Nexo Digital presenta, dopo il grande successo dell’Amleto interpretato da Benedict Cumberbatch, tre grandi rappresentazioni teatrali della Kenneth Branagh Theatre Company, messa in piedi dal regista e attore vivente più devoto all’opera shakespeariana. Il suo impegno è dettato dalla profonda ammirazione e amore per il poeta inglese, che lo porta a realizzare un lavoro di riscoperta, popolarizzazione e attualizzazione di tematiche tratte da una società prettamente rinascimentale, ma tuttora presenti nella nostra epoca, alle prese con i medesimi dilemmi sociali, culturali e psicologici. Rompe così gli argini che limitano l’attenzione all’opera shakespeariana, considerata non attuale e per questo noiosa, suscitando l’interesse che sembra ormai sopito per il più classico della letteratura inglese. Quello di Kenneth Branagh è l’impegno cinematografico e teatrale più proficuo di sempre. Se i suoi predecessori possiamo rintracciarli in figure quali Laurence Olivier e Orson Welles (forse il più profondamente shakespeariano di tutti, ma avremmo bisogno di un intera tesi a riguardo), nel cinema contemporaneo non esiste altro autore che abbia così tanto servito l’opera del famoso letterato inglese, tanto meno che ne faccia la propria coscienza artistica. La formazione teatrale di Branagh è shakespeariana, il suo primo lungometraggio è la trasposizione di un’opera shakespeariana, le sue più grandi interpretazioni sono quelle di personaggi shakespeariani, e anche in film quali Thor (2011) e Cenerentola (2015) le tematiche come la passione, l’ambizione e la gelosia sono temi trattati da un occhio shakespeariano. Se la sintesi è una pratica ammessa per questo argomento, potremmo brevemente dire che gli intenti della sua arte –teatrale e cinematografica- sono quelli di portare nella nostra epoca un autore del 1600, convincendo il pubblico moderno a riscoprirlo senza pregiudizio alcuno.
Ci riprova questa volta portando sugli schermi di tutto il mondo un’opera poco conosciuta dal grande pubblico. Il racconto d’inverno è la storia del re di Sicilia, Leonte (interpretato dallo stesso Branagh), che viene tratto in inganno solo dai suoi cechi occhi, credendo la moglie Ermione (Miranda Raison) implicata in una relazione adultera con il migliore amico di lui, re della Boemia, Polissene (Hadley Fraser). Neanche la saggia Paulina ( ) riuscirà a distogliere Leonte dalla sua gelosia, causando la morte di Ermione e l’esilio della neonata Perdita (Jessie Buckley) creduta figlia di un altro. Come ogni commedia tutto si risolverà per il meglio: sedici anni dopo, l’unione tra Perdita e il principe della Boemia Florizel (Tom Bateman) sancirà la pace tra i due re, e Ermione si scoprirà viva, in attesa del ritorno del suo amore e della figlia perduta.
Come spesso fa Branagh, la storia è spostata in un’altra epoca rispetto al testo originale, mentre i dialoghi sono riadattati (si tratta comunque di circa tre ore di spettacolo), in modo da concentrare tutto il tema sulla natura dell’uomo, buona o cattiva che sia ( in Amleto troviamo scritto “ niente è buono o cattivo che non sia il nostro pensiero a renderlo tale”), sul perdono, e soprattutto se esista o meno la possibilità di un perdono. Gli attori sono adattissimi e in pieno possesso dell’arte della recitazione amata da Shakespeare, moderna, senza fronzoli, non declamata ma intimamente sostenuta. Kenneth Branagh e Judi Dench rubano chiaramente la scena a tutti gli altri. La Paulina della Dench però è forse preponderante rispetto al Leonte protagonista: sembra quasi ergersi su di lui nonostante la piccola statura, tanto è la recitazione è forte.
Bisogna immediatamente precisare che quello che vuole Branagh non è utilizzare tecniche cinematografiche per trasporre uno spettacolo teatrale sul grande schermo senza far perdere di senso gli intenti dell’autore (come cioè ha sempre fatto nei suoi numerosi lavori, dal primo Enrico V fino ad Amleto), e non è neanche semplice teatro filmato. La macchina da presa non è fissa sul palco, ma si muove, riprende tutta la scena, poi un particolare, poi un volto, poi un controcampo: se nel teatro tutto è a disposizione dello spettatore, che deve essere in grado di barcamenarsi nella scena e decidere cosa guardare, al cinema è il regista che guida sapientemente, e senza la minima casualità, l’attenzione dello spettatore, dirigendo il suo sguardo solo dove lui vuole che vada. Questo Racconto d’inverno è esattamente al centro di questi due linguaggi. Lo spettatore è uno spettatore cinematografico, ma l’esperienza che gli si vuole donare è puramente teatrale: “ l’idea che il teatro e il cinema si incontri è eccitante. Per questo l’arrivo sul grande schermo dei nostri spettacoli apre la via a una nuova sfida. Abbiamo un team di grande esperienza in entrambi i mondi, quello teatrale e quello cinematografico: i risultati –in particolare nell’esplorazione della magia insita nell’opera di Shakespeare- dovrebbero essere affascinanti”. Così il film si apre con il benvenuto di Kenneth Branagh, il nostro capo comico e primo attore, che ci spiega il lavoro della compagnia al Garrick Theatre di Londra durante l’ultimo anno, la sua visione dell’opera, e il suo amore per il teatro e il cinema. E la macchina da presa non si stacca neanche durante l’intervallo: vediamo la platea svuotarsi di coloro che approfittano della pausa per alzarsi, mangiare, uscire dal teatro, e vediamo lo stesso sipario rosso chiuso, a nascondere una scena che verrà ripresa di lì a poco. Il cinema, la ripresa di un altro spettacolo, diventa non irreale ma tangibile, e al contrario di quello che accade solitamente, non siamo più simili a un lettore in solitudine, nella nostra stanza buia, ma siamo un tassello del grande pubblico del Garrick e del mondo.
Non un film, non uno spettacolo, ma un’esperienza inedita e di gran classe.
I prossimi appuntamenti sono per il 29 e 30 novembre con Romeo e Giulietta, regia di Kenneth Branagh con il sovrano degli attori shakespeariani Derek Jacobi, Lily James e Richard Madden; per il 10 e 11 gennaio con The Entartainer, regia di John Osborne con Kenneth Branagh.
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Racconto d’Inverno: Branagh porta in sala Shakespeare
Di Elena Pisa
Arriva al cinema con una release limitata la tragicommedia di Shakespeare nella sua versione teatrale con Kenneth Branagh e Judi Dench.