Microcinema, che proprio in questi giorni ha annunciato di aver acquisito i diritti di distribuzione nel neo-Leone D’oro Ang Babaeng Humayo di Lav Diaz, porta dal 29 settembre in sala Se permetti non parlarmi di bambini!, una commedia argentina che è stato un caso in patria (2.851.138$ di incasso) e ha raccolto buoni risultati in tutto il Centroamerica.
Il soggetto funziona bene e non ci stupiremmo di vederlo riadattato per un remake Hollywoodiano: Gabriel (Diego Peretti) è un padre divorziato che convive con l’amatissima figlia di 9 anni Sofia (Guadalupe Manent). L’uomo è talmente legato alla figlia che, a ogni prima uscita con qualche nuova ragazza, finisce per parlarne continuamente mettendo in fuga ogni possibile compagna. Un giorno incontra però la bellissima Vicky (Maribel Verdù), di ritorno dopo anni e anni di viaggi per il mondo. Vicky ha sempre avuto un debole per Gabriel, che a sua volta non è certo indifferente al suo fascino, eppure solo ora si presenta la possibilità per i due di diventare una coppia e passare la vita insieme. C’è solo un problema: Vicky odia i bambini e Gabriel è disposto a tutto pur di non farle scoprire che nel frattempo ha avuto una figlia.
La premessa ideata dallo sceneggiatore Pablo Solarz (che firma a quattro mani con Mariano Vera) è irresistibile e potrebbe dare vita a una moltitudine di situazioni divertentissime, come lascia intuire anche il trailer con cui Se permetti non parlarmi di bambini! viene promosso come un film comico. Il problema è che lo spettatore che andrà in sala pronto a ridere a crepapelle (magari memore degli sketch mozzafiato dell’irresistibile El Ciudadano Ilustre, visto a Venezia e prossimamente nelle sale Italiane), rimarrà invece piuttosto deluso; cosa che non sarebbe accaduta se si fosse venduto il film per quello che è in realtà: una simpatica commedia romantica che si muove in un contesto paradossale senza però mai spingere il piede sull’acceleratore o ricercare gag che pur sarebbero a portata di mano.
Il potenziale comico del soggetto è così evidentemente poco sfruttato che rimane più di un dubbio in merito alla reale volontà degli autori. Il tono ‘medio’ dello script è il risultato di una scelta consapevole o di un insuccesso creativo? Se infatti l’intento di ricalcare molti dei cliché e dei codici della commedia romantica è lapalissiano, è altrettanto evidente che la continua ricerca di un equilibrio tra ironia e romanticismo (non raggiunto a vantaggio della prima, a dire il vero) rende la pellicola un po’ confusa e debole nel raggiungere entrambe i pubblici di riferimento.
Ad appesantire il tutto contribuisce poi un non convintissimo ritratto della disgregazione sociale dell’entità famiglia e la volontà di calcare la mano sul tema della menzogna, in fin dei conti il vero fil rouge della pellicola, come indicano anche alcune delle vicende che riguardano i personaggi collaterali – la cui presenza è un pretesto per inserire volti cari al pubblico argentino. Come avrete immaginato, però, anche quest’opportunità viene sprecata e il tema trattato senza troppa convinzione, diventando uno dei molti spunti trascurati.
Il protagonista Diego Peretti infine non ci sembra particolarmente a suo agio nella parte, ma l’impressione potrebbe anche esser dovuta a un pessimo doppiaggio. Tutt’altro discorso per la ben più navigata Verdù, già nota al grande pubblico per Y tu mamma tambièn di Alfonso Cuaròn, Il labirinto del fauno di Guillermo del Toro e per il meraviglioso Tetro di Francis Ford Coppola. Il suo straordinario mix di carisma e talento è l’unica colonna che sorregge la pellicola.
In conclusione Se permetti non parlarmi di bambini! è un prodotto di evasione per trascorrere un’ora e mezza in leggerezza, ma se volete una commedia argentina da non dimenticare, dovrete aspettare il debutto italiano di Il Cittadino Illustre, che è valso a Oscar Martinez la Coppa Volpi all’appena conclusa Mostra del Cinema di Venezia.
P.s.: se ancora ve lo state chiedendo, no: il titolo originale del film non è così insulso. È un semplicissimo e facile da ricordare Sin Hijos.