Anni 60’. Sidney J. Munsinger (Woody Allen) è un ottantenne newyorkese che, dopo aver lavorato a lungo e con successo come pubblicitario, lanciando, per esempio, il brand del “gelato ortopedico”, si è dedicato prima alla scrittura di romanzi che non legge nessuno e che il suo barbiere dice che aiutano a dormire, e poi ad una serie televisiva. La moglie di Sidney, Klay Musinger (Elaine May, che già aveva lavorato con Allen in Crimini da strapazzo) è una consulente matrimoniale che si divide fra le due coppie in crisi ed il suo club del libro, dove vediamo tante simpaticissime vecchiette borghesi di New York discutere delle disavventure di “Gregor Samsa” che, secondo loro, rappresenta il peccato originale.
Nella vita di questa tranquilla e comune coppia newyorkese arriverà la rivoluzionaria Lenny (Miley Cyrus), ricercata dalla polizia e perennemente affamata; mangia i biscotti di fichi e le arance Navel di Sidney, il suo pollo e la sua salsa ai gamberi indiani e ben presto, egli arriva a non sopportarla più.
Passati gli ottanta, dopo quarantasette lungometraggi ed innumerevoli sketch e battute, spettacoli e show, Woody Allen è in grado ancora di sorprendere. La sua prima e sicuramente ultima serie tv era partita parecchio male. A Cannes aveva detto di aver sbagliato tutto e commesso un grande errore ad accettare una serie televisiva, facendosi convinceere solo dal denaro. Per tutto Crisis in six scenes, infatti, Sidney affibbia diversi epiteti al format della serie televisiva:i diozia, follia, inutilità, stupidità ma comunque molto più redditizia dei romanzi postmoderni che scrive lui.
La scrittura di Allen non risparmia nessuno, come al solito; ironizza sulla borghesia, nelle figure un po’ sciatte ma estremamente divertenti delle protagoniste del club del libro, nel fare indeciso di Alan Brockman (John Magaro) laureando in economia e figlio di amici di famiglia che i coniugi Munsinger ospitano a casa proprio e poi ce l’ha con questi giovani rivoluzionari ossessionati da Mao e “dal consumismo moderno che si esprime nella grigia quotidianità.”
Allen e la Cyrus si cimenteranno in diversi duelli verbali, perlopiù legati alla macchina per fare il caramello e agli elettrodomestici che la famiglia Munsinger possiede.
Munsinger è dunque l’alter-ego, come sempre, di Woody Allen. Ipocondriaco: ”Dottore, non ho proprio male al dito; sento solo una certa consapevolezza.”, con una tragicomica paura di morire: ho letto su un giornale che se eviti ogni cosa buona puoi vivere di più”, la passione per il baseball e il pessimismo.
La grande forza di Crisis in six scenes è che Allen, a differenza di alcuni colleghi della sua età, consapevole della sua vecchiaia, riesce a prendersi sempre in giro senza passare il limite o mettersi in ridicolo. Come lo possa fare è incredibile, quasi innaturale, dopo così tanti anni di lavoro è ancora capace di inventare nuove battute e nuovi jokes. Ogni episodio si ride, sia con Woody che senza; si ride quando Miley, che è bravissima a fare una hippie sfruttatrice e insopportabile, incensa Mao e i leader di estrema sinistra (lo sketch di FIdel Castro e il baseball è memorabile), consiglia al club del libro delle antologia radicali e manda i due vecchietti che la ospitano in missione; fanno ridere le coppie disperate di Klay Munsinger: la seconda coppia, che conosciamo all’inizio della quinta puntata, è uno dei punti più alti della comicità di Allen, tra Svevo e Groucho Marx, due bei coniugi dovranno risolvere i loro feticci con una strana pratica.
Crisis in six scenes è difficile da non apprezzare. Contiene tutto quello che ha fatto innamorare diverse generazioni di Woody Allen con l’aggiunta di una satira politico-sociale divertente e acuta, come tutta la comicità del newyorkese, piena di autoriferimenti e di ironia verso se stesso. Basta citare la prima scena: Sidney, con i pochi capelli rimasti, seduto dal barbiere, porge a quest’ultimo una foto di James Dean e gli dice ”fammeli così”.
Il crescendo della serie termina con un divertentissimo episodio finale, autentica commedia degli equivoci, nel quale Allen ammicca al grande cinema hollywoodiano che non ha mai nascosto di amare.
Crisis in six scenes, è assolutamente da recuperare e, vista la breve durata, sei puntate da circa venti minuti, da guardare come se fosse un film.
Vi farà venire voglia di comprare una macchina per il caramello.
Crisis in six scenes: la fantastica serie TV di Woody Allen
Woody Allen e Miley Cyrus sono i protagonisti della nuova serie girata per Amazon dal regista newyorkese.