Qual’è la foto più richiesta fra tutte le migliaia di immagini storiche disponibili nei National Archives di Washington? Non è quella marines che issano la bandiera americana a Iwo Jima, nè tantomeno quella del bacio di fine guerra a Times Square. Non è nemmeno quella dell’assassinio di JFK a Dallas o del successivo funerale con il piccolo John in lacrime. La foto più scaricata dal popolo americano – come ci ricorda una didascalia di questo film – è invece quella dell’incontro fra Elvis Presley, la rockstar per eccellenza di tutti i tempi, e Richard Nixon, il POTUS più odiato di sempre, l’unico nella storia statunitense costretto a dimettersi dalla propria carica dopo un impeachment. E’ da questo scatto fotografico che Elvis & Nixon di Liza Johnson prende spunto per imbastire una vera e propria “commedia storica” con protagonisti due giganti del calibro di Kevin Spacey e Michael Shannon.
Fra storia e romanzo
A scanso di equivoci molte vicende raccontate dal film sono realmente accadute: The King ha davvero voluto incontrare Richard Nixon nel dicembre 1970, come del resto è vera la lettera, scritta fra la paranoia e la megalomania, che Elvis Presley indirizzò al Presidente qualche giorno prima di ricevere udienza alla Casa Bianca chiedendo esplicitamente di diventare un agente federale sotto copertura per contrastare la diffusione di droga e di ideali sovversivi. Ci sono altri dettagli documentati, come la Colt 45 della seconda guerra mondiale che Elvis riesce a consegnare a Nixon. Tutto il resto è romanzato: perché Richard Nixon iniziò a registrare i colloqui nella stanza ovale qualche tempo dopo (e come ci ricordano le cronache, fu la sua rovina definitiva) dunque nessuno sa cosa si disse esattamente con Elvis quando i due rimasero da soli. E’ proprio attraversando questo buco storico che decolla la sceneggiatura scritta a sei mani da Joe Sagal, la sorella Hannah e Cary Elwes, un elegante esercizio di fantasia che riesce a dipingere un quadro tanto divertente quanto bizzarro ma (probabilmente) non così lontano dalla realtà di quanto possiamo immaginare.
Le due Americhe
Dall’altra parte Elvis & Nixon coglie il pretesto di uno degli incontri più improbabili della storia per raccontare, sullo sfondo, un’America che sta trasformando, sia politicamente che musicalmente. Gli hippies che manifestano contro la guerra nel Vietnam fanno il paio con il successo planetario dei Beatles: the times they are a changin cantava Dylan, e travolti dai tempi che cambiano Nixon e Elvis rappresentano un’America che non intende lasciare il passo così facilmente. Così mentre il film cita qua e là immaginari remoti (Il dottor Stranamore di Kubrick che passa in televisione) e presagi futuri (la scena ambientata in un garage sotterraneo che fa il verso a Tutti gli uomini del Presidente), Nixon e Elvis, icone brillanti quanto decadenti, si ritrovano alleati loro malgrado in una lotta contro l’abuso di droghe, la musica di woodstock e – naturalmente – i comunisti. E’ qua che il documento si colora di commedia, sottile ma irresistibile, soprattutto quando ci mostra un Elvis che scavalca “a destra” un quasi imbarazzato Nixon, a colpi di mosse di karate, slogan reazionari e commenti non troppo lusinghieri su John Lennon (uno “nel libro paga dei comunisti”).
Frank Underwood, anzi no, Richad Nixon
Questo scambio di ruolo fra i personaggi in gioco è reso godibilissimo dall’interpretazione dei due protagonisti. Da una parte un Kevin Spacey che recita Nixon caricandolo di tic e gestualità, quasi ammiccando a una parodia del Frank Underwood di House of Cards; dall’altra l’Elvis di Michael Shannon che non ha niente del linguaggio iconico a cui siamo abituati (niente mosse con il bacino dunque) ma è anzi un idolo demitizzato e tormentato dalla propria immagine pubblica a cui cerca in qualche modo di sottrarsi. Un Elvis questo che ci appare ancora più vero rispetto al riflesso della sua leggenda con uno Shannon bravissimo a raccontarci la confusione e l’instabilità mentale del personaggio, sapendo virare agilmente dall’eccentrico al pietoso (c’è un monologo solitario sulla morte del fratello gemello che non fa affatto ridere). Senza rimanere nell’ombra dei due protagonisti ne escono bene anche Alex Pettyfer che veste i panni di Jerry Shilling, amico fidato di Elvis, e Colin Hanks che interpreta Egil Krogh, consigliere di Nixon e figura importante della sua amministrazione.
Nonostante dunque la regia di Liza Johnson un po’ improvvisata e spesso non capace di catturare le tante sfumature offerte da Spacey e Shannon, Elvis e Nixon resta un film piacevole da guardare, sia come racconto stravagante di quell’incontro, sia come tentativo di indagare la nostalgia di tanti americani per quella stretta di mano immortalata alla Casa Bianca il 21 dicembre 1970. Una nostalgia per due reazionari che assume in realtà un significato un po’ inquietante con negli occhi l’America di oggi: quella dell’ascesa di Donald Trump, di una politica contaminata con lo showbiz e di una sempre più diffusa fobia di un nemico tanto minaccioso quanto invisibile.