Il 2016 in Inghilterra, a Londra, non è un anno come un altro: è il 40° anniversario della nascita del Punk. London Town non è certamente il primo né l’ultimo film dedicato a quella esplosione, che dai club e i sobborghi inglesi ha raggiunto rapidamente tutto il mondo occidentale; ha preso il suo posto nell’immaginario collettivo, e l’ha preso per restare.
A quattro decenni di distanza, c’è poco da dire: la migliore definizione del Punk è solo il Punk stesso. Quando la rivoluzione ha raggiunto la superficie, il livello del mainstream, del grande pubblico, molti si sono affrettati a dichiarare la sua morte. Ma ecco che un film come London Town, smentisce la teoria anche stavolta.
Il Punk è vivo e vegeto, resta saldo al suo posto. La sua storia può essere raccontata dai più diversi punti di vista: il regista Derrick Borte ha scelto quello dei Clash e di un personaggio: Shay Baker.
Abbandonato dalla madre – che ha preferito Londra alla provincia e al focolare domestico – Shay riceve da lei una cassetta. È il 1978, e il ragazzo scopre i Clash. Si tratta di una sequenza che risulterà familiare a molti. Che fosse un 33 giri, una cassetta, un CD o un file mp3, chiunque ami i Clash, ricorda la prima volta che quel suono ha riempito la stanza. Il sound di London Calling, Should I stay or gould I go, Rock the Casbah, White Riot, Clash City Rockers e tutti i pezzi che incredibilmente hanno conquistato le radio, il mondo, senza perdere la loro carica esplosiva.
Per Shay Baker, quel suono cambia tutto: purtroppo, non può cambiare magicamente la sua vita, meno che mai le condizioni economiche della sua famiglia. Shay ha soltanto 15 anni, ma si troverà a dover provvedere a sé stesso, la sua sorellina, aiutare quel papà che non li ha mai abbandonati, ma non condivide le più importanti tra le sue idee.
Sullo sfondo di quello che il governo Tatcher definiva “Conservative Revolution” (Rivoluzione conservatrice), dell’avanzare dell’estrema destra del Fronte Nazionale, dei Clash e Joe Strummer nella direzione opposta, il quindicenne Shay si troverà davvero perso in dinamiche troppo più grandi di lui…
Il caso gli offrirà almeno un colpo di fortuna: incontrare proprio Joe Strummer, interpretato da uno straordinario Johnathan Rys-Meyers. I suoi testi sono la risposta, la colonna sonora di una battaglia quotidiana, quella per una vita più giusta e dignitosa.
A questo punto, c’è una considerazione che non si può più evitare : London Town non è un film per punk ortodossi, nichilisti e cultori del genere, che forse non apprezzeranno un approccio più vicino alla fiaba che al realismo radicale di altri film.
In particolare, chi cerca uno spaccato del disagio giovanile, del dramma sociale che ha caratterizzato l’Inghilterra dell’era Tatcher, non può che rivolgersi a This is England: il film di Shane Meadows del 2006. I suoi protagonisti, da Lol a Woody e Milk, sono così incredibilmente reali, che hanno reso necessario un seguito, le tre stagioni della serie: This Is England ’86, This is England ’88, This Is England ’90.
Allo stesso modo, chi cerca un film sul vero Joe Strummer – il leader dei Clash e l’uomo – troverà il film documentario di Julian Temple: Il futuro non è scritto (The future is unwritten, 2007).
Il confronto con l’eccezionalità di questi titoli, che trascendono perfino il contenuto, e restano tra i più grandi capolavori nella Storia del Cinema inglese, rappresentava per Derrick Borte una sfida particolarmente difficile. Per questo, è proprio la scelta di un differente punto di vista che garantisce al film la sua bellezza e il suo valore. Soprattutto, sono perfetti tanto la sceneggiatura quanto i protagonisti, da Jonathan Rys-Meyers ai giovanissimi interpreti di Shay e sua sorella Alice; la bambina, in particolare, nell’anteprima alla Festa del Cinema di Roma, ha davvero conquistato risate e applausi del pubblico in sala.
Forse London Town potrebbe essere definito: “Il mio primo film sul Punk”. Un dizionario per immagini, una introduzione ad un segmento di storia musicale, politica e sociale che resta di importanza fondamentale.
Nel 2016, è ancora una storia da raccontare, da riscrivere: il Punk non era e non sarà mai esaurito nella formula: “No future”. Allora, London Town sembra illustrare perfettamente questa dichiarazione di Joe Strummer, scomparso troppo presto, nel Dicembre de 2002: “Abbiamo solo cercato di risvegliare l’attenzione su una serie di cose che ci sembravano sbagliate, Quelle cose sbagliate esistono ancora e i Clash no. Questo che significa, che abbiamo perso? Non lo so. Certamene i Clash sono stati una voce forte. Se hanno cambiato la vita di una sola persona, hanno raggiunto il loro scopo.”