“A Cannes hanno fatto vincere Ken Loach perché è vecchio, per farlo sentire ancora un grande regista. Ma è finito!”. A volte l’idiozia, la spocchia del cinefilo, l’arroganza di chi conosce la caratura di un film ancor prima di vederlo, lascia di stucco. Fughiamo subito ogni dubbio affermando che Io, Daniel Blake è un’opera meravigliosa, necessaria, che brilla in ogni istante di luce propria. Immaginate di proiettare il neorealismo italiano nell’attuale Newcastle, di prendere la vita di un uomo qualunque e gettarla nelle forche caudine del moderno welfare state inglese, di osservare il disfacimento di un sistema assistenziale che ha iniziato il suo lento ed inarrestabile declino ai tempi della Lady di ferro aka Margaret Thatcher, e che dio solo sa in che direzione andrà dopo la Brexit. Dave Johns nei panni di Blake crea un personaggio che inizia la sua personalissima odissea nel momento in cui la salute inizia a peggiorare e si trova costretto a rinunciare al suo onesto lavoro e di conseguenza alla sua vita dignitosa. Non siamo più esseri umani, siamo numeri, codici, click su uno schermo, moduli da scaricare dalla rete. Non siamo più persone che interagiscono, che si supportano, che cuciono ogni giorno la loro rete sociale. Non siamo più niente, siamo degli esseri in attesa di un futuro che ci hanno negato con una burocrazia ottusa e disumana. Ken Loach ci tira un destro in faccia, ci mette al tappeto, ci dice che stiamo tutti mettendo la testa sotto la sabbia come gli struzzi, che non abbiamo più nessun modo di farci ascoltare. Il dado è tratto e non ci resta che ritrovare quello spirito di appartenenza per sostenerci e farci sentire ancora umani. Questa pellicola non lancia un grido di speranza, non ci indica una via sicura da percorrere, non ci assolve dai nostri peccati. Io, Daniele Blake ci mostra esattamente la nostra società per quello che è, non usa lenti deformanti o di ingrandimento, e nell’atto di svelare questa realtà diventa un cinema politico nell’accezione di opposizione che questa parola da tempo ha perso. “If you want to be a hero, well, just follow me” cantava nel 1970 John Lennon nell’inno Working Class Hero, e viene alla mente questa strofa pensando che basterebbe l’umanità di Mr. Black per rendere questo mondo non dico migliore ma almeno accettabile. God save Ken Loach.
Io, Daniel Blake: la recensione in anteprima (no spoiler)
Arriva in sala il 21 ottobre il capolavoro di Ken Loach premiato con la Palma d'Oro all'ultimo Festival de Cannes