The exorcist è uno di quei prodotti che, già prima della sua messa in onda, viene bersagliato di lamentele e trattato con sfiducia da tutti i telespettatori.
La FOX, infatti, è costretta ad affrontare una doppia (se non tripla) sfida: girare una serie che, nonostante le regole della messa in scena televisiva (restrizioni, censure ecc.), sia in grado di spaventare; costruire una trama solida e originale da una storia già esistente e, soprattutto, fare tutto ciò con “il film più spaventoso di sempre”, il cult dei cult, il primo grande horror a sfondo demoniaco, L’esorcista di William Friedkin.
L’episodio pilota si apre citando il suo “antenato”: un prete cammina, nella notte, tra le strade di Chicago, mentre scorrono i titoli iniziali. Subito dopo ci ritroviamo in chiesa, durante il sermone di Tomas Ortega ,un giovane prete ispano-americano che, come impariamo poco dopo, non è, forse, del tutto convinto della sua scelta (The young “priest”). Fra i fedeli siede Angela Rance, intepretata da Geena Davis (Thelma), che, come Winona Ryder in Stranger things, porta un po’ di star system in un cast di sconosciuti.
Padre Ortega, durante un sogno, assiste all’esorcismo di un ragazzino in una favela sudamericana, eseguito da Marcus Keane, un durissimo e contraddittorio prelato in grande rottura con la chiesa romana.
Fargo (la serie) ci ha dimostrato che una pellicola di culto può, grazie anche all’aiuto di grandi star come Thorton e Martin Freeman, diventare una serie importante, che viene acclamata dalla critica e seguita dai telespettatori, nominata ai golden globe e agli Emmy. La grossa, enorme, profonda differenza tra Fargo e The exorcist sta nella possibilità di “esplorare”
Fargo è un gigantesco pozzo di petrolio scoperto dai Coen, dal quale ancora, ma probabilmente non per molto, si può ancora attingere, mentre the exorcist si trova racimolare quel poco che resta dopo 43 anni di pellicole sulle possessioni demoniache e sugli esorcismi.
Qualche mese fa avevamo provato a raccontare il declino dell’horror classico, le quali frontiere sembrano già ampiamente esplorate ed ogni limite sembra essere stato valicato talmente tanto da divenire normalità. Degli esorcismi non se ne può più e a poco serve inserire il tema del film di Friedkin nella sequenza finale dell’episodio per compiacere i nostalgici; il futuro è più vicino alla metafisica di It follows che alle classiche “forze demoniache”.
La storia è già vista e non ha nulla a che vedere, tolte le citazioni dell’incipit e del finale, con l’originale di Friedkin; la regia deve rispettare le restrizioni televisive, contenere al minimo il sangue e l’orrore, auto-limitandosi a priori. I protagonisti sono due stereotipi che interagiscono telepaticamente nel mondo dei sogni e, come è facilmente intuibile, dovranno unire le forze per sconfiggere il male. Marcus sarà il pigmalione di Tomas ecc.ecc.
Il plot twist finale tiene a galla una serie che difficilmente entusiasmerà i telespettatori e sicuramente farà infuriare i fan e i nostalgici.
Per gustare (in tutti i sensi) una bella serie horror, il consiglio è quello di seguire le gesta del dottor e chef gentiluomo Mads Mikkelsen in Hannibal.
The Exorcist: la recensione del pilot della nuova serie TV
La Fox prova a riportare il mondo dell'Esorcista nella serialità televisiva, ma il tema sembra ormai troppo consunto perché possa restare interessante.