nel giro di poche puntate, entrano a pieno regime nelle parole e nelle azioni di noi spettatori, che possiamo accomodarci su quello stesso divano – oggetto feticcio della serie – a scambiarci aneddoti che non saranno mai troppo distanti da quelli della sceneggiatura. I titoli degli episodi, in lingua originale, aumentano il senso di familiarità: ogni puntata si chiama “the one with…” e richiama davvero il linguaggio che parliamo con i nostri amici. “Qual era la puntata di Capodanno?” “Quella con la scimmia”.
Che Friends sia stata un fenomeno lo testimoniano anche i grandi attori che sono approdati per un cameo nello show. Ne citiamo qualcuno a memoria: George Clooney e Noah Wyle (il dottor Carter di E.R.), Brad Pitt, Ben Stiller, Billy Crystal e Robin Williams, Bruce Willis, Helen Hunt, Julia Roberts, Sean Penn e Susan Sarandon.
Volete sapere quanto si ride, mediamente, in una puntata di Friends? Gli autori hanno dichiarato di aver cercato di inserire una battuta comica ogni 12,5 secondi. Vale a dire che in 20 minuti di show si possono superare le 80 risate (vere, non registrate).
Le dieci stagioni di Friends sono lì su Netflix che vi aspettano. Come direbbe Janis: “Oh. Mio. Dio.” Cosa state aspettando?
Friends? È il momento del recuperone su Netflix.
Negli anni '90 Friends ha dettato le regole per le sitcom moderne, cambiando per sempre la storia della TV. Scopriamo perché.