Dopo Love e, in parte, Master of None, la collezione di “l’amore (e il sesso) ai tempi di Netflix” si arricchisce di una nuova serie: Easy.
Otto puntate da circa 30 minuti compongono questa prima stagione in cui il regista Joe Swanberg fa (all’incirca) tutto: crea, produce, scrive e dirige. Si tratta di racconti autoconclusivi, collegati tra loro quasi esclusivamente dall’argomento trattato, e che insieme formano una sorta di piccola enciclopedia della vita di coppia.
Attraverso delle brevi incursioni nell’intimità degli abitanti di Chicago, grosso contenitore emotivo e geografico di queste storie, Swanberg ci racconta il proprio punto di vista sulle relazioni sentimentali. L’autore ci mette davanti al naso finestre aperte e porte di garage socchiuse, facendoci diventare spettatori e voyeur di piccoli momenti privati.
Le sinossi, in una riga: un uomo e una donna, sposati da qualche tempo, non riescono più a fare sesso come una volta; una giovane omosessuale mente a se stessa e alla propria compagna per piacerle di più; un uomo, che presto diventerà padre, prende delle decisioni senza consultare la propria moglie; due giovani sposini vedono vacillare il loro equilibrio con l’arrivo di un amico comune; un fumettista è costretto suo malgrado a riflettere sul proprio modo di fare arte; due neogenitori scelgono di provare un rapporto a tre, sfruttando le potenzialità di Tinder; una coppia di ragazzi si lascia attraverso Skype, mentre due over 50 fanno sesso e riflettono sull’invecchiare soli; una coppia che non l’aveva affatto messo in preventivo, scopre di aspettare un bambino.
Nelle otto puntate alcuni personaggi ricorrono: sono fratelli, amici, colleghi o semplicemente vicini di casa e babysitter. L’autore tende ad infilare nel racconto, in maniera fintamente distratta, anche il pensiero della genitorialità. Dal modo in cui una babysitter spiega ai bambini la scelta di essere vegana fino a un accenno all’adozione da parte di una donna sola (e probabilmente fuori tempo massimo), passando attraverso chi un figlio cerca di averlo, chi lo porta in grembo, chi ha appena avuto un bambino e chi, infine, di figli ne ha già due in età scolare.
Tutto questo viene raccontato in episodi brevi in cui le regole della drammaturgia tradizionale non vengono rispettate, regalandoci un insieme di incipit e cortometraggi dalla recitazione improvvisata. Ma non dobbiamo dimenticare che Joe Swanberg è uno dei padri del mumblecore, cinema low badget caratterizzato anche dall’improvvisazione degli attori, non sempre professionisti.
In Easy, però, i professionisti ci sono e Swanberg li dirige molto bene: un esempio su tutti è Orlando Bloom. E poi c’è Jake Johnson (Nick di New Girl) che ci regala un cammeo in settimo episodio e a cui il regista sembra essere particolarmente affezionato. Jake e Orlando, infatti, hanno già lavorato fianco a fianco, nel 2015, in un altro film di Swanberg, Un tranquillo weekend di mistero, mentre Jake è il protagonista di Drinking Buddies – Amici di bevuta, la pellicola di Swanberg che è entrata nella top ten 2013 di Quentin Tarantino.
Il consiglio è di seguire Easy in lingua originale perché, in questo caso ancora più che in altri, la precisione del doppiaggio toglie qualcosa all’improvvisazione e, soprattutto, allo stile del regista, caratterizzato dalla grande libertà che lascia agli attori. Una libertà tale da permettere ad Aislinn Derbez, Raúl Castillo e Mauricio Ochmann di recitare, nel quarto episodio, quasi solamente in spagnolo.
In definitiva Easy sembra essere il modo in cui Swanberg ha scelto di utilizzare il modello della serialità per confezionare una raccolta di racconti in cui, come nelle fiabe, non sappiamo se i protagonisti vivranno felici e contenti, e ogni capitolo può candidarsi a essere il prequel (o il sequel) di un altro. In ogni caso il consiglio dell’autore è esplicito già nel titolo: Easy, appunto.
Easy: la recensione della serie Netflix con Orlando Bloom (NO SPOILER)
L'ottimo Joe Swanberg scrive e dirige otto episodi autoconclusivi sull'amore, il sesso e i sentimenti, fedele al proprio stile mumblecore.